Obbligo formazione sicurezza per chi ha il part time
La Cassazione conferma: lavoratore part time può essere licenziato se rifiuta formazione di sicurezza fuori dall’orario concordato.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (sent. n. 20259/2023) ha risolto un dubbio interpretativo che potrà avere un rilevante impatto sui lavoratori dipendenti: l’obbligo di formazione sulla sicurezza per chi ha il part time può estendersi anche oltre l’orario di lavoro concordato? Può ad esempio il lavoratore rifiutarsi di seguire un corso sulla prevenzione infortuni in orario diverso da quello previsto dal proprio contratto?
La questione si è delineata a seguito di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo di un dipendente che aveva rifiutato di completare un corso obbligatorio di sicurezza poiché le ultime quattro ore ricadevano fuori dall’orario part time.
Cerchiamo di comprendere quali sono i doveri del dipendente in tali circostanze.
Il dipendente con part time può rifiutare un corso di formazione che eccede l’orario di lavoro?
Il lavoratore part time non può rifiutarsi di seguire un corso di formazione obbligatorio in materia di sicurezza se questo eccede l’orario previsto dal proprio contratto ma rientra comunque nei limiti massimi previsti dalla legge. La prestazione nelle fasce eccedenti l’orario ridotto si qualifica, infatti, come lavoro supplementare e, come tale, non può essere rifiutata.
A questo punto è necessario spiegare la differenza tra «lavoro supplementare» e «lavoro straordinario». Il lavoro supplementare è quello che eccede i limiti del part-time ma rientra in quelli di un normale contratto di lavoro full-time. Il lavoro straordinario è invece quello che eccede le 40 ore settimanali. In ogni caso, sia che si svolgano ore di lavoro supplementare sia che si tratti di straordinario, l’orario di lavoro settimanale complessivo non può mai superare le 48 ore.
Cosa rischia il dipendente col part time che rifiuta lo “straordinario” per il corso di formazione?
Il lavoratore part time che rifiuta di svolgere il corso di formazione con ore di lavoro “supplementari” rispetto al proprio contratto può subire il licenziamento. Non però un licenziamento disciplinare ma per «giustificato motivo oggettivo», ossia per ragioni organizzative e produttive collegate all’azienda. Il che ha un grosso impatto pratico: difatti l’interessato non riceverà la previa lettera di contestazione dell’addebito e non gli saranno attribuiti i canonici cinque giorni per presentare le proprie difese. Al contrario subirà l’immediato licenziamento salvo solo il periodo di preavviso previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
Qual è stata la decisione della Corte di cassazione riguardo all’obbligo di formazione?
La Corte di cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento del lavoratore part time che ha rifiutato di svolgere la formazione obbligatoria in materia di sicurezza, se quest’ultima ricadeva al di fuori dell’orario concordato con l’azienda. La Corte ha stabilito che la formazione in sicurezza deve essere erogata durante l’orario di lavoro, ma tale nozione comprende ogni periodo in cui il lavoratore presta attività, compresi gli orari eccedenti a quelli ordinari.
Quando il lavoratore part time può rifiutarsi di svolgere “lavoro supplementare”?
L’orario di formazione che ricade al di fuori dell’orario part time concordato viene considerato “lavoro supplementare” poiché il dipendente è tenuto a prestare delle ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal proprio contratto. Questo tipo di prestazione può essere richiesta dal datore di lavoro, ma il dipendente può rifiutarsi solo in presenza di comprovate esigenze lavorative, di salute, familiari o di formazione professionale.
Qual è l’obiettivo dell’obbligo di formazione in sicurezza?
L’obiettivo principale dell’obbligo di formazione in materia di sicurezza è garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro. La formazione adeguata è essenziale per prevenire rischi e incidenti, proteggendo sia il singolo lavoratore che l’intera comunità dei dipendenti e terze persone che interagiscono con l’ambiente lavorativo.
In base alla sentenza della Corte di cassazione, il datore di lavoro ha l’obbligo ineludibile di assicurare ai dipendenti una formazione adeguata, quindi il rifiuto del lavoratore potrebbe comportare il termine del rapporto di lavoro.
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