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Pignoramento delle fatture: come funziona?

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(@paolo-remer)
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Il metodo del pignoramento presso terzi adottato da Agenzia Entrate Riscossione per recuperare i propri crediti dai clienti di imprenditori e professionisti.

Molti non sanno che l’Agenzia delle Entrate può eseguire il pignoramento delle fatture. È una misura prevista nell’ambito delle procedure di riscossione, che di fatto costringe i contribuenti a saldare il dovuto, perché i loro compensi fatturati vengono bloccati prima che vengano saldati dal cliente. Insomma, chi – imprenditore o professionista – aveva fatturato le sue prestazioni e aspettava i soldi rimane a bocca asciutta, perché il Fisco arriva prima e si soddisfa prelevando quelle somme.

Finora questa possibilità era rimasta un po’ nell’ombra, ma di recente, con l’introduzione della fattura elettronica e il potenziamento delle banche dati di cui dispone il Fisco – tra cui, in particolare, l’archivio dei rapporti bancari – è diventato facile risalire a queste somme e così riuscire a pignorarle in tempo, prima che arrivino al destinatario. Dopo questa breve premessa, vediamo meglio come funziona il pignoramento delle fatture da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Ti anticipiamo subito che si tratta di una sorta di pignoramento allargato, più ampio di quello classico, perché lo schema non riguarda soltanto il creditore pignorante e il debitore pignorato, ma coinvolge anche un terzo soggetto: il destinatario della fattura, ossia il cliente che dovrebbe pagarla all’emittente, ma non può, e non deve, farlo se interviene la riscossione fiscale.

Ad esempio, se il tuo dentista ha accumulato debiti tributari (e tu non sei tenuto a saperlo), potrebbe arrivarti dall’Agenzia delle Entrate il pignoramento delle fatture che ha emesso nei tuoi confronti, in modo da obbligarti a versare quegli importi direttamente all’Erario anziché al professionista. Comprenderai che si tratta di un metodo molto efficace.

Pignoramento presso terzi: lo schema

La forma del pignoramento delle fatture tra privati è quella del pignoramento presso terzi: uno schema che coinvolge anche i debitori del debitore pignorato.

Ad esempio, se il soggetto ha degli emolumenti periodici, come stipendi e pensioni, il creditore pignorante può – anziché pignorare il conto corrente del debitore e quindi gli accrediti che giungono su di esso – eseguire il pignoramento direttamente presso il datore di lavoro o l’ente pensionistico prima che le somme vengano erogate e accreditate sul conto.

In questo modo le somme non entrano nella disponibilità economica del soggetto colpito dal pignoramento, e il suo debitore – pur essendo terzo estraneo rispetto a quella vicenda – diventa obbligato a versare le somme al creditore pignorante, entro le scadenze programmate per i pagamenti e fino all’ammontare del credito dovuto a chi ha intrapreso il pignoramento.

Adesso vediamo come questo metodo è applicabile alle fatture.

Pignoramento dell’Agenzia Entrate presso terzi

Anche l’Agenzia delle Entrate, nell’ambito delle procedure di riscossione coattiva, può eseguire i pignoramenti presso terzi: lo prevede espressamente il D.P.R. n. 602/1073, e precisamente:

  • l’articolo 72 consente di pignorare i canoni di affitto e le pigioni dovute dall’inquilino al locatore, e il pignoramento consiste in un ordine di pagare tali somme direttamente all’Agente di riscossione;
  • l’articolo 72 bis prevede la possibilità di pignorare tutti «i crediti del debitore verso terzi» – tra i quali rientrano quelli esposti nelle fatture emesse – imponendo al terzo pignorato di pagare il credito direttamente al Concessionario; tutto ciò facendo salvi i consueti limiti di impignorabilità delle pensioni;
  • l’articolo 72 ter pone dei limiti agli importi pignorabili dall’Agente di riscossione, per le varie «somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego», compreso il Tfr: non si può superare 1/10 fino a 2.500 euro, 1/7 per le somme comprese tra 2.500 e 5.000 euro e 1/5 per quelle superiori a 5.000 euro.

