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Quanto costa un atto di donazione di denaro ai figli?

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(@angelo-greco)
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La tassazione delle donazioni tra padre, madre e figli: le nuove regole fissate dalla Cassazione.

Quando un padre decide di regalare soldi a suo figlio, sorgono subito delle domande: quanto bisogna pagare di tasse e spese notarili? Quanto costa un atto di nazione di denaro verso i figli? La questione è di particolare interesse: si tratta infatti di un tema molto sentito dato che tale operazione rappresenta il principale mezzo attraverso cui i genitori scelgono di trasmettere il proprio patrimonio ai figli. Questa preferenza per la donazione rispetto al lascito tramite testamento deriva dal desiderio di evitare potenziali conflitti e azioni legali tra gli eredi.

La donazione ha inoltre diversi vantaggi: evita la creazione di comunione di beni da dover successivamente dividere e, cosa molto importante, è immediata. Ciò significa che il beneficiario può usufruire subito del denaro ricevuto, magari investendolo. Tuttavia, resta il dubbio su quanto quest’atto di generosità possa costare in termini fiscali e di atto notarile.

A stabilire quanto costa un atto di donazione di denaro ai figli è stata proprio una recente sentenza della Cassazione tributaria, la n. 7442/2024 del 20.03.24. La pronuncia risponde a una serie di importanti quesiti: per regalare soldi a un figlio ci vuole il notaio? Quando è necessario l’atto scritto e in che circostanze è obbligatoria la registrazione di tale atto? Cosa succede se la donazione avviene informalmente, attraverso un semplice bonifico? Per comprare una casa o l’auto al figlio è sufficiente l’accredito dei soldi sul suo conto corrente o è necessario il rogito notarile? Procediamo dunque con ordine.

Quando la donazione richiede l’atto scritto?

La prima cosa da fare è distinguere nettamente la disciplina civile da quella fiscale. Le norme del codice civile, che regolano i rapporti tra privati, stabilisce che le donazioni di non modico valore debbano essere fatte con atto pubblico, a pena di nullità dell’atto.

Questo significa che la donazione di denaro da padre a figlio non necessita del notaio solo quando, in relazione alle capacità economiche del donante e del donatario, essa può ritenersi di importo non considerevole, tale cioè da non impoverire troppo il primo e non arricchire eccessivamente il secondo. Ad esempio, potrebbe richiedere l’atto notarile la donazione di 50mila euro per una persona che ne guadagna appena 30.000 all’anno.

Qual è la conseguenza di una donazione di “non modico valore” effettuata informalmente, senza cioè il notaio, magari tramite un semplice bonifico? Che qualsiasi altro familiare o addirittura lo stesso donante, senza limiti di tempo – quindi anche alla morte di quest’ultimo – potrebbero impugnare l’atto e renderlo del tutto inefficace, pretendendo la restituzione dei soldi.

Si tratta pertanto di un rischio contenuto ai soli casi in cui il padre abbia più figli. È chiaro infatti che un genitore, rimasto ormai vedovo e con un figlio unico, non potrà mai temere un’azione di eredi legittimari, essendo tale solo quest’ultimo.

In tali ipotesi, bisognerà pagare la tassa di registro nella misura fissa di 200 euro e l’onorario del notaio da concordare liberamente tra le parti.

Non è invece dovuta la tassa sulle donazioni se il valore è inferiore a 1 milione di euro (1,5 milioni se il figlio è portatore di grave handicap certificato ai sensi della legge 104 del 1992). Si applica infatti la stessa franchigia prevista anche per le successioni ereditarie. Invece, se si dovesse sforare tale limite, l’imposta sarebbe pari al 4% del valore che eccede la franchigia stessa.

In sintesi, possiamo quindi dire che:

  • le donazioni di modico valore possono avvenire in qualsiasi forma, anche verbalmente e tramite il passaggio diretto del denaro dal genitore al figlio;
  • le donazioni di non modico valore richiedono invece l’atto notarile per metterle al sicuro da potenziali contestazioni di altri parenti. Pertanto bisognerà procedere al versamento dell’imposta di registro (200€);

Non richiede l’atto notarile invece il trasferimento del denaro fatto dal genitore al figlio affinché questi acquisti una casa (cosiddetta donazione indiretta). Il che può avvenire in due diversi modi:

  • tramite l’accredito della somma sul conto del figlio con apposita causale (ad esempio “donazione per acquisto immobile sito in…”);
  • tramite pagamento diretto al venditore.

Quali sono le tasse che si pagano sull’atto di donazione?

Abbiamo sinora visto solo la disciplina di carattere civile. Analizziamo però cosa prevede quella di carattere fiscale. Cosa potrebbe eccepire l’Agenzia delle Entrate di un regalo di denaro a un figlio se questo fosse di diverse decine o addirittura centinaia di migliaia di euro? Come mettersi al riparo dal fisco?

Qui interviene l’importante sentenza della Cassazione tributaria che offre un importante scudo a favore dei contribuenti: secondo la Corte, infatti, se la donazione non supera 1 milione di euro (1,5 milioni per i figli con handicap), non è necessaria né il versamento dell’imposta di donazioni, né quella di registro. L’atto quindi, se avviene informalmente, senza cioè il notaio, può essere considerato “tax-free”.

La posizione della Suprema Corte è di particolare importanza perché si scontra con la prassi dell’Agenzia delle Entrate (circolare n. 30/2015). A detta dei giudici infatti non c’è obbligo di registrazione:

  • sia per le donazioni informali (il genitore dà denaro al figlio);
  • sia per le donazioni indirette (il genitore paga la casa del figlio).

La tassazione scatta infatti solo se tali operazioni vengono fatte innanzi al notaio o sono registrate volontariamente o se, avendo valore superiore a un milione di euro, la loro effettuazione viene dichiarata dal contribuente nel contesto di una procedura di accertamento di tributi.

Abbiamo visto peraltro che l’atto notarile è sì necessario per le donazioni di non modico valore, ma se ne può fare a meno se non vi sono rischi di contestazioni da parte dei familiari. Dunque, in tal caso, neanche il fisco potrebbe contestare l’atto.

Un padre può regalare liberamente soldi al figlio?

Come mettersi al riparo dal fisco se un padre fa un grosso bonifico sul conto del figlio? È proprio questa la novità e l’importanza della pronuncia della Corte: le donazioni tra genitori e figli (dai primi ai secondi o anche dai secondi ai primi) non richiedono l’atto scritto e possono essere fatte informalmente, avendo magari cura di indicare, nella causale del bonifico, che si tratta di un atto di liberalità.

È finita dunque l’era in cui anche quando un padre doveva regalare ai figli dei soldi era costretto a porre in essere una serie di garanzie scritte per evitare contestazioni da parte dell’ufficio delle imposte.

La causale da indicare nella donazione

Posto che la donazione informale può essere fatta quindi senza notaio, senza atto scritto e senza registrazione (se non solo per evitare litigi tra eredi), la causale del bonifico assume un certo rilievo per evitare incertezze. Non esistono tuttavia formule sacramentali: è possibile scrivere “regalo”, “donazione”, “liberalità”, “contributo per acquisto…” ecc.

 
Pubblicato : 21 Marzo 2024 10:45