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Un giudice può esprimere idee politiche su un social?

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Un magistrato ha il diritto di esprimersi sull’andamento della giustizia ed esprimere pareri critici sullo Stato?

Nel contesto attuale, dove il confine tra espressione personale e responsabilità professionale diventa sempre più sfumato, specialmente per figure di rilievo come i giudici, si pone la questione fondamentale della libertà di espressione all’interno dei social media. Forse in Italia abbiamo già accettato l’idea di magistrati che, uscendo dal loro ruolo super partes, partecipano a trasmissioni televisive, talk show e manifestazioni in cui esprimono liberamente il proprio pensiero politico, a volte anche critico. Ma non è così in tutta Europea. Una recente vicenda ha visto sanzionato un giudice rumeno per aver pubblicato sul proprio profilo social alcune osservazioni sul mancato rispetto della Costituzione e sui rischi sul funzionamento della giustizia dovuti a ingerenze della politica. Di lì la questione è passata alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che è stata chiamata ad esprimersi sul seguente quesito, chiaramente applicabile ora anche al nostro Paese: un giudice può esprimere idee politiche su un social? Ecco qual è stata la risposta.

Un giudice può avere un profilo social?

La Corte con la sentenza Danilet contro Romania (ricorso n. 16915/21), ha ritenuto che la sanzione disciplinare inflitta al magistrato, consistente in una riduzione del 5% della retribuzione per due mesi, fosse una misura sproporzionata che andava a ledere il suo diritto fondamentale alla libertà di espressione, sancito dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Risultato: un magistrato può postare le proprie idee sui social, anche se riguardano la politica e il funzionamento dello Stato. E chiaramente, nell’esprimersi e nel rendere pubbliche le proprie opinioni, non deve farlo in modo asettico, “giornalistico”, ma può essere critico, sempre nel rispetto delle istituzioni.

La Corte europea riconosce che le misure di contenimento all’uso dei social da parte dei magistrati possono nascere da un fine legittimo, ossia garantire l’imparzialità e l’autorevolezza della funzione giudiziaria, ma una eccessiva ingerenza non è necessaria in una società democratica ed è in contrasto con il diritto alla libertà di espressione.

Il dibattito sul funzionamento della giustizia – osserva la Corte – è una questione di interesse pubblico e le discussioni su questioni di interesse generale hanno la più ampia protezione, con la conseguenza che il margine di intervento delle autorità nazionali è limitato.

Non ha alcuna importanza che il dibattito sulla giustizia abbia delle implicazioni politiche, perché quest’elemento non può essere utilizzato per impedire al magistrato di esprimersi su questioni di interesse generale.

Quali limiti il giudice deve rispettare nell’uso del profilo social e nella pubblicazione dei post?

Ricordiamo poi che, nell’esprimersi, il magistrato non può divulgare notizie coperte da segreto istruttorio o su cui pendono processi o indagini. Egli infatti deve osservare la «massima discrezione» quando svolge la propria funzione. Né può ledere la dignità della Magistratura o esprimersi in modo da incitare l’odio dei cittadini verso lo Stato. Tuttavia è contraria alla Convenzione la sanzione che, di fatto, ha un effetto dissuasivo sulla libertà di espressione del magistrato e che non considera il rilievo sul dibattito pubblico.

Nel caso di specie, il magistrato rumeno aveva affermato che vi sarebbe un controllo politico sulle istituzioni statali. Tuttavia per la Corte si trattava di giudizi di valore che riguardavano questioni di interesse generale come preservare l’indipendenza delle istituzioni in uno Stato democratico.

Raccomandazioni per i Magistrati nell’uso dei social media

Se anche non c’è alcun codice etico per l’utilizzo dei social da parte dei giudici, ci sono delle raccomandazioni che questi devono osservare. Ecco alcuni importanti requisiti di condotta.

Prudenza e misura. Prima di pubblicare qualsiasi contenuto, i magistrati dovrebbero valutare attentamente le potenziali ripercussioni sulla percezione della loro imparzialità e autorità. È consigliabile evitare commenti che possano essere interpretati come pregiudizievoli nei confronti di specifici casi, parti o questioni attualmente sotto esame giudiziario.

Focalizzazione sui temi di interesse generale. Quando si esprimono opinioni su questioni di rilevanza pubblica, come la riforma della giustizia o lo stato di diritto, è importante mantenere un tono costruttivo e informativo, evitando affermazioni che potrebbero essere viste come attacchi personali o politicamente motivati.

Distanziamento dalla funzione ufficiale. È utile chiarire, quando possibile, che le opinioni espresse sono personali e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale dell’istituzione giudiziaria a cui il magistrato appartiene.

Rispetto per la dignità della magistratura. Anche nell’esercizio della libertà di espressione, i magistrati dovrebbero sempre comportarsi in modo da preservare la dignità e il rispetto per la magistratura, evitando commenti che possano sminuire la fiducia del pubblico nell’istituzione giudiziaria.

 
Pubblicato : 28 Febbraio 2024 10:45