Quando il Fisco pignora le fatture

L’Agenzia Entrate Riscossione, avvalendosi delle possibilità che abbiamo appena visto, intraprende i pignoramenti delle fatture emesse dal contribuente moroso nei versamenti fiscali, e che pertanto è stato destinatario di iscrizione a ruolo delle somme dovute (mediante l’invio di avvisi di accertamento, cartelle di pagamento, intimazioni e ingiunzioni, ecc.).

Il contribuente inadempiente, che ha accumulato debiti iscritti a ruolo, è il debitore esecutato, cioè colui che viene colpito dal pignoramento, ma accanto a lui compare il terzo pignorato, che è il destinatario delle fatture emesse dal primo: questo soggetto viene coinvolto perché riveste, giuridicamente, la qualità di debitore del debitore principale, e dunque, essendo tenuto a pagargli delle somme di denaro, il creditore pignorante può intervenire anche nei suoi confronti, prima che egli adempia la sua obbligazione.

Il pignoramento dei crediti fatturati intrapreso dall’Agenzia delle Entrate arriva, quindi, anche al cliente, pur essendo egli estraneo all’obbligazione tributaria inadempiuta, e spesso rimanendo anche di fatto ignaro delle pregresse vicende tributarie del suo fornitore.

Come si individuano le fatture da pignorare

Il meccanismo di pignoramento delle fatture si realizza così:

  • i funzionari dell’Agenzia delle Entrate analizzano i dati presenti in Anagrafe Tributaria (con particolare riferimento all’archivio delle fatture elettroniche e a quello dei conti correnti bancari) per verificare con questo screening se il contribuente emette periodicamente fatture nei confronti di determinati clienti abituali;
  • in caso positivo, le possibilità di riscossione proficua sono elevate e così le somme dovute da quei clienti, così come risultano nelle fatture emesse nei loro confronti, vengono pignorate con la formula del pignoramento presso terzi che abbiamo descritto;
  • l’atto di pignoramento viene notificato sia al debitore principale sia ai destinatari delle fatture da egli emesse, in modo da renderli formalmente edotti del vincolo giuridico di destinazione apposto sulle somme fatturate;
  • a seguito del pignoramento, il cliente destinatario della fattura riceve l’ordine di pagare ad Agenzia Entrate Riscossione – anziché al fornitore privato che aveva emesso il documento fiscale – fino alla concorrenza del suo credito, il cui ammontare è indicato nell’atto di pignoramento, insieme agli estremi delle fatture pignorata.

Così in sostanza il cliente è obbligato a non pagare i propri fornitori (se lo fa, contravvenendo all’ordine impartito nell’atto di pignoramento presso terzi, rischia pesanti sanzioni) e dovrà riversare le somme intimate direttamente al Fisco, che in tal modo riesce a incassare i suoi crediti.

Pignoramento fatture: chi rischia di più?

Il pignoramento delle fatture colpisce essenzialmente i titolari di partita Iva (compresi i forfettari), che sono tenuti a emettere fattura per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi eseguiti, quando risultano aver accumulato debiti con Agenzia Entrate Riscossione tali da integrare i presupposti per far scattare le azioni di espropriazione forzata.

Viceversa, i terzi pignorati in quanto destinatari delle fatture emesse nei loro confronti potrebbero essere anche privati non imprenditori e dunque non soggetti Iva. Per costoro, è indifferente il soggetto nei cui confronti dovranno eseguire i pagamenti: la somma di denaro dovuta rimane la stessa, ma anziché saldarla al fornitore privato dovranno versarla all’Erario.

È evidente che con questo sistema di pignoramento delle fatture presso terzi adottato dall’Agenzia Entrate Riscossione chi rischia di più sono i professionisti, specialmente quelli monomandatari, e gli imprenditori che hanno clienti principali e stabili dai quali ricavano la maggior parte del proprio fatturato. Costoro non potranno ricevere i compensi riportati nelle fatture pignorate e così potrebbero vedere azzerati i propri introiti sino a quando non avranno saldato i propri debiti fiscali.

 
Pubblicato : 5 Luglio 2024 17:00