Si può mentire davanti al notaio?
Il notaio non è responsabile delle bugie e delle dichiarazioni delle parti e della verità del contenuto delle stesse.
Erroneamente si crede che un atto notarile fotografi una situazione corrispondente al vero (tizio che dichiara di essere proprietario di un bene o di volerlo donare, che l’ipoteca sul bene sia in corso di cancellazione, ecc.) mentre non è così. IIl notaio non è tenuto a verificare la veridicità di alcune dichiarazioni fornite dalle parti, e, pertanto, si può mentire davanti al notaio, per esempio in occasione di una compravendita immobiliare, senza che l’atto risulti invalido o che il notaio sia responsabile per eventuale risarcimento danni a favore della parte vittima delle “bugie”.
Notaio: cosa deve verificare in caso di compravendita immobiliare
La giurisprudenza ha riconosciuto in più occasioni l’obbligo del notaio di compiere le attività accessorie e successive necessarie per il conseguimento del risultato
voluto dalle parti, tra cui l’effettuazione delle c.d. visure catastali e ipotecarie, allo scopo di individuare esattamente il bene immobile e verificarne la libertà.
Anche nel caso in cui il notaio sia stato esonerato dalle visure, se egli è a conoscenza o ha anche solo il mero sospetto dell’esistenza di un’iscrizione pregiudizievole sull’immobile oggetto di compravendita, deve in ogni caso informarne le parti, essendo tenuto all’esecuzione del contratto di prestazione d’opera professionale secondo i canoni della diligenza qualificata e della buona fede [1].
L’impegno imposto dall’obbligo di buona fede oggettiva o correttezza deve essere individuato con riferimento al caso concreto e alla qualità dei soggetti coinvolti.
In ogni caso, il notaio incaricato della redazione e autenticazione di un contratto di compravendita immobiliare non può limitarsi ad accertare la volontà delle parti, ma deve compiere l’attività, preparatoria e successiva, necessaria ad assicurare, da un lato, la serietà e la certezza dell’atto da rogare, e dall’altro il conseguimento del suo scopo tipico e del risultato pratico voluto dalle parti [2].
Notaio: deve verificare se le parti mentono?
Come ha chiarito dalla Cassazione [3], il notaio fotografa solo un fatto storico, ossia la circostanza che, davanti a lui, siano comparse determinate persone, che tali persone siano effettivamente quelle generalizzate negli atti (e non, invece, loro sostituti spacciatisi per esse) e che, in una determinata data e luogo, abbiano manifestato determinate dichiarazioni. Ma sul contenuto di tali dichiarazioni, sulle effettive intenzioni delle parti e sulla libertà di manifestazione di tale volontà il notaio non può essere garante.
Nel caso esaminato dalla Cassazione, nel corso di una compravendita immobiliare, la parte venditrice dichiarava al notaio che l’immobile oggetto del contratto era gravato da ipoteca, ma che il debito era stato estinto, impegnandosi altresì alla cancellazione dell’ipoteca. Tuttavia ciò non corrispondeva al vero: difatti gli acquirenti dell’immobile erano stati poi costretti a dover pagare il debito del venditore per ottenere la cancellazione dell’ipoteca e, dopo di ciò, hanno intrapreso una causa contro il notaio.
Secondo la Cassazione il notaio non è responsabile della verità delle dichiarazioni di un delle parti fatte in presenza dell’altra e da questa accettate. Su tali questioni, del resto, il notaio non può intervenire giacché non potrebbe porre in essere attività di accertamento tale da poter garantire la controparte.
Insomma, il notaio deve limitarsi a trascrivere nell’atto pubblico ciò che le parti gli dicono, dandolo per “buono”, salvo in quei casi in cui la legge gli impone determinate verifiche (per esempio, l’accertamento che il venditore sia l’effettivo proprietario dell’immobile e abbia il diritto a venderlo).
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