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Prestare il proprio conto corrente è reato?

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(@angelo-greco)
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Money muling: accettare bonifici sul proprio conto corrente per poi trasferire il denaro su altri conti è reato di riciclaggio.

Lo schema è abbastanza ricorrente. Una mail da un sedicente imprenditore invita il malcapitato ad accettare un lavoro tanto semplice quanto redditizio: ricevere sul proprio conto corrente delle somme di denaro per poi accreditarle su altri conti (indicanti dallo stesso mittente), trattenendo una lauta commissione. Peccato che il denaro è il frutto di precedenti reati, il più delle volte derivanti da phishing e altri crimini informatici. Ma quali sono le implicazioni legali per coloro che mettono a disposizione il proprio rapporto bancario per facilitare movimenti di denaro di provenienza illecita? Prestare il proprio conto corrente è reato? In questo articolo analizzeremo le conseguenze di tale condotta, vedremo cos’è il money muling, quando scatta il reato di riciclaggio e se la buona fede può costituire un motivo di giustificazione contro l’incriminazione penale. Lo faremo esaminando una recente sentenza della Cassazione che si è espressa proprio con riferimento all’attività di chi presta il proprio conto corrente per traffici illeciti, anche se non è consapevole del crimine sottostante.

Che cos’è il money muling e come funziona?

Il money muling è un metodo sempre più diffuso tra i riciclatori per occultare il denaro illecito. Consiste nel coinvolgere individui consenzienti o meno che mettono a disposizione i loro conti correnti per facilitare transazioni finanziarie illecite. I mule del denaro agiscono come intermediari, ricevendo una percentuale dietro il passaggio di somme di denaro di provenienza delittuosa. Questa pratica mira a rendere più difficile la tracciabilità delle transazioni, complicando l’identificazione dei veri autori dei reati finanziari.

Qual è la posizione della Cassazione sul money muling?

La Seconda sezione penale della Cassazione ha stabilito che prestare il proprio conto corrente per facilitare il trasferimento di denaro proveniente da frodi informatiche costituisce reato di riciclaggio. Ciò significa che, secondo la Cassazione, coloro che mettono a disposizione i propri conti correnti senza partecipare direttamente al reato presupposto (di solito la frode informatica) possono essere comunque considerati colpevoli di riciclaggio. Questa decisione, illustrata nella sentenza n. 29346/23 del 6 giugno scorso, ha importanti implicazioni legali per coloro coinvolti nel money muling: difatti le conseguenze penali per l’ignaro “lavoratore” prescindono dalla sua buona fede e dal fatto che sia stati rassicurato dall’imprenditore sulla provenienza lecita dei fondi che ha gestito.

Per l’articolo 640-ter c.p. commette il reato chi, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.

Cos’è la frode informatica e come si collega al riciclaggio?

Di norma le frodi informatiche si realizzano attraverso tecniche di vario tipo rivolte ad accedere al conto corrente online altrui per effettuare prelievi non autorizzati.

Un sistema ricorrente è denominato man in the middle. È una tipologia di attacco con cui l’hacker si frappone tra due soggetti (per lo più di un rapporto commerciale), assumendo l’identità di uno per indurre l’altro a dare informazioni riservate o a farsi versare denaro.

Una volta che l’autore della frode informatica ha conseguito il profitto con la percezione fraudolenta delle somme di denaro corrisposte dalle vittime si pone per questi il problema di far “sparire” il denaro o comunque di rendersi irrintracciabile. Qui interviene l’adescamento di un terzo in buona fede a cui si chiede di prestare il proprio conto corrente per farvi transitare il denaro illecitamente sottratto per poi spostarlo su conti esteri. Tuttavia, secondo la Cassazione, mettere a disposizione il proprio conto corrente senza concorrere in alcun modo nella truffa integra ugualmente il delitto di riciclaggio.

Qual è la differenza tra riciclaggio e frode informatica?

La differenza cruciale tra riciclaggio e frode informatica risiede nella natura delle condotte coinvolte. Mentre la frode informatica riguarda la preventiva azione di alterare o intercettare un sistema informatico per ottenere un profitto ingiusto, il riciclaggio si concentra sull’occultamento dei proventi illeciti già ottenuti. Nel caso specifico del money muling, coloro che prestano i loro conti correnti non partecipano direttamente alla frode informatica, ma contribuiscono all’occultamento del denaro illecito, ostacolandone l’identificazione e la tracciabilità.

 
Pubblicato : 19 Luglio 2023 07:15