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Uso di stupefacenti: basta l’analisi delle urine come prova?

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(@mariano-acquaviva)
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Si può contestare la guida sotto effetto di stupefacenti sulla base del solo accertamento tossicologico effettuato sulle urine del conducente?

Il consumo di stupefacenti non costituisce un reato bensì un illecito amministrativo, punito con sanzioni come la sospensione della patente, del passaporto o del porto d’armi. Costituisce invece un grave delitto lo spaccio di droga, punito con diversi anni di reclusione. La sola assunzione di tali sostanze può tuttavia diventare un reato nel momento in cui, a questa condotta, se ne associa un’altra; è il tipico caso di chi si pone alla guida di un veicolo dopo aver fumato uno spinello. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: per contestare l’uso di stupefacenti basta l’analisi delle urine come prova?

Come diremo, il codice della strada non punisce chiunque si sia messo al volante dopo aver assunto droghe ma soltanto colui che, a causa degli stupefacenti, si trova in uno stato di alterazione psicofisica. Di conseguenza, scoprire che il conducente ha fatto uso di droghe prima di porsi alla guida potrebbe non essere sufficiente per far scattare il reato. Approfondiamo quanto detto.

Uso di stupefacenti: è reato?

Come anticipato in apertura, fare uso di sostanze stupefacenti non costituisce un reato ma un mero illecito amministrativo.

Chi viene sorpreso a consumare qualsiasi tipo di droga, anche la più “pesante” (cocaina, eroina, ecc.), non rischia quindi alcun processo penale.

Il discorso è diverso per chi, invece, cede stupefacenti: questa tipologia di condotta costituisce sempre reato, anche se il pusher non riceve nulla in cambio. In pratica, lo spaccio è sempre reato, anche se gratuito.

Il consumo di stupefacenti è completamente legale solo nel caso di uso terapeutico, purché sia prescritto dal medico e si tratti di farmaci acquistati presso rivenditori autorizzati (farmacie).

Guidare dopo aver assunto stupefacenti: è reato?

Drogarsi è reato se ci si pone alla guida in stato di alterazione psicofisica derivante dall’uso di sostanze stupefacenti.

In questa ipotesi, il responsabile è punito con l’ammenda da 1.500 a 6.000 euro e l’arresto da sei mesi a un anno [1].

All’accertamento del reato consegue in ogni caso la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente da uno a due anni.

Si badi bene: il semplice fatto di mettersi alla guida in stato di alterazione provocato dall’assunzione di stupefacenti costituisce reato, anche se non è stato causato alcun sinistro: quest’ultima circostanza rappresenta un’aggravante (è previsto il raddoppio della pena) ma non un elemento costitutivo dell’illecito.

Contrariamente alla guida in stato d’ebbrezza, ove il reato scatta per il solo fatto di non aver superato l’alcoltest, anche qualora si dovesse essere lucidi, il reato di guida dopo l’assunzione di stupefacenti si integra solamente se è provata l’alterazione psicofisica del conducente.

In altre parole, perché il guidatore sia penalmente responsabile occorre dimostrare non solo l’assunzione di sostanze stupefacenti, ma anche il suddetto consumo abbia effettivamente inciso sulle condizioni del conducente, facendo sì che la sua condotta abbia costituito un pericolo per tutti gli utenti della strada.

L’analisi delle urine prova il consumo di stupefacenti?

L’analisi delle urine del conducente sicuramente prova il consumo di sostanze stupefacenti, ma da sola non può fondare la responsabilità penale del soggetto.

Dall’analisi delle urine, infatti, non è possibile risalire al momento in cui il conducente abbia fatto uso di droga, in quanto le tracce di stupefacenti possono essere rilevate anche dopo molti giorni dal consumo effettivo.

In buona sostanza, ciò significa che l’analisi delle urine non è in grado, da sola, di stabilire se il conducente si trovi in uno stato di alterazione psicofisica dovuta all’assunzione di droghe.

In questo senso anche la Corte di Cassazione [2] secondo cui, in materia di reati stradali, è escluso che lo stato di alterazione possa essere dimostrato solo attraverso l’esame delle urine.

Il dato della presenza di tracce di stupefacente nelle urine, infatti, deve necessariamente essere attualizzato al momento della condotta, mediante la valorizzazione di eventuali indici sintomatici (pupille dilatate, stato di ansia ed irrequietezza, difetto di attenzione, ripetuti conati di vomito, detenzione di involucri contenenti marijuana, ecc.).

Come ricordato anche nell’articolo dal titolo Guida e stupefacenti: analisi delle urine con visita medica, se oltre all’accertamento tossicologico non ci sono prove che consentono di ritenere che il conducente abbia guidato sotto effetto di stupefacenti, non può esserci alcuna condanna penale.

C’è reato se l’esame delle urine è negativo?

Quanto detto sinora consente di giungere anche a un’ulteriore conclusione: se l’esame delle urine dovesse dare esito negativo, non è da escludersi che il soggetto abbia ugualmente assunto sostanze stupefacenti.

Secondo la Corte di Cassazione [3], l’assenza dello stato di intossicazione rilevato dall’esame delle urine non esclude necessariamente quello di alterazione che, come abbiamo detto, serve a integrare il reato.

 
Pubblicato : 14 Gennaio 2024 14:30