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Si può convertire in denaro il bonus cultura?

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(@redazione)
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La Cassazione definisce la lo scambio del bonus cultura dietro denaro non solo come illecito, ma come un vero e proprio reato: quello di truffa piuttosto che quello di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Il principio chiave che emerge dalla sentenza n. 37661/23 della Cassazione è inequivocabile: chi tenta di convertire il bonus cultura in denaro attraverso metodi ingannevoli, come simulare l’acquisto di beni e servizi legalmente approvati, sta commettendo un reato. Di quale reato stiamo parlando? Cosa rischia chi ottiene del denaro in cambio dei bonus previsti dallo Stato? La spiegazione è contenuta nel testo della sentenza che spigheremo qui di seguito.

Cosa rischia chi converte il bonus cultura in soldi?

Partiamo col dire che non si può convertire in denaro il bonus cultura e tutti gli altri bonus previsti dal Governo e collegati all’acquisto di beni o servizi specifici (ad esempio libri, biglietti del cinema o di concerti, ecc.).

Tale comportamento viene punito, oltre che con la richiesta di restituzione della somma illecitamente trattenuta, anche con una sanzione di carattere penale. A quanto ammonta? Si è posto in giurisprudenza la questione se il reato in commento dovesse essere quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche punito con la reclusione da sei mesi a tre anni oppure quello di truffa ai danni dello Stato punito invece con la reclusione da uno a cinque anni e la multa da 309 a 1549 euro (quindi una sanzione molto più grave della prima ipotesi).

La Cassazione non ha avuto dubbi a riguardo: in casi del genere si parla di truffa. Dunque il trattamento punitivo è massimo.

La Suprema Corte ha evidenziato l’importanza di considerare tutte le attività fraudolente e l’entità delle stesse. Nel caso di specie, gli indagati avevano creato una rete di azioni truffaldine, come la ricerca dei giovani titolari delle carte bonus attraverso l’accesso alle banche dati e i tentativi di accordi per monetizzare tali buoni.

La truffa non era un’azione semplice. Era un’operazione articolata, progettata fin dall’inizio per ingannare. L’obiettivo era chiaro: indurre in errore la pubblica amministrazione e ottenere indebitamente il beneficio economico del bonus cultura. Questo comportamento è considerato gravemente illecito e, come tale, perseguito dalla legge.

Il principio

La Cassazione ha avuto modo di chiarire il seguente principio: “Le complesse attività realizzate per la conversione in denaro del bonus cultura, simulando l’acquisto di beni e servizi consentiti dalla legge da parte di soggetti accreditati, certamente integrano la fattispecie della truffa, a nulla rilevando che i controlli siano previsti solo in forma eventuale e successiva”.

 
Pubblicato : 15 Settembre 2023 12:00