Tfr: conviene in azienda o nel fondo pensione?
Destinare il proprio trattamento di fine rapporto alla previdenza complementare può essere vantaggioso anche per il datore? Quale tassazione si applica?
Tutti i dipendenti hanno diritto al trattamento di fine rapporto, cioè al pagamento di un determinata somma di denaro da corrispondere al termine del rapporto di lavoro. Il Tfr matura periodicamente, in quanto l’importo è determinato dall’accantonamento, per ogni anno di servizio, di una quota pari a una certa percentuale della retribuzione annua. Con il presente articolo cercheremo di capire qual è la destinazione migliore del Tfr: in azienda o nel fondo pensione? Approfondiamo l’argomento.
Cos’è il Tfr?
Come anticipato, il trattamento di fine rapporto è una somma calcolata annualmente sulla retribuzione lorda di ciascun dipendente e accantonata dal datore di lavoro.
Il Tfr annuo corrisponde a circa una mensilità dello stipendio ed è pari al 6,91% della retribuzione lorda annua.
Su una retribuzione annua lorda di 25mila euro, la quota annua del trattamento di fine rapporto è di circa 1.750 euro.
A chi si può destinare il Tfr?
Entro 6 mesi dalla prima assunzione, il lavoratore del settore privato deve decidere se destinare il proprio Tfr in via definitiva a un fondo pensione oppure se lasciarlo presso l’azienda.
La scelta di aderire alla previdenza complementare (il fondo pensione, cioè) è irrevocabile, mentre quella di lasciare il Tfr in azienda può in ogni momento essere modificata.
In mancanza di una scelta da parte del lavoratore, opera il meccanismo del silenzio-assenso: il trattamento di fine rapporto confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro o, in presenza di più fondi, in quello a cui è iscritto il maggior numero di dipendenti.
Se nel precedente rapporto di lavoro la scelta è stata quella di mantenere il Tfr in azienda, il nuovo datore di lavoro continuerà a fare lo stesso, ferma restando la possibilità da parte del dipendente di rivedere, in ogni momento, la scelta a suo tempo effettuata e conferire il Tfr futuro a una forma pensionistica complementare.
Tfr: conviene destinarlo all’azienda o al fondo pensione?
Solitamente, si afferma che la destinazione più conveniente del trattamento di fine rapporto sia quella del fondo pensione.
Ciò è dovuto a diverse ragioni, la prima delle quali è sicuramente di tipo fiscale, in quanto:
- il Tfr in azienda non viene tassato subito, ma solo al momento in cui il lavoratore lo riceverà come liquidazione al termine del rapporto di lavoro. In questo caso, sarà sottoposto a tassazione separata ad aliquota media degli ultimi cinque anni, comunque non inferiore al 23%;
- anche il Tfr nel fondo pensione non viene tassato subito ma quando il lavoratore lo riceverà come prestazione (rendita pensionistica o, nei limiti previsti, capitale). La tassazione però è molto più vantaggiosa, in quanto varia da un massimo del 15% a un minimo del 9% (in base al numero di anni di iscrizione alla previdenza integrativa).
Anche il rendimento del Tfr è diverso a seconda della sua destinazione, ma in questo caso non è detto che quello del fondo pensione sia migliore. Infatti:
- in azienda, la rivalutazione è pari al tasso costituito dall’ 1,5% fisso + il 75% dell’inflazione annua;
- nel fondo pensione, invece, si rivaluta in base ai risultati della gestione finanziaria in cui si è scelto di investire i propri versamenti. Non è quindi possibile stabilire una percentuale fissa da applicare, dipendendo dalle condizioni del fondo a cui il lavoratore si è affidato.
Tfr nel fondo pensione: i vantaggi per l’azienda
Destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare (cioè, in un fondo pensione) può essere vantaggioso anche per l’azienda stessa.
Il trasferimento del trattamento di fine rapporto in un fondo pensione comporta innanzitutto un beneficio fiscale, poiché rappresenta un costo deducibile dal reddito di impresa.
Le aziende che accantonano il Tfr in un fondo pensione beneficiano di una maggiore deduzione dal reddito di impresa nell’ordine del 6% (se sono aziende con meno di 50 dipendenti) o del 4% (se sono aziende con più di 49 dipendenti).
Questa percentuale si applica all’ammontare del Tfr annualmente conferito.
Un’impresa con meno di 49 dipendenti che deve accantonare 30mila euro l’anno di Tfr può dedurre 31.800 euro (6%) di costi.
Ma non solo. Le aziende che destinano il trattamento di fine rapporto nei fondi pensione sono esentate dal versamento dello 0,2% del monte retributivo a titolo di versamento al Fondo di Garanzia Inps e dello 0,28% a titolo di cosiddetti oneri impropri da versare sempre all’Istituto nazionale di previdenza sociale.
È il caso degli oneri versati in occasioni di malattia, maternità e versamento di assegni per il nucleo familiare.
Un’impresa che presenta un monte retributivo di 300mila euro arriverebbe a risparmiare fino a 1.440 euro l’anno per questi costi che non deve più sostenere.
Infine, l’azienda che versa il trattamento di fine rapporto dei dipendenti in un fondo pensione non si accolla più l’onere della rivalutazione annuale prevista per legge.
Come ricordato in precedenza, infatti, ogni anno il Tfr deve essere rivalutato di un ammontare pari all’1,5% più il 75% della rivalutazione Istat.
Tfr: conviene nel fondo pensione o in azienda?
Alla luce di quanto appena detto, per un dipendente privato potrebbe essere più conveniente destinare il proprio Tfr a un fondo pensione anziché lasciare che sia trattenuto dall’azienda: come visto, infatti, la tassazione è decisamente più favorevole nell’ipotesi di previdenza complementare.
C’è poi un’ulteriore circostanza da prendere in considerazione: purtroppo alcune aziende tendono a considerare il Tfr accantonato per conto dei propri dipendenti come una sorta di “tesoretto” utile per l’autofinanziamento, investendolo nell’attività o addirittura sperperandolo, col rischio poi di non poterlo restituire ai lavoratori, i quali dovranno quindi fare ricorso al Fondo di garanzia dell’Inps.
Destinare il Tfr in un fondo pensione potrebbe pertanto essere più sicuro, ricordando però che anche questa scelta nasconde dei rischi: il fondo pensione, infatti, è un organismo di investimento collettivo del risparmio che raccoglie i contributi dei lavoratori per investirli in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, titoli di Stato, ecc.), allo scopo di erogare una prestazione pensionistica (rendita vitalizia o capitale) al termine della vita lavorativa del lavoratore.
Insomma: il fondo pensione è un investimento e, come tale, non può dirsi sicuro al 100%.
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