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Reiterazione del reato: cos’è e quali sono i rischi?

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(@raffaella-mari)
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Scopri cosa significa il pericolo di reiterazione del reato e le implicazioni giuridiche di questa situazione per gli imputati in Italia.

La cosiddetta reiterazione del reato è un tema di grande interesse e importanza nel contesto del diritto penale e della punizione dei reati. Ma cosa significa esattamente questo termine e quali sono i rischi per gli imputati? In questo articolo, ci concentreremo sulle sfumature e le implicazioni di questa situazione, analizzando anche la riforma introdotta con la legge n. 47 del 2015. Cercheremo di rispondere a domande come: “Cosa significa il pericolo di reiterazione del reato?“, “Quali sono le conseguenze per gli imputati?”, e “Come ha inciso la riforma del 2015 sulla valutazione della reiterazione del reato?”. Ma procediamo con ordine.

Cosa significa “reiterazione del reato”?

La reiterazione del reato si verifica quando una persona, dopo aver già commesso un reato, ne commette un altro della stessa specie.

Il pericolo di reiterazione del reato è una valutazione prognostica sulla probabilità che l’imputato commetta nuovi reati simili a quello per cui è già accusato.

Quali sono le conseguenze per gli imputati?

Il pericolo di reiterazione del reato è uno dei fattori che può giustificare l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti dell’imputato, come l’arresto in carcere, gli arresti domiciliari o il divieto di dimora. Queste misure hanno lo scopo di prevenire la commissione di ulteriori reati e tutelare l’ordine pubblico.

Ipotizziamo il caso di Tizio, già condannato per furto: se il giudice ritiene che vi sia un concreto pericolo di reiterazione del reato, potrebbe decidere di applicare una misura cautelare personale, come gli arresti domiciliari, per evitare che Tizio commetta altri furti.

Come ha inciso la riforma del 2015 sulla valutazione della reiterazione del reato?

La legge n. 47 del 2015 ha introdotto il concetto di “attualità” delle esigenze cautelari, che si riferisce al pericolo concreto di reiterazione del reato. Secondo la sentenza n. 36919 del 2015 della Corte di Cassazione, non è più sufficiente ipotizzare che l’accusato, presentandosene l’occasione, sicuramente continuerà a delinquere; è necessario ipotizzare anche la certezza o comunque l’elevata probabilità che l’occasione del delitto si verificherà.

Nel caso di Tizio, il giudice dovrà valutare non solo se Tizio commetterà sicuramente altri furti, ma anche se è certo o altamente probabile che si presenterà l’occasione per commettere ulteriori reati. Solo in presenza di queste condizioni, il giudice potrà ritenere sussistente il pericolo di reiterazione del reato e applicare una misura cautelare personale.

Come deve motivare il giudice la valutazione del pericolo di reiterazione del reato?

Per dimostrare il pericolo di reiterazione del reato, il giudice deve fornire una motivazione chiara e precisa, indicando gli elementi concreti che giustificano la sussistenza delle esigenze cautelari. Una motivazione generica o basata su mere ipotesi non è sufficiente.

Se il giudice ritiene che Tizio abbia un elevato rischio di reiterazione del reato, dovrà motivare tale valutazione fornendo elementi concreti, come la frequenza dei precedenti reati, le circostanze in cui sono stati commessi e il contesto in cui Tizio si trova attualmente.

Quali sono le implicazioni delle modifiche introdotte dall’art. 2, L. n. 47 del 2015?

Le modifiche introdotte dall’art. 2, L. n. 47 del 2015 hanno reso più rigorosa la valutazione del pericolo di reiterazione del reato, richiedendo una motivazione più solida e concreta da parte del giudice. Ciò ha portato a una maggiore tutela per gli imputati, evitando l’applicazione di misure cautelari ingiustificate o eccessive.

 
Pubblicato : 6 Maggio 2023 10:30