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Quando l’avvocato deve risarcire il cliente

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(@angelo-greco)
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La responsabilità professionale dell’avvocato: come chiedere il risarcimento danni.

In ambito legale, sorge spesso il dubbio su quando un cliente possa richiedere un risarcimento all’avvocato per mancata vittoria in una causa. La questione è particolarmente delicata perché, come vedremo a breve, secondo la nostra giurisprudenza non sempre è possibile agire contro il legale, anche se questi ha sbagliato chiaramente strategia o ha errato nell’interpretazione delle norme o ha dimenticato di presentare determinate prove.

In questo articolo, alla luce dei chiarimenti offerti dalla Cassazione, vedremo quando l’avvocato deve risarcire il cliente, quando cioè scatta la responsabilità professionale e quale differenza c’è tra responsabilità civile di tipo risarcitorio e responsabilità deontologica. Ma procediamo con ordine.

In quali casi un cliente può chiedere risarcimento all’avvocato?

Al cliente che perde la causa per colpa dell’avvocato non basta dimostrare l’errore commesso da questi per ottenere il risarcimento. Come chiarito dalla Cassazione (sent. n. 7309/17) è necessaria anche un’ulteriore prova: quella che, in assenza di tale errore, l’esito del giudizio sarebbe stato più favorevole (non necessariamente coincidente con una vittoria ma anche con una condanna meno severa). In altri termini è necessario anche dimostrare un danno che sia conseguenza immediata e diretta dell’imperizia dell’avvocato.

Questa interpretazione è la conseguenza di un principio generale del nostro ordinamento in forza del quale non è possibile intraprendere una causa per ottenere un risarcimento se non si dimostra un danno effettivo, concreto e attuale. Non si possono quindi intraprendere giudizi per semplici questioni di principio o anche per illeciti dai quali non siano derivate conseguenze pregiudizievoli per la parte.

Responsabilità avvocati: quando non conviene fare causa

Le conseguenze di tale interpretazione sono di tutta evidenza: per poter condannare l’avvocato al risarcimento, il giudice adito nell’azione di responsabilità professionale deve fare una valutazione e rispondere alla seguente domanda: che esito avrebbe avuto la causa se l’errore non fosse stato commesso?

Se la risposta porta al medesimo risultato – ossia la causa avrebbe avuto il medesimo esito perché, comunque, con o senza l’errore la parte non avrebbe avuto diritto alla tutela giudiziale – allora l’avvocato non sarà tenuto al risarcimento.

Se invece, eliminando l’errore, il cliente avrebbe vinto il giudizio o avrebbe riportato una condanna meno rigorosa, allora l’avvocato dovrà versare un risarcimento in proporzione al danno subito.

Ne consegue, ad esempio, che l’avvocato non deve risarcire il cliente:

  • per una causa che era già persa in partenza;
  • per quelle sconfitte in cui l’errore non ha avuto alcuna incidenza sulla decisione del giudice (ad esempio l’omessa presentazione di una prova su una questione irrilevante ai fini del decidere);
  • per una strategia sbagliata se comunque la norma sostanziale dava torto al cliente.

Come si configura la responsabilità dell’avvocato?

L’avvocato è tenuto a un obbligo di mezzi, e non di risultato. Questo significa che – così come il medico non è tenuto a garantire la guarigione del paziente ma a fare quanto possibile per ottenere tale risultato – anche l’avvocato non è responsabile solo per il fatto che il cliente ha perso la causa. Lo diventa solo se ha eseguito la prestazione senza la diligenza dovuta e sempre che da ciò sia derivato un danno concreto.

Che differenza c’è tra responsabilità risarcitoria e disciplinare?

Spesso la violazione di una norma comportamentale non implica alcuna responsabilità civile ma solo disciplinare per violazione di una norma deontologica. Si pensi all’avvocato che abbandona la difesa del cliente, senza presentarsi più in udienza, una volta compreso che la causa è ormai persa. Nel comportarsi in tal modo, egli sta violando gli obblighi deontologici, fermo restando che non sarà comunque tenuto al risarcimento avendo il giudizio già un esito certo, a prescindere dalla presenza davanti al giudice.

L’assistito può segnalare il comportamento del legale all’ordine di appartenenza che gli applicherà una sanzione disciplinare, ma pur sempre senza poter ottenere un risarcimento.

Casi in cui l’avvocato è responsabile?

Fermo restando quanto appena detto possiamo elencare alcuni tipici casi di responsabilità professionale dell’avvocato:

  • violazione degli obblighi di trasparenza: l’avvocato non ha avvisato il cliente, prima di intraprendere il giudizio, delle scarse chance di vittoria oppure non lo ha scoraggiato dall’avviare un’azione legale persa in partenza;
  • violazione degli obblighi di comunicazione: l’avvocato non ha comunicato al cliente, nel corso del giudizio, un evento che potrebbe pregiudicare il buon esito del giudizio;
  • violazione degli obblighi di difesa: l’avvocato ha dimenticato di presentarsi in udienza;
  • violazione degli obblighi di diligenza: l’avvocato ha dimenticato di produrre una prova o di chiedere una testimonianza decisiva; oppure ha fatto scadere i termini di prescrizione o di decadenza;
  • violazione delle regole di aggiornamento professionale: l’avvocato non era al corrente di una nuova interpretazione giurisprudenziale che potrebbe comportare il rigetto delle richieste del proprio cliente;
  • violazione delle regole di prudenza: l’avvocato ha scelto una strategia avventata e rischiosa, ad esempio proponendo appello contro una sentenza ben motivata.

Come chiedere un risarcimento a un avvocato?

Per ottenere il risarcimento da un avvocato che ha violato i suoi obblighi professionali bisogna intraprendere contro di lui una causa civile. Bisogna chiaramente essere muniti di un altro avvocato.

C’è tuttavia da dire che non sempre gli avvocati sono propensi a fare causa a un collega, specie se della stessa città. La responsabilità dell’avvocato deve essere chiara e palese, anzi particolarmente grave, per poter contare sul sostegno di un altro avvocato del medesimo foro.

Nel giudizio, come anticipato, bisogna fornire tre prove:

  • l’errore commesso dall’avvocato;
  • il danno subito dal cliente;
  • il fatto che, dall’errore, ne è derivato un danno (è il cosiddetto rapporto di causalità).

L’avvocato deve essere assicurato?

In caso di errore dell’avvocato, questi deve attivare la propria assicurazione professionale di cui deve essere obbligatoriamente fornito. La polizza sulla responsabilità professionale coprirà così il cliente di ogni pregiudizio sofferto dall’errore professionale. Il cliente però non può rivolgersi direttamente all’assicurazione dovendo sempre sperare che ad aprire il sinistro sia il professionista il quale è l’unico titolato a presentare la richiesta alla compagnia, ammettendo l’errore.

 
Pubblicato : 15 Novembre 2023 09:15