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Raccolta e vendita di dati raccolti dai social network: è legale?

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(@angelo-greco)
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Un recente caso giudiziario ha messo in luce la problematica della creazione di banche dati contenenti elenchi di persone sulla base di caratteristiche comuni, ad esempio il fatto di essere single.

Ti sei mai chiesto se qualcuno potrebbe utilizzare i dati che hai reso pubblici tramite Facebook, Instagram o LinkedIn a tua insaputa (ad esempio, la tua data di nascita, la tua situazione sentimentale, i tuoi gusti)? E se tali informazioni dovessero essere poi vendute ai pubblicitari? In un recente caso, la Cassazione ha risposto al seguente quesito: è legale la raccolta e vendita di dati raccolti dai social network?

La vicenda

Un individuo è stato condannato per aver creato una banca dati di donne single tramite le informazioni raccolte attraverso Facebook. L’imputato aveva creato un elenco dettagliato e mettendolo poi in vendita online. Il reato? Trattamento illecito di dati personali.

Nonostante i profili delle donne fossero pubblici, l’imputato ha proceduto senza il loro consenso, sfruttando una funzionalità del social network per raccogliere le informazioni.

Che informazioni sono state raccolte?

L’elenco creato comprendeva 1.218 donne che si erano identificate come single su Facebook. Conteneva nome, cognome, comune di residenza, immagine e stato sentimentale. Inoltre, era presente un link che rimandava direttamente al profilo Facebook di ogni donna.

Si possono raccogliere i dati pubblici sui social?

Nel caso di specie, i dati erano pubblici perché messi “in chiaro” dalle stesse interessate. Tuttavia, come sottolineato dalla sentenza, la raccolta di tali informazioni, con creazione di una banca dati, richiede sempre il consenso dell’interessato.

La condivisione di dati personali su una piattaforma social non equivale a un’autorizzazione indiscriminata a utilizzare quei dati a proprio piacimento, soprattutto per fini diversi da quelli del social network stesso.

Le donne avevano condiviso le loro informazioni per la creazione di una comunità di amici, non per essere inserite in un elenco da vendere.

È necessario il consenso per creare una banca dati?

In termini di protezione dei dati, la legge impone sempre il consenso del titolare dei dati per poter raccogliere, trattare e soprattutto poi cedere a terzi i dati stessi.

Nel caso di specie, nessuna delle donne coinvolte aveva dato il consenso per un uso diverso dei loro dati. Pertanto, l’azione dell’imputato è stata giudicata un palese trattamento illecito di dati personali altrui.

Quali lezioni possiamo imparare da questo caso?

Questo caso è un promemoria importante del valore dei nostri dati personali e della necessità di proteggerli. Nonostante un profilo su un social network come Facebook o LinkedIn sia pubblico, ciò non dà a nessuno il diritto di utilizzare le informazioni ivi contenute per scopi non autorizzati.

 
Pubblicato : 5 Agosto 2023 11:15