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Reato senza vittima: cosa significa?

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(@mariano-acquaviva)
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Quando si può parlare di “reato”? Qual è la differenza tra vittima e persona danneggiata? Ci sono crimini che non offendono nessuno?

I reati puniscono le condotte che la legge ritiene in assoluto più gravi, come ad esempio l’omicidio, le lesioni personali, il furto, ecc. Quando si tratta di illeciti minori si preferisce fare ricorso a sanzioni di diverso tipo: è il caso, ad esempio, delle multe a seguito di infrazioni al Codice della strada. Con questo articolo ci occuperemo di un particolare tema: vedremo cioè cosa significa quando si parla di “reato senza vittima”.

In effetti, detta così sembra un’assurdità: se qualcuno commette un crimine deve anche esserci qualcun altro che l’ha subito. Come spiegheremo nel prosieguo, ci sono particolari delitti in cui non pare esserci una determinata persona offesa. Facciamo un esempio pratico.

La legge punisce con la reclusione chi convola a nozze con una persona già sposata: si tratta del reato di bigamia. In un’ipotesi del genere, se entrambe le parti sono consenzienti e pienamente consapevoli della situazione, chi sarebbe la vittima? Ora che sicuramente ho catturato la tua attenzione, prosegui nella lettura: vedremo insieme cosa vuol dire “reato senza vittima”.

Quando si parla di reato?

Che cos’è un reato? Apparentemente, si tratta di una domanda semplicissima. In realtà, la legge non fornisce alcun tipo di definizione.

In linea di massima, il reato è una condotta gravemente lesiva delle norme di legge. Tuttavia, esistono condotte illegali molto gravi che, però, non costituiscono reato.

Si pensi a chi attraverso un incrocio col rosso: anche se non causa alcun incidente, si tratta di un’azione grave e pericolosissima che, nei casi più sfortunati, può causare perfino la morte di qualcuno.

È dunque chiaro che la “pericolosità” del comportamento non è un criterio idoneo a distinguere cosa è reato da cosa non lo è. Come fare allora? Bisogna considerare le conseguenze, cioè le sanzioni previste dalla legge.

Alla luce di questo principio, possiamo affermare che è reato ogni azione (od omissione) punita con una pena detentiva (ergastolo, reclusione e arresto) o pecuniaria (multa e ammenda).

Insomma: il reato è l’illecito punito dalla legge con una pena, la quale può essere privativa della libertà personale del colpevole (pena detentiva) oppure può comportare una diminuzione del suo patrimonio (pena pecuniaria).

Spesso, per lo stesso reato è prevista sia una pena detentiva che pecuniaria. Ad esempio, il furto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 154 a 516 euro.

Chi è la vittima?

Per definizione, la vittima del reato è il soggetto che subisce l’illecito penale; non a caso si parla di “persona offesa”.

Gli esempi si sprecano: la vittima di un furto è il derubato; la vittima delle percosse è il soggetto picchiato; la vittima di stalking è la persona molestata.

Chi è il danneggiato dal reato?

Il danneggiato dal reato è colui che, a seguito del crimine, ha subito un pregiudizio e, pertanto, ha diritto a chiedere il risarcimento.

Il danno non deve consistere necessariamente in una perdita economica, ma nella lesione di qualsiasi bene giuridico meritevole di essere risarcito.

E così, il danneggiato dal reato non è solo la persona a cui è stato sottratto il portafogli oppure un oggetto di valore, ma anche chi ha subito una lesione alla propria integrità psicofisica, visto che pacificamente viene riconosciuto il risarcimento anche nel caso di danno biologico. Si pensi al pedone che, investito da un pirata della strada, riporti serie ferite.

Generalmente, vittima e danneggiato del reato sono la stessa persona. È il caso, appena visto, del soggetto investito da un’auto, della vittima di un caso di malasanità, del derubato, ecc.

Può però accadere che persona danneggiata dal reato e vittima siano distinti; ciò accade, ad esempio, quando la persona offesa muore a causa della condotta illecita altrui.

In questa ipotesi, il diritto al risarcimento spetta ai familiari del deceduto, i quali sono quindi persone danneggiate dal reato pur non avendolo subito direttamente sulla propria pelle.

La differenza tra vittima e persona danneggiata dal reato è molto importante per la legge, visto che solamente quest’ultima può costituirsi parte civile all’interno del processo penale per chiedere il risarcimento dei danni.

Cosa sono i reati senza vittima?

Possono esserci reati senza vittima? In teoria, sì.

È il caso del delitto di bigamia visto in apertura, in cui non c’è un soggetto che realmente subisce un torto, o del reato di associazione per delinquere, in cui gli associati sono puniti per il semplice fatto di aver messo in piedi una stabile organizzazione criminale, anche in assenza di delitti concretamente commessi, oppure ancora dell’incesto, che punisce con la reclusione i parenti che danno pubblico scandalo.

Proprio per questa tipologia di reati in cui non è immediatamente percepibile la persona offesa è stata coniata la nozione di “reati senza vittima”.

Perché esistono i reati senza vittima?

I reati senza vittima esistono perché la legge intende tutelare un bene giuridico superiore che non appartiene necessariamente ai soggetti direttamente coinvolti nel delitto.

Ad esempio, punendo la bigamia oppure l’incesto l’ordinamento giuridico vuole proteggere una certa idea di famiglia, mentre sanzionando duramente la semplice costituzione di un’associazione per delinquere intende tutelare l’ordine pubblico, cioè il complesso delle condizioni che assicurano la tranquillità e la sicurezza materiale di tutti i cittadini.

Insomma: sono “senza vittima” i reati che tutelano un bene giuridico che non appartiene a uno specifico individuo.

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Pubblicato : 25 Febbraio 2023 13:00