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Un privato può aprire una campagna per ricevere donazioni?

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(@carlos-arija-garcia)
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Una raccolta fondi deve essere per forza lanciata da un ente o un’associazione oppure la può fare anche un singolo cittadino? E a quale scopo?

Siamo abituati a sentir parlare di raccolte fondi a beneficio di associazioni, fondazioni o, in generale, enti che operano nel Terzo settore. Ma chi non rientra in queste categorie, cioè un normale cittadino, un privato, può aprire una campagna per ricevere donazioni?

In teoria, la legge non vieta di farlo. Altro discorso è che l’iniziativa abbia successo, a seconda della finalità per cui viene lanciata. Esiste uno strumento chiamato crowdfunding che dà la possibilità a chiunque (quindi, anche ad un privato) di raccogliere dei fondi per raggiungere un determinato scopo, come ad esempio:

  • aiutare una persona in difficoltà;
  • finanziare la pubblicazione di una propria opera letteraria o musicale;
  • sostenere un progetto di un’associazione;
  • fornire un aiuto economico di fronte ad un’emergenza;
  • pagare un intervento chirurgico particolarmente costoso;
  • contribuire al rilancio di un’attività imprenditoriale.

Il crowdfunding, dunque, è un sistema di raccolta fondi perfettamente legale che consente a un privato di aprire una campagna per ricevere donazioni destinate a finanziare un preciso obiettivo.

Di norma, l’iniziativa viene lanciata online, in modo da arrivare al maggior numero possibile di potenziali donatori. Si parte da una piattaforma web che mette in contatto il fundraiser, cioè la persona che organizza la campagna, con i potenziali finanziatori, i quali potranno esprimere il loro impegno a partecipare al progetto.

Se la campagna di raccolta ha successo, il fundraiser pagherà una commissione alla piattaforma per avere in cambio un servizio sicuro e facile da usufruire.

Crowdfunding: quali tipi di sono?

Le principali piattaforme utilizzate per il crowdfunding che permettono a un privato di aprire una campagna per ricevere donazioni si basano su questi sistemi:

  • crowdfunding peer-to-peer: il pubblico presta i soldi ad un’impresa a condizione di essere ripagato con gli interessi;
  • equity crowdfunding: viene venduta una partecipazione a un’impresa in cambio dell’investimento.
  • rewards crowdfunding: si fa una donazione per un progetto o per un’attività imprenditoriale in attesa di ricevere come ricompensa un bene o un servizio in un secondo momento;
  • crowdfunding per beneficienza: vengono donati dei piccoli importi per contribuire ad una causa nobile o ad un progetto caritativo senza nulla pretendere in cambio;
  • crowdfunding con titoli di debito: i finanziatori investono in un titolo di debito emesso dall’impresa (ad esempio, un’obbligazione);
  • crowdfunding con condivisione dei proventi: il fundraiser può mettere a disposizione dei finanziatori la loro parte di utili o dei proventi come ritorno sul denaro versato in precedenza.

Crowdfunding peer-to-peer

Per avviare una campagna di crowdfunding peer-to-peer occorre innanzitutto valutare:

  • le possibili piattaforme a cui appoggiarsi;
  • le caratteristiche, le regole ed i requisiti legali che presentano le piattaforme;
  • una volta fatta la scelta, preparare la documentazione richiesta.

La piattaforma per il crowdfunding peer-to-peer esaminerà le informazioni fornite e, nel caso accolga la proposta, indicherà in quale categoria di rischio viene inserita. Successivamente, l’iniziativa verrà caricata per dare il via alla raccolta di fondi. Ciascun investitore indicherà l’importo offerto ed il relativo tasso di interesse.

Raggiunto l’obiettivo, i prestatori possono continuare a offrire dei soldi riducendo i tassi d’interesse: significa che più sono gli investitori, più risulta conveniente la campagna.

Terminata la procedura, la piattaforma si mette in contatto con il fundraiser per confermare il tasso d’interesse medio finale. La piattaforma trasferirà quindi i fondi sul conto bancario entro un termine concordato.

