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Youtuber e dichiarazione dei redditi

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(@paolo-remer)
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Quali sono gli adempimenti fiscali di un creator di video su YouTube; quando serve la partita Iva; come vengono tassati i guadagni.

Se sei uno youtuber con un buon seguito di followers riceverai mensilmente dalla piattaforma gli introiti provenienti dalle inserzioni pubblicitarie comparse sui tuoi video visualizzati dagli utenti. Possono essere importi piccoli o grandi, ma in ogni caso dovresti porti il problema di come indicarli nella dichiarazione dei redditi.

Un errore comune di molti influencer è quello di pensare che la tassazione delle imposte sui redditi – e quindi dell’Irpef – dipenda dall’apertura o meno della partita Iva: non è così, anche perché la partita Iva talvolta non è necessaria, specialmente per gli youtuber amatoriali e occasionali, mentre la dichiarazione dei redditi comprende tutti i guadagni percepiti a qualsiasi titolo, e dunque anche quelli derivanti dalla monetizzazione dei video.

Vediamo, quindi, quali sono gli adempimenti fiscali di un creatore di video su YouTube e in particolare cosa si deve indicare nella dichiarazione dei redditi dello youtuber.

Come si guadagna con YouTube

YouTube consente ai creatori di video di monetizzare le visualizzazioni, grazie alle inserzioni pubblicitarie che compaiono all’inizio del video o durante il video stesso. Ciò avviene principalmente attraverso il programma AdSense, che contabilizza i guadagni e permette allo youtuber di ricevere i pagamenti sul proprio account (attualmente tra il giorno 7 e il giorno 12 del mese successivo a quello di riferimento) una volta raggiunta la soglia minima prevista.

Oltre agli annunci pubblicitari, altre possibili fonti di guadagno su YouTube sono costituite:

  • dagli abbonamenti al canale (gli abbonati effettuano pagamenti mensili ricorrenti, in cambio dei vantaggi che lo youtuber offre loro);
  • dallo shopping di prodotti per chi apre uno store sulla piattaforma (anche collegandolo al proprio sito di e-commerce);
  • dai sostenitori YouTube Premium, che partecipano con vari programmi di fidelizzazione;
  • da strumenti come Superchat e Super Sticker, che consentono agli spettatori di acquistare messaggi e metterli in evidenza nelle discussioni, anche live.

Youtuber e partita Iva

L’apertura della partita Iva per lo youtuber è necessaria quando l’attività di creazione e pubblicazione dei video è continuativa, e non meramente occasionale, a prescindere dall’ammontare dei guadagni realizzati. Al di sopra dei 5.000 annui è anche necessario aprire la posizione previdenziale presso la Gestione separata Inps, versando i contributi minimali previsti per commercianti ed artigiani.

Il codice Ateco da indicare per l’inizio dell’attività potrà essere il 73.11.02 (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”) o il 73.11.01 (“Ideazione di campagne pubblicitarie”) analogamente a quanto avviene per gli influencer sui social, come Instagram e TikTok. Gli youtuber più affermati, con una grande attività sulla piattaforma in termini di video pubblicati e visualizzati e che hanno diverse affiliazioni commerciali, possono anche utilizzare il codice 73.12.00 (“Attività delle concessionarie pubblicitarie”).

Lo youtuber munito di partita Iva dovrà, poi, scegliere il regime tributario applicabile: ordinario, semplificato o forfettario, se i ricavi o compensi non superano gli 85mila euro annui (fino al 31 dicembre 2022 il limite era di 65mila euro): per i requisiti e le agevolazioni leggi “Come entrare nel regime forfettario“. In questo modo si supereranno i problemi dichiarativi che esamineremo al paragrafo seguente, perché la tassazione avverrà in maniera forfettaria con la flat tax del 15% (5% per le nuove attività).

Youtuber e dichiarazione dei redditi

Anche per gli youtuber privi di partita Iva i proventi della monetizzazione dei video su YouTube fanno reddito, e precisamente costituiscono, ai sensi del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir) «redditi diversi» [1]: una ampia categoria residuale che comprende tutte le fonti reddituali non rientranti nelle comuni categorie (di capitale, di lavoro, di fabbricati, d’impresa, ecc.).

I redditi diversi sono imponibili e rientrano nel coacervo dei redditi complessivi; vengono tassati alla pari dei redditi di lavoro autonomo occasionale, e come tali vanno riportati nella dichiarazione, che può essere fatta con il modello 730, nel quadro D, o con il modello Redditi, nel quadro RL.

Questo può comportare delle conseguenze paradossali: ad esempio, uno youtuber senza partita Iva, che ha incassato 1.000 euro nell’anno d’imposta considerato, pagherà, con il meccanismo degli scaglioni Irpef, un’imposta lorda (cioè calcolata prima delle eventuali deduzioni e detrazioni spettanti) di 230 euro (l’aliquota minima è del 23%) mentre uno youtuber dotato di partita Iva e che ha guadagnato 5.000 euro ed è nel regime forfettario pagherà soltanto il 15%, oltretutto non sull’intero ricavo ma sulla percentuale del 78% dell’ammontare (depurato dei costi forfettari al 22%), quindi solo 585 euro. E se è nei primi 5 anni di attività l’aliquota scende al 5%.

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Pubblicato : 9 Febbraio 2023 16:00