Pensione di invalidità del genitore: a quali figli va?
La pensione di reversibilità spetta sempre ai figli minorenni, ai figli maggiorenni studenti con 26 anni e ai maggiorenni con handicap.
Nel momento in cui muore un genitore percettore di pensione di invalidità a quali figli va l’assegno dell’Inps? Come viene diviso l’importo nel caso in cui l’altro genitore sia ancora in vita? Si parla a riguardo di «pensione di reversibilità» e la risposta varia a seconda dell’età del figlio, del fatto che questi sia ancora studente o sia anch’egli invalido.
Cerchiamo di fare il punto della situazione.
I diritti del figlio sulla pensione di reversibilità del genitore
Oltre all’eventuale coniuge superstite, hanno diritto alla pensione di invalidità del genitore defunto (cosiddetta pensione di reversibilità) anche i figli, inclusi quelli adottivi e i minori in affidamento.
Per accedere a tale beneficio, al momento della scomparsa del genitore (sia esso pensionato o assicurato), i figli devono soddisfare uno dei seguenti criteri:
- età: il diritto alla pensione è garantito ai figli fino al raggiungimento dei 18 anni di età. È incluso in questa categoria anche il diritto per i figli nati entro 300 giorni dal decesso del genitore;
- status di studente: gli studenti di scuole medie o professionali possono ricevere la pensione fino al compimento dei 21 anni. Per gli studenti universitari, la pensione è erogabile fino ai 26 anni, a condizione che siano iscritti entro i tempi normativi previsti per il corso di studi. È essenziale che al momento della morte del genitore, gli studenti risultino “a carico” di quest’ultimo. Qualora gli studenti svolgano un’attività lavorativa, la pensione è concessa solo se il reddito annuo derivante da tale attività è inferiore alla soglia minima stabilita dall’Assicurazione Generale Obbligatoria, incrementata del 30% (equivalente a € 8.878,92 nel 2022), proporzionato alla durata dell’attività lavorativa stessa. Se il reddito da lavoro supera tale limite, la pensione viene temporaneamente sospesa, ma può essere ripristinata qualora le condizioni economiche del figlio rientrino nei criteri previsti.
I diritti del figlio disabile sulla pensione di reversibilità del genitore
Non ci sono limiti di età per i figli riconosciuti inabili al lavoro, a patto che fossero economicamente dipendenti dal genitore al momento della sua morte. Per inabilità si intende l’impossibilità totale e permanente di svolgere qualsiasi attività lavorativa a causa di condizioni fisiche o mentali. I figli riconosciuti inabili entro i 18 anni mantengono il diritto alla pensione anche dopo tale età. Analogamente, tale diritto spetta anche ai nipoti maggiorenni inabili al lavoro e dipendenti economicamente dai nonni assicurati.
Cerchiamo di approfondire questo argomento alla luce di una recente sentenza del Tribunale di Parma, sezione lavoro, del 24 agosto 2023 n. 307.
La pensione di reversibilità ai figli maggiorenni inabili al lavoro e a carico del genitore deceduto è disciplinata dalla Legge n. 222 del 12 giugno 1984, articolo 2. In questa sede, approfondiamo i requisiti necessari per il riconoscimento del diritto e gli accertamenti previsti.
La legge stabilisce che, in seguito al decesso del beneficiario di una pensione di invalidità, la pensione di reversibilità sia erogata al coniuge superstite e ai figli minorenni.
Tuttavia, per i figli maggiorenni, il diritto a tale pensione è subordinato al riconoscimento della loro inabilità al lavoro e al fatto che fossero a carico del genitore al momento della sua scomparsa.
L’inabilità al lavoro, in questo contesto, non solo costituisce un requisito essenziale per l’accesso alla pensione di reversibilità da parte dei figli maggiorenni, ma rappresenta anche un elemento chiave per l’azione legale volta al riconoscimento di tale diritto.
Di conseguenza, la verifica dell’inabilità al lavoro deve essere condotta con attenzione dalle autorità competenti, anche d’ufficio, per stabilire l’effettiva eleggibilità al beneficio.
Cosa significa “essere a carico” del genitore?
Per quanto riguarda il requisito del “vivere a carico del genitore”, questo non si limita alla mera convivenza o a una dipendenza finanziaria totale del figlio inabile dal genitore deceduto. È necessario, invece, fornire prove concrete che attestino come il genitore defunto contribuisse in modo significativo, e in maniera continuativa, al sostentamento del figlio inabile. Questo approccio richiede un’analisi accurata e dettagliata delle circostanze finanziarie e della relazione di dipendenza tra il figlio e il genitore defunto.
In sintesi, la legge italiana prevede la possibilità per i figli maggiorenni, inabili al lavoro e a carico del genitore defunto, di accedere alla pensione di reversibilità. Tuttavia, l’ottenimento di tale beneficio è condizionato alla dimostrazione dell’inabilità al lavoro del figlio e del suo stato di dipendenza economica dal genitore al momento della sua morte. Questi requisiti devono essere valutati con attenzione dalle autorità competenti per garantire un’equa erogazione delle prestazioni previdenziali.
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