Si può spiare chi abita in casa con noi?
Uso delle telecamere di videosorveglianza: limiti e rispetto della privacy dei conviventi.
Nell’era della tecnologia avanzata e della connettività pervasiva, molti si interrogano sui limiti legali ed etici e legali relativi all’uso di dispositivi di sorveglianza domestica a distanza. Con l’accesso facilitato a sistemi di videosorveglianza sempre più sofisticati, la questione di cosa sia lecito osservare all’interno delle mura domestiche diventa sempre più pressante. In questo articolo cercheremo di comprendere se si può spiare chi abita con noi, magari con il sistema di telecamere a circuito chiuso utilizzato contro i ladri ma monitorabile in lontananza con lo smartphone.
Ad esempio, il marito potrebbe controllare la moglie, la madre i figli oppure la domestica lasciata a fare i servizi di casa? I figli di una persona anziana potrebbero spingersi a mettere sotto controllo la badante?
Tutte queste ipotesi meritano di essere trattate separatamente. Per sapere infatti se si può spiare chi abita con noi non ci sono solo le norme sulla privacy da prendere in considerazione. Ma procediamo con ordine.
La legge sulla privacy domestica
La privacy è un diritto fondamentale, tutelato sia dalla Costituzione che da specifiche normative. L’articolo 615-bis del codice penale italiano, ad esempio, punisce le “interferenze illecite nella vita privata“, proibendo l’installazione di apparecchiature atte a spiare o registrare ciò che accade in un luogo privato senza il consenso di chi vi abita. Tuttavia, la registrazione occulta è illecita solo se colui che la effettua è distante. Viceversa, secondo la sentenza n. 4840/2024 della Cassazione, una persona può effettuare delle registrazioni video con le telecamere nascoste, all’insaputa dei presenti, se egli è parte della scena (ossia è materialmente presente al momento della registrazione).
Da ciò si evince il divieto di utilizzare la videosorveglianza per controllare a distanza chi è dentro casa.
Si può usare la videosorveglianza con il consenso dei familiari
Il consenso dei conviventi è il fulcro attorno al quale ruota la legittimità dell’uso delle telecamere all’interno dell’abitazione. Senza un accordo chiaro e informato tra tutti i membri della famiglia, l’attivazione di sistemi di videosorveglianza per monitorare le attività domestiche può facilmente trasformarsi in una violazione della privacy, con possibili ripercussioni legali.
Quindi, ad esempio, il marito al lavoro potrebbe vedere sul cellulare ciò che fa la moglie, attraverso il collegamento alla videosorveglianza, solo se quest’ultima è consapevole che le telecamere sono attive e la registrano.
La violazione di tali regole configura il reato di interferenze illecite nella vita privata.
Eccezioni e limiti
Esistono delle circostanze in cui la registrazione tramite telecamere in casa è considerata legittima. Ad esempio, nel contesto di una sorveglianza finalizzata esclusivamente alla sicurezza domestica, in assenza dei familiari, l’uso di tali dispositivi è generalmente accettato.
Invece, come detto, l’attivazione delle telecamere in presenza di persone in casa richiede trasparenza e un esplicito consenso.
La sorveglianza dei minori
Un caso particolare riguarda la sorveglianza dei minori per motivi di sicurezza. Anche in questo ambito, è fondamentale che l’uso delle telecamere sia proporzionato, limitato alle sole situazioni in cui la supervisione è necessaria per la loro protezione, e comunque sempre nel rispetto della loro dignità e del loro diritto alla privacy. Quindi tutto dipende dall’età dei minori. Premesso che l’abbandono dei minori a casa, anche se per poco tempo, è illegittimo anche in presenza di una telecamera, il genitore può certamente controllare cosa fanno i figli piccoli se, ad esempio, è in un’altra stanza o nel garage. Viceversa, sarebbe contrario alla privacy un controllo su un minore già maturo, come nel caso di chi ha 16 anni.
Ricordiamo che è dovere dei genitori controllare i figli ma nel rispetto pur sempre della loro privacy. Per cui se non vi sono ragioni serie e indizi di gravi pericoli che ne giustificano la violazione, la riservatezza è un diritto anche per i minorenni.
Si può controllare la badante o la colf?
Usare l’impianto di videosorveglianza per controllare badanti e colf è illegale perché lo Statuto dei lavoratori vieta i controlli a distanza dei lavoratori.
Sarebbe lecito però previa informativa al diretto interessato e autorizzazione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro.
Conclusioni
In conclusione, la tecnologia offre strumenti potenti per la sicurezza domestica, ma l’uso etico e legale di tali dispositivi richiede una riflessione approfondita e un dialogo aperto tra tutti i membri della famiglia. La chiave sta nel trovare un equilibrio tra la sicurezza e il rispetto della vita privata, ricordando sempre che la fiducia e il rispetto reciproco sono i pilastri di ogni convivenza armoniosa.
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