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Pesticidi: quando è reato utilizzarli?

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(@mariano-acquaviva)
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Fitosanitari e prodotti chimici: chi può utilizzarli? Come si ottiene il certificato di abilitazione? Quando c’è il reato di getto pericoloso di cose?

La legge italiana tutela la salute delle persone anche mediante la protezione dell’ambiente e della natura. È in questo contesto che si inseriscono le norme che disciplinano l’uso delle sostanze chimiche abitualmente utilizzate nell’agricoltura per proteggere le coltivazioni e gli allevamenti. Quando è reato utilizzare i pesticidi?

Possiamo sin d’ora anticipare che, per la legge, l’impiego di questi particolari farmaci è ammesso entro certi limiti e solo da chi è in possesso di un apposito certificato di abilitazione rilasciato dalla Regione. Ciò perché l’utilizzo dei fitosanitari è pericoloso sia per l’uomo che per la natura. Quando è reato utilizzare i pesticidi? Scopriamolo insieme.

Cosa sono i pesticidi?

I pesticidi sono prodotti chimici usati per combattere organismi animali nocivi (come insetti, acari, topi, ecc.), infezioni causate da funghi o piante infestanti.

Lo scopo dei pesticidi è di proteggere le coltivazioni dall’aggressione di questi agenti, in modo da preservarne i prodotti.

Prodotti fitosanitari: cosa sono?

Nell’ampia categoria dei pesticidi rientrano i cosiddetti fitosanitari o fitofarmaci. Si tratta di prodotti utilizzati principalmente per mantenere in buona salute le colture e impedire loro di essere distrutte da malattie e infestazioni. Comprendono erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori e repellenti.

Pesticidi: come si usano?

Il problema dei pesticidi è che vengono utilizzati direttamente sui prodotti delle coltivazioni che si intendono salvaguardare. Ad esempio, gli agricoltori possono spruzzare sostanze chimiche sui pomodori affinché non vengano aggrediti dagli insetti, guastandoli.

È proprio per questo motivo che la legge interviene per regolamentare l’uso dei pesticidi: il loro impiego può essere dannoso sia per l’uomo, che è il destinatario finale delle colture, sia per la natura stessa, considerati gli effetti deleteri che possono avere.

Pesticidi: quando si possono usare?

Per tutelare gli insetti impollinatori, la legge vieta, nel periodo che va da marzo a maggio di ogni anno, qualsiasi trattamento alle colture arboree, erbacee e ornamentali con fitofarmaci che possano essere dannosi per le api in modo diretto e indiretto, compreso l’utilizzo dei diserbanti lungo le strade pubbliche e private, dall’inizio della fioritura fino alla completa caduta dei petali e secrezioni extra floreali.

Il divieto serve a proteggere animali e piante durante il periodo di fioritura in cui si svolge l’attività di impollinazione delle api.

Chi può usare i pesticidi?

La legge [1] stabilisce che chiunque acquista, utilizza, vende o detiene fitofarmaci, oppure presta consulenze sui prodotti fitosanitari senza essere in possesso dell’apposito certificato di abilitazione, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 5mila a 20mila euro.

In pratica, i pesticidi possono essere impiegati solamente da chi è munito di apposito certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo, rilasciato dalle Regioni (per la precisione, dal servizio fitosanitario regionale) a chi:

  • è maggiorenne;
  • ha frequentato appositi corsi di formazione, ottenendo una valutazione positiva.

Il certificato è valido per cinque anni e, alla scadenza, può essere rinnovato, a richiesta del titolare, previa verifica della partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento.

Pesticidi: quando scatta il reato?

La legge italiana punisce espressamente a titolo di reato solo coloro che mettono in commercio prodotti alimentari potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo a causa della presenza di sostanze tossiche come, per l’appunto, i pesticidi.

Secondo la Cassazione [2], è meritevole di condanna il legale rappresentante di una catena di supermercati per la presenza di residui di pesticidi nella frutta in quantità superiori ai limiti stabiliti dalla normativa.

Nella fattispecie, la polizia, dopo attenta analisi condotta su un campione di pesche nettarine, aveva rilevato la presenza di pesticidi consentiti ma superiori ai limiti consentiti. Tanto basta a far scattare il reato.

Secondo la legge [3], infatti, “è vietato impiegare nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere o somministrare come mercede ai propri dipendenti, o comunque distribuire per il consumo, sostanze alimentari […] che contengano residui di prodotti, usati in agricoltura per la protezione delle piante e a difesa delle sostanze alimentari immagazzinate, tossici per l’uomo”.

Le sanzioni previste sono l’arresto da tre mesi ad un anno o l’ammenda da 2.582 a 46.481 euro.

L’uso dei pesticidi può far scattare il reato di getto pericoloso di cose [4] quando le irrorazioni di sostanze chimiche da parte di aziende agricole confinanti raggiungono le proprietà vicine.

In pratica, il reato può scattare quando i pesticidi e le altre sostanze utilizzate in agricoltura per il trattamento delle piante vengono indirettamente riversate anche all’interno delle altrui proprietà.

In questo caso sarebbe possibile sporgere denuncia per il reato di getto pericoloso di cose, in quanto si tratta di sostanze idonee a imbrattare o molestare le persone.

Poco importa che lo “sconfinamento” sia involontario: il reato è punito anche a titolo di colpa, cioè anche nel caso di mera negligenza, imprudenza o imperizia di chi usa i pesticidi.

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Pubblicato : 15 Ottobre 2022 12:00