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Riabilitazione dell’indegno: cos’è e come funziona?

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(@mariano-acquaviva)
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In quali casi è possibile diseredare figli e altri familiari? L’erede riabilitato recupera completamente i suoi diritti successori?

La legge riserva una quota di eredità ai familiari e ai parenti più prossimi della persona deceduta. Si tratta, in buona sostanza, del coniuge, dei figli e, in assenza di questi ultimi, dei genitori, i quali sono anche definiti “legittimari”. Possono tuttavia ricorrere alcune circostanze che comportano la perdita dei propri diritti successori. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: cos’è e come funziona la riabilitazione dell’indegno?

Come vedremo, l’indegnità è quanto più si avvicina alla cosiddetta “diseredazione”, cioè alla privazione dell’eredità in capo a chi, normalmente, ne avrebbe diritto. Secondo la legge, chi si macchia di una condotta particolarmente grave nei confronti di un familiare può legittimamente essere estromesso dalla sua successione. Questa condizione, tuttavia, non è irreversibile. È in questa precisa cornice che va analizzata la riabilitazione della persona dichiarata indegna. Approfondiamo la questione.

Cos’è l’indegnità?

L’indegnità è la condizione giuridica della persona che, avendo posto in essere qualcuno dei comportamenti previsti dalla legge in danno di un’altra persona, si trova in una posizione di incompatibilità morale nei confronti di quest’ultima, venendo quindi esclusa dalla sua successione.

Insomma: l’indegnità corrisponde a ciò che, comunemente, viene chiamata “diseredazione”.

Quali sono i casi di indegnità?

I casi di indegnità sono tassativamente previsti dalla legge. Non è quindi possibile stabilirne altri, nemmeno per testamento.

Per la precisione, è escluso dalla successione perché indegno chi:

  1. ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta o un suo familiare;
  2. ha commesso, in danno di una di tali persone, un fatto al quale la legge dichiara applicabili le disposizioni sull’omicidio (è il caso dell’istigazione al suicidio, ad esempio);
  3. ha calunniato o reso falsa testimonianza contro il defunto ovvero i suoi familiari più stretti;
  4. essendo decaduto dalla responsabilità genitoriale nei confronti della persona della cui successione si tratta, non è stato reintegrato nella responsabilità genitoriale alla data di apertura della successione medesima;
  5. ha indotto, con dolo o violenza, la persona della cui successione si tratta a fare, revocare o mutare il testamento, o ne l’ha impedita;
  6. ha soppresso, celato, o alterato il testamento;
  7. ha formato un testamento falso o ne ha fatto consapevolmente uso [1].

Come funziona l’indegnità a succedere?

Nel caso in cui l’indegnità sia già accertata al momento dell’apertura della successione, l’indegno non può efficacemente acquistare l’eredità.

Altrimenti, l’indegnità può essere accertata giudizialmente in un momento successivo all’apertura della successione, con un’apposita azione promossa da chi è interessato a far annullare l’acquisto dell’eredità fatto dall’indegno.

In quest’ultima ipotesi, se una sentenza lo riconosce “colpevole” di una delle condotte viste nel precedente paragrafo, l’erede successivamente dichiarato indegno deve restituire quanto ricevuto.

Matteo cita in giudizio la sorella, Maria, perché ha scoperto che ha falsificato il testamento del defunto padre. Se il giudice accerta l’indegnità, Maria dovrà restituire a Matteo quanto ingiustamente ricevuto a titolo di eredità.

Cos’è la riabilitazione dell’indegno?

L’indegnità non è una condizione irreversibile: per legge, l’indegno può essere riabilitato dal soggetto contro cui è stata commessa la condotta riprovevole.

La riabilitazione può quindi essere definita come il “perdono” dell’indegno, il quale quindi è ammesso nuovamente a succedere.

Come funziona la riabilitazione dell’indegno?

Secondo la legge [2], l’indegno può essere riabilitato in due modi:

  • espressamente, attraverso un’esplicita volontà manifestata in un atto pubblico oppure nel testamento;
  • tacitamente, quanto il testatore, pur essendo perfettamente a conoscenza della causa di indegnità, ha ugualmente deciso di inserire l’indegno nel proprio testamento.

Le due tipologie di riabilitazione differiscono per quanto riguarda gli effetti:

  • la riabilitazione espressa perdona totalmente l’indegno, il quale viene reintegrato nei propri diritti, cancellando del tutto l’iniziale causa di indegnità;
  • la riabilitazione “tacita” o “implicita” ammette l’indegno a succedere limitatamente alla disposizione testamentaria prevista in suo favore. Ciò significa che, a parte ciò che il defunto gli ha lasciato nel testamento, non può accampare alcuna altra pretesa. Ad esempio, se la sua quota di legittima fosse stata lesa, non potrebbe agire per ottenere la differenza. Alla luce di ciò, c’è chi ritiene che questa forma di riabilitazione sia solamente “parziale”.
 
Pubblicato : 19 Novembre 2023 13:45