In un secondo momento, dovrà cominciare la fase di rimborso del prestito e degli interessi secondo le rate prestabilite. Di solito, ciò avviene tramite versamento diretto alla piattaforma, la quale gestirà la distribuzione dei soldi ai finanziatori a seconda di ciò che spetta a ciascuno.

Equity crowdfunding

Nel caso dell’equity crowdfunding, oltre a valutare le possibili piattaforme, i loro requisiti legali e le regole che prevedono, è importante:

  • pianificare tempi e costi dell’operazione;
  • prendere confidenza con le tendenze di mercato, osservando l’andamento di altre simili campagne di crowdfunding;
  • preparare i documenti finanziari richiesti dalla piattaforma scelta;
  • cominciare a costruire la propria rete di followers sui social network;
  • verificare i requisiti in tema di divulgazione degli obblighi legali Per campagne ad alto valore verranno richiesti conti certificati che sono piuttosto costosi. Verificate sempre presso la piattaforma e presso la autorità locale cosa occorre esattamente presentare e quanto costerà.

Se l’iniziativa viene accolta, vanno perfezionati il piano d’impresa e l’offerta finanziaria e catturato quanto prima il maggior numero possibile di pubblico: è appurato che le campagne che ottengono più del 20% dei finanziamenti previsti nei primissimi giorni sono quelle che hanno maggiori probabilità di successo.

Conclusa la campagna, occorre:

  • impostare il nuovo assetto della società, poiché sono stati acquisiti diversi investitori e partner. Significa che molto probabilmente dovrà essere messa in atto una nuova struttura e nuove procedure di governance;
  • coltivare le relazioni con gli investitori. A seconda della struttura dell’azienda, il processo decisionale può mutare e bisognerà renderne conto ai nuovi azionisti;
  • preparare l’uscita degli investitori: vanno rimborsati, in questo caso, con partecipazioni agli utili, azioni, dividendi, ecc.

Quali sono i vantaggi del crowdfunding?

Appurato che un privato può aprire una campagna per ricevere donazioni, ecco i principali vantaggi del crowdfunding:

  • la possibilità di verificare il gradimento di un’idea e la fiducia depositata a priori in un progetto;
  • ottenere altre forme di finanziamento: se una banca o un fondo capiscono il grado di fiducia depositato in un progetto e vedono che una parte è già stata sostenuta economicamente da un buon numero di persone, può risultare più facile ottenere ulteriori soldi da investire a condizioni più vantaggiose;
  • allargare la cerchia delle conoscenze attraverso le persone che partecipano al crowdfunding;
  • utilizzare un efficace metodo di marketing per presentare un nuovo prodotto (anche la pubblicazione di un libro, di un disco, ecc.) o l’allargamento di un’impresa;
  • riuscire ad affrontare economicamente un’emergenza personale come, ad esempio, un intervento chirurgico urgente o una cura salvavita non realizzabile con il Servizio sanitario nazionale.

Quali sono i rischi del crowdfunding?

Il crowdfunding, però, comporta anche dei rischi. Il privato che vuole aprire una campagna per ricevere donazioni deve sapere che:

  • non esiste l’assoluta certezza di raggiungere l’obiettivo. In questo caso, se non bastassero per finanziare il progetto, i soldi raccolti vanno restituiti;
  • strettamente legato al rischio precedente c’è quello di sottostimare la cifra necessaria ad avviare o ad ampliare l’attività;
  • qualcuno potrebbe copiare e sfruttare l’idea lanciata per pubblicizzare la campagna, riuscendo ad avere i soldi prima per altre vie. La proprietà individuale su quel progetto andrebbe tutelata quanto prima;
  • problemi tecnici o legali con la piattaforma;
  • se il progetto decolla con dei punti deboli o in maniera poco convincente, gli investitori potrebbero ritirarsi.
 
Pubblicato : 6 Marzo 2023 10:00