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Truffare un giudice per vincere una causa è reato?

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(@mariano-acquaviva)
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La parte processuale che inganna il magistrato per convincerlo a dargli ragione può essere condannato per truffa o frode?

Secondo la legge, ingannare una persona per ottenere un vantaggio personale costituisce reato, se il risultato è stato ottenuto mediante una serie di artifici tali da raggirare una persona dalla normale avvedutezza. Questa regola si applica anche all’interno del processo? In altre parole, truffare un giudice per vincere una causa è reato?

Mettiamo il caso che una persona, pur di uscire vittoriosa da una controversia giudiziaria, presenti testimoni e perizie false, in modo da persuadere il giudice a dargli ragione. Se dovesse riuscire nel suo intento, potrebbe essere condannato in sede penale per il reato di truffa processuale? Vediamo cosa dice la legge.

Quando scatta il reato di truffa?

La truffa è il reato che commette chi, mediante artifici e raggiri, induce la vittima in errore per trarne un guadagno personale [1].

Per “artificio” si intende un’alterazione della realtà esterna, una finzione che fa apparire come esistente qualcosa che non c’è oppure, al contrario, inesistente qualcosa che è reale.

Il raggiro, invece, è una menzogna accompagnata da ragionamenti idonei a mascherarla da verità.

In poche parole, la truffa consiste in un inganno, in un vero e proprio imbroglio ai danni della persona offesa, la quale si priva di un proprio bene perché raggirata dal truffatore.

Può quindi parlarsi di truffa solamente se l’autore pone in essere una messa in scena tale da ingannare la vittima.

La legge, quando parla di artifici o raggiri, vuole quindi intendere una vera e propria macchinazione nei confronti dalla vittima, una messa in scena preparata ad arte, fatta con l’unico scopo di trarre in inganno per arricchirsi.

Da questo punto di vista, quindi, una semplice bugia, di per sé, sarebbe troppo poco per poter integrare il reato di truffa, a meno che la stessa non sia sorretta da un’adeguata argomentazione ingannatrice.

Truffare un giudice per vincere la causa è reato?

Secondo la Corte di Cassazione [2], la parte processuale che “truffa” il giudice per convincerlo a dargli ragione non commette alcun reato, in quanto il delitto di truffa vero e proprio presuppone che la vittima, a causa dell’inganno, compia un atto di disposizione patrimoniale a sé sfavorevole ma vantaggioso per il reo.

Si pensi al classico caso dell’anziano signore truffato da un giovane che, fingendosi un corriere, riesca a farsi pagare per consegnare un pacco in realtà vuoto.

Così i supremi giudici: «La natura giurisdizionale del decreto ingiuntivo [o di altro provvedimento] non permette, pertanto, di ritenere la disposizione patrimoniale cui erano tenuti gli odierni ricorrenti come atto espressivo di autonomia privata con conseguente insussistenza dell’elemento materiale del reato di truffa» [3].

Il giudice, anche se ingannato dalla parte processuale (ad esempio, dalle false prove), non può rivestire il ruolo di vittima e, pertanto, non si può configurare il reato di truffa così come previsto dalla legge.

Sempre secondo la Suprema Corte [4], va escluso il reato nel caso in cui il soggetto indotto in errore sia un giudice che, sulla base di una testimonianza falsa, abbia adottato un provvedimento ingiusto.

In pratica, il giudice non può essere truffato nell’esercizio delle proprie funzioni, cioè quando si trova in udienza e deve decidere del caso che ha davanti.

Ciò significa che, se il giudice adotta una sentenza sbagliata per via del falso di uno dei testimoni o del perito, oppure a causa delle memorie difensive dell’avvocato, non potrà essere sporta querela per truffa processuale.

Al limite, potrà impugnarsi la decisione sfavorevole e sporgere denuncia nei confronti del testimone per falsa testimonianza oppure del consulente tecnico d’ufficio per falsa perizia.

Cos’è la frode processuale?

Ingannare il giudice per avere un provvedimento favorevole non è un reato, a meno che la condotta non consista nell’alterare i luoghi, le persone o le cose oggetto di analisi da parte dell’autorità giudiziaria.

Secondo l’art 374 cod. pen., infatti, commette il reato di frode processuale chi, al fine di trarre in inganno il giudice oppure il perito, modifica lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone.

La frode processuale consiste quindi nell’alterazione della realtà preesistente al fine di trarre in inganno l’autorità giudiziaria o il perito da questa nominato (il Ctu, in pratica).

Si pensi alla parte processuale che, sapendo del sopralluogo del Consulente tecnico d’ufficio, modifichi i condizionatori del proprio appartamento sostituendoli con altri meno rumorosi, così da vincere la causa che gli ha intentato il vicino per immissioni acustiche moleste.

 
Pubblicato : 14 Gennaio 2024 19:00