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Quanto tempo passa per una causa civile?

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(@angelo-greco)
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I tempi dei processi in Italia in primo grado, Appello, Cassazione, materia di lavoro e recupero crediti.

Si dice spesso che le cause durano troppo e che, a volte, far valere i propri diritti non conviene. Non sono purtroppo voci di corridoio: i processi sono oltremodo lunghi e, in molti casi, anche costosi. Stabilire tuttavia a priori quanto tempo passa per una causa civile è impossibile per via delle numerose variabili che pesano su di essa: il tipo di procedura prescelta, le prove da assumere, il luogo ove è situato il Tribunale e – di conseguenza – il carico di lavoro del giudice, l’esistenza di un motivo d’urgenza che giustifichi l’adozione di un rito alternativo e più rapido.

Ciò nonostante vengono periodicamente stilate delle statistiche a livello ministeriale, che servono a comprendere lo stato della giustizia italiana e ad orientare i tecnici in proposte di riforma.

Perché è importante ridurre i tempi di un processo? Perché è da questo che dipende la competitività dell’intero Stato. Un’azienda può fallire se non riesce a recuperare i propri crediti. Un imprenditore potrebbe rinunciare a un investimento sapendo che, se qualcosa andrà storto, non otterrà tutela veloce. Dunque, stabilire quanto tempo passa per una causa civile è anche un modo per comprendere quanto può crescere l’economia di una nazione.

In questo breve articolo cercheremo di dare un’idea delle procedure giudiziarie e dei tempi che esse comportano. Ma procediamo con ordine.

Cosa influisce sulla durata di una causa civile?

Non esiste un unico tipo di procedura per definire una controversia civile. Ci sono, ad esempio, le procedure in materia di lavoro e previdenza, quelle in tema di protezione della proprietà intellettuale, quelle per il recupero dei crediti, per gli sfratti, per la tutela del possesso in caso di spoglio illegittimo, quelle per le sanzioni amministrative dinanzi al Giudice di Pace e così via.

Anche se il legislatore ha, poco alla volta, cercato di uniformare le regole in modo da avere un processo unitario, restano ancora alcune differenze che possono decretare una maggiore o minore durata del processo. Ecco perché, per stabilire quanto dura una causa è bene innanzitutto comprendere quale sarà la procedura che l’avvocato adotterà per difendere le ragioni del proprio assistito.

Non è solo il rito però a influire sui tempi del processo.

Un altro aspetto determinante è il carico di lavoro del magistrato che, di norma, è più sostenuto nei grandi centri. In linea teorica, dovrebbe durare meno una causa in un piccolo contesto urbano che in uno grande. Eppure alcuni Tribunali italiani sono più virtuosi di altri ove, nonostante la minore densità della popolazione, un processo può avere una durata pari al doppio dei primi.

Altro elemento che pesa sul processo è la cosiddetta «fase istruttoria», ossia la raccolta delle prove. Non tutte le prove infatti sono documentali (la cui acquisizione non implica dilatazioni temporali). A volte è necessario incaricare periti tecnici (i cosiddetti CTU), sentire testimoni, ascoltare le parti, ecc. Tutti questi passaggi richiedono apposite udienze e, tra un’udienza e l’altra, decorre spesso molto tempo. Invece, un processo che si decide solo sulla base di atti scritti può durare meno di un altro.

A volte, il processo si impantana perché un giudice viene sostituito a seguito dei normali e periodici trasferimenti che dispone il Ministero. Questo fa sì che il nuovo magistrato necessiti di tempo per poter studiare il fascicolo.

Quanto dura un ricorso per decreto ingiuntivo?

La procedura più veloce nelle controversie tra privati è certamente quella che si attua tramite decreto ingiuntivo. Questa può essere adottata tutte le volte in cui un soggetto (creditore) vanta nei confronti di un altro (debitore) il diritto a ottenere:

  • il pagamento di una somma certa, liquida ed esigibile;
  • la restituzione di una cosa determinata (ad esempio un’auto in leasing);
  • la consegna di cose generiche (ad esempio una partita di legna da ardere).

A tal fine il creditore deve essere munito di una prova scritta come un contratto o una fattura. Con questa, deposita il ricorso al giudice che ingiunge l’adempimento al debitore. Tale ingiunzione gli viene notificata entro 60 giorni. Questi avrà 40 giorni per decidere se pagare, fare opposizione o subire il pignoramento.

Questa procedura è usata principalmente per il recupero di somme di denaro, come nel caso dei debiti condominiali.

In media, si può ottenere il decreto ingiuntivo in non più di quattro/cinque mesi dal deposito in via telematica (anche se alcuni Tribunali particolarmente virtuosi lo concedono dopo poche settimane).

Naturalmente poi il recupero del credito dipende dallo spontaneo adempimento del debitore o, in caso contrario, dall’esito di un eventuale pignoramento.

Se invece il debitore fa opposizione, si apre un regolare giudizio la cui durata è pari a quella di una causa ordinaria (di cui parleremo nel prossimo paragrafo).

Quanto dura una causa ordinaria civile?

La durata di un processo di pronta soluzione è di circa due anni (si va da meno di un anno ad Aosta a tre anni di Isernia). Si tratta dei giudizi che possono essere decisi solo sulla base di documenti. Proprio per questi ultimi è stato previsto un processo sommario assai rapido e informale, che consente di ottenere una sentenza anche nel giro di pochi mesi (circa 7-8 mesi).

Invece, laddove sia necessaria un’istruttoria più complessa (si pensi alle vertenze in materia di divisione di comunione o di eredità, in materia di usucapione, ecc.), la causa potrebbe richiedere anche cinque anni in alcuni Tribunali.

Quanto dura una causa di appello?

In appello, i tempi si dilatano nonostante il giudizio non richieda lo stesso numero di udienze del primo grado (infatti, non sono previste nuove prove o eccezioni). Qui la durata media è di 2 anni. Le statistiche ministeriali parlano di circa 620 giorni.

Quanto dura una causa in Cassazione?

Il processo in Cassazione è altrettanto lungo per quanto sia il più semplice. Secondo le ultime stime pubblicate dal Ministero, nonostante la riduzione del numero dei giudizi pendenti e una maggiore efficienza ottenuta tramite alcune riforme, ci vogliono in media circa 620 giorni, quindi poco meno di 2 anni.

Quanto dura una causa di lavoro?

Le cause di lavoro erano nate per fornire una decisione immediata, grazie ai principi dell’oralità e immediatezza. Ma questi sono stati poi traditi nelle aule di Tribunale. Oggi le cause di lavoro hanno all’incirca la stessa durata di un processo ordinario. La media è di due/tre anni. Purtroppo, nell’arco di questo tempo, può succedere che il datore di lavoro cessi l’azienda o la svuoti di tutti i beni pignorabili, togliendo qualsiasi tutela al lavoratore.

Quanto dura una procedura cautelare o d’urgenza?

Senza entrare nel tecnico, esistono diversi riti per situazioni d’urgenza che minacciano un grave e irreparabile danno in caso di ritardo nella decisione. Dando prova di tali presupposti, la parte può sperare di ottenere una decisione nel giro di pochi mesi (dai 4 ai 6 mesi). Si tratta di una procedura sommaria, nella quale non ci sono testimoni ma solo “sommari informatori”.

 
Pubblicato : 26 Marzo 2024 07:00