Mutuo con ammortamento alla francese: è legale?
La Cassazione a Sezioni Unite chiarisce quando la previsione degli interessi calcolati e inseriti nelle singole rate con il piano alla francese è legittima.
Con una importante sentenza del 29 maggio 2024, la Corte di Cassazione, a Sezioni Unite ha risposto a una domanda che interessa milioni di italiani: il mutuo con ammortamento alla francese è legale?
Il problema si pone perché l’ammortamento alla francese è un metodo di rimborso che risulta più oneroso rispetto all’ammortamento tradizionale, detto anche all’italiana, e fra poco ti diremo il perché: intanto ti possiamo anticipare che si pagano più interessi, per una ragione tecnica ben precisa ma poco evidente e sconosciuta ai non addetti ai lavori. Questo conviene molto alle banche.
Il contenzioso tra i clienti mutuatari e i loro istituti di credito su questo punto di attrito era notevole, vista l’importanza economica della questione. Negli ultimi anni si era creato un profondo contrasto giurisprudenziale con posizioni divergenti (alcune richieste di restituzione degli interessi asseritamente pagati sul mutuo ma non dovuti erano state respinte, altre accolte) che ora la Suprema Corte ha risolto, dettando una linea univoca sulle condizioni di legittimità e di praticabilità del piano di ammortamento alla francese nei contratti di mutuo, senza dimenticare gli obblighi informativi che le banche e le società finanziarie devono rispettare.
Mutuo bancario: gli interessi
Il mutuo bancario è un contratto con cui il mutuatario riceve i soldi in prestito e si obbliga a restituirli entro un determinato termine, con l’aggiunta degli interessi pattuiti.
Esistono, com’è noto, due tipi di interessi: a tasso fisso e predeterminato, valevole per tutta la durata del finanziamento, oppure a tasso variabile, legato all’andamento di determinati indici e dunque soggetto a oscillazioni inizialmente imprevedibili.
Piano di ammortamento: cosa contiene
In entrambi i casi, le modalità di restituzione del capitale e degli interessi sono stabiliti nel piano di ammortamento: è un documento fondamentale che, in base alla normativa sulla trasparenza, deve essere fornito dall’istituto di credito al cliente prima della sottoscrizione del contratto, insieme al prospetto informativo sul tasso di interesse applicato.
Le informazioni da fornire sul tasso di interesse applicato al mutuo devono riportare, oltre al Tan (il tasso nominale, che di per sé è poco significativo) anche il Taeg, il tasso effettivo globale, comprendente tutte le spese e gli oneri collegati al finanziamento: ad esempio, per il mutuo, il costo dell’assicurazione, della perizia e dell’istruttoria, e le spese di incasso rata).
Ammortamento alla francese: caratteristiche
L’ammortamento alla francese è un metodo di rimborso che prevede la determinazione di rate costanti ma con una diversa composizione interna del capitale e degli interessi. All’inizio prevale il pagamento degli interessi, mentre successivamente si incrementa la parte relativa al rimborso del capitale.
L’ammortamento alla francese si caratterizza perché le prime rate sono composte prevalentemente dagli interessi; poi la proporzione tra capitale e interessi di ciascuna rata cambia, con la quota interessi che decresce mentre aumenta la quota capitale, che nelle ultime rate diventa preponderante.
In altre parole, a parità di importo di ciascuna rata, nelle prime rate si pagano soprattutto interessi, