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Quanti giorni di malattia si possono fare in un anno?

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(@valentina-azzini)
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La legge prevede un massimo di 180 giorni nell’arco di 12 mesi, ma il CCNL può contenere disposizioni diverse

Può accadere che un dipendente si ammali e rimanga assente dal lavoro per un lungo periodo di tempo. Questa situazione può impensierire il datore di lavoro, il quale in ragione della malattia del lavoratore rimane in carenza di organico e il dipendente stesso, che teme di poter essere licenziato per eccessiva morbilità. Sorge dunque spontanea la seguente domanda: “quanti giorni di malattia si possono fare in un anno?” e ciò proprio per poter adottare le misure più idonee a tutelare datori di lavoro e dipendenti ammalati.

La durata massima della malattia o periodo di comporto

La legge prevede, in generale, che si possa restare assenti dal lavoro per malattia per un massimo di 180 giorni nell’arco di 12 mesi.

Il predetto numero di giorni e l’arco temporale di riferimento possono essere tuttavia stabiliti in misura diversa e più favorevole al lavoratore dal CCNL di categoria applicato al rapporto: ad esempio il CCNL Metalmeccanici prevede che il lavoratore non in prova abbia diritto alla conservazione del posto per un periodo maggiore di 180 giorni, variabile in base al tipo di malattia ed all’anzianità di servizio del dipendente, in un periodo di riferimento di 24 mesi.

Questi giorni di assenza debbono essere retribuiti e, in particolare, i primi tre giorni sono a carico dell’azienda (c.d. “periodo di carenza”), mentre i successivi sono a carico dell’Inps, il quale pagherà una percentuale della retribuzione, integrata dal datore di lavoro fino a raggiungere il 100% dello stipendio spettante.

Come fruire dei giorni di malattia

Per giustificare la propria assenza in ragione della malattia, il lavoratore deve presentare all’azienda un certificato medico entro tre giorni lavorativi dalla data di assenza.
Il certificato deve essere rilasciato dal proprio medico curante, il quale deve confermare l’impossibilita di presentarsi al lavoro per motivi di salute. Prima ancora di ottenere il certificato medico, il lavoratore dovrà seguire le procedure interne aziendali per comunicare tempestivamente la propria assenza (ad esempio, mandando una email o avvisando telefonicamente).
Il certificato rilasciato dal medico curante viene trasmesso all’azienda e anche all’Inps, il quale provvederà all’erogazione del trattamento economico di malattia dal quarto giorno di assenza in poi.

In caso di prolungamento della malattia, il lavoratore dovrà sempre avvisare il datore e produrre nuova e idonea certificazione, che attesti la necessità di permanere assente dal lavoro.

Superamento del periodo di comporto

Può accadere che la malattia si protragga per un notevole periodo di tempo, tanto da superare i giorni massimi di assenza previsti dalla legge o dalla contrattazione collettiva. In questi casi potranno verificarsi diverse conseguenze. Vediamo nel dettaglio quali.

Innanzitutto il lavoratore ammalato potrebbe subire una diminuzione di retribuzione, in quanto i giorni eccedenti il periodo di comporto potrebbero essere valutati dall’azienda come assenza non retribuita.

Potrebbe altresì accadere che i giorni eccedenti il periodo di comporto vengano considerati dal datore permessi o ferie e dunque il dipendente si veda diminuire i relativi contatori presenti in busta paga.

Infine, nei casi più gravi, l’azienda potrebbe procedere al licenziamento del lavoratore motivato da eccessiva mobilità morbilità, o superamento del periodo di comporto.

Rimedi per favorire il rientro del lavoratore in azienda

Al fine di conciliare le esigenze produttive con le condizioni di salute del proprio dipendente, le aziende potrebbero mettere in atto soluzioni volte a favorire la ripresa lavorativa a condizioni che consentano al lavoratore di svolgere le proprie mansioni, salvaguardando nel contempo il proprio stato di salute e agevolandone la guarigione.

Tra le possibili alternative che il datore potrebbe proporre mi sono la sottoposizione del lavoratore a visita da parte del medico aziendale affinché questi possa individuare le mansioni maggiormente compatibili con lo stato di salute del dipendente e la valutazione circa l’opportunità di assegnare il lavoratore a compiti più leggeri e adatti al suo stato di salute.

Si ricorda che datore di lavoro e lavoratore possono concordare anche l’adibizione a mansioni inferiori, a parità di retribuzione, se queste sono maggiormente compatibili con lo stato di salute del dipendente.

 
Pubblicato : 24 Settembre 2023 16:45