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Si può fare una donazione con un testamento?

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(@angelo-greco)
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Come funziona il legato in caso di successione, le parole da scrivere nel testamento, la responsabilità del legatario.

Nel momento in cui si fa testamento si possono usare varie formule. Si può indicare il nome degli eredi riconoscendo a ciascuno di essi una percentuale sul patrimonio complessivo e lasciando poi che gli stessi provvedano alla sua materiale divisione. Ad esempio: «Lascio tutti i miei beni ai miei due figli, in parti uguali». Oppure si può attribuire ogni singolo bene a uno specifico erede. Ad esempio: «Lascio a mia figlia la casa in città e a mio figlio tutti i soldi in banca». Ma se si volesse fare un regalo a un parente, a un amico, alla propria badante o a chiunque altro sarebbe possibile farlo con una apposita menzione nel testamento? La domanda che ci si pone spesso è: si può fare una donazione con un testamento?

Facciamo un esempio. Ipotizziamo una donna molto anziana, sposata e con un figlio. Ha una nipote, figlia di un fratello, a cui è molto legata. Alla sua morte le vorrebbe lasciare una somma di denaro depositata in banca, senza però violare i diritti dei propri familiari più stretti. Come dovrebbe fare per lasciarle questa disponibilità senza che possa essere contestata?

Cerchiamo di fare il punto della situazione. Vediamo quali parole riportare nel testamento, quali passaggi e precauzioni adottare senza danneggiare gli altri eredi.

Le donazioni nel testamento sono valide?

Il testamento non può contenere donazioni in senso stretto. Può certo attribuire la proprietà di una quota del patrimonio del testatore o di singoli beni – del resto, è la sua precisa funzione. Ma non è possibile parlare di donazioni quando si ha a che fare con un testamento. L’attribuzione, in favore di una persona, della proprietà di un bene specifico fatta col testamento si chiama infatti “legato”.

Alla fine dei conti il legato ha la stessa sostanza e funzione della donazione, ossia il trasferimento della proprietà a titolo gratuito, ma solo un nome differente.

Chi opta per il testamento pubblico (quello cioè dinanzi al notaio) non deve preoccuparsi di ciò: sarà lo stesso notaio a utilizzare le parole più corrette per tradurre la volontà del testatore.

Chi invece preferisce il testamento olografo (quello cioè scritto di proprio pugno) deve stare attento a utilizzare formule equivoche. È vero che, nell’interpretare il testamento, si guarda sempre alla sostanza, si cerca cioè di ricostruire l’effettiva volontà del testatore. Il testatore quindi non è tenuto a utilizzare parole tecniche – quelle degli avvocati tanto per intenderci. Quindi, se anche una persona scrivesse «Lascio a mia nipote i miei gioielli», anziché «lascio in legato a mia nipote i miei gioielli», cambierebbe poco. E addirittura anche se dovesse usare l’espressione «Dono a mia nipote i miei gioielli» si potrebbe interpretare il senso di tale disposizione come un legato. Ma come detto, per non lasciare dubbi di sorta, sarà sempre meglio usare il nome giuridico più appropriato che, in questo caso, è appunto quello di «legato».

Come funziona il legato?

Il legato non è altro che l’attribuzione della proprietà di uno specifico bene che avviene con il testamento. In pratica il defunto attribuisce uno specifico bene a un determinato soggetto.

Ad esempio, nel testamento può essere scritto: «Lascio a mio nipote Massimo D.M., a titolo di legato, il mio monolocale, in piazza Cristoforo Colombo a Genova».

In questo modo il beneficiario del legato (legatario) acquista la proprietà del bene, automaticamente al momento della morte del testatore e senza diventare erede, quindi evitando tutti i rischi collegati a tale figura. Difatti il legatario non risponde dei debiti del defunto (ne risponderebbe, nei limiti del valore del legato stesso, solo se i creditori non dovessero riuscire a recuperare le somme dagli eredi).

Chi può essere legatario?

Il legatario può essere un erede (a cui già si è attribuita una quota del patrimonio e che pertanto ottiene, in questo modo, “qualcosa in più”) o anche un terzo che altrimenti non avrebbe mai avuto alcun diritto sulla successione (ad esempio un amico, un’associazione di volontariato, ecc.).

Cosa bisogna fare per regalare un bene con il testamento?

Come anticipato la legge non prescrive formule particolari ma è sempre meglio usare l’espressione “legato” per togliere qualsiasi incertezza in merito al titolo di subentro nella proprietà. Ciò eviterà che il legatario possa rispondere dei debiti del defunto come qualsiasi altro erede.

Ad esempio è possibile scrivere «Lascio, al mio amico Francesco, il mio monolocale sito a Milano». Il legatario non risponde di alcun onere gravante su tale bene (ad esempio eventuali oneri condominiali già scaduti) a meno che il defunto non abbia chiaramente disposto in maniera diversa.

Si può rinunciare al legato?

Se per l’eredità è necessaria l’accettazione, per il legato non ce n’è bisogno. Tuttavia il legatario ha facoltà di rinunciare al legato ma, una volta accettato il legato, esso non è più rinunciabile.

In ogni caso chiunque abbia interesse può fare istanza al tribunale affinché fissi un termineentro il quale il legatario deve dichiarare se intende, o meno, rinunciare. Se tale termine trascorre senza che il legatario abbia fatto alcuna dichiarazione, egli perde il diritto di rinunciare.

Che differenza c’è tra legato e donazione?

La differenza sostanziale tra legato e donazione è che, nel primo caso, si diventa proprietari del bene solo con la morte del testatore mentre nel secondo immediatamente.

 
Pubblicato : 30 Ottobre 2023 07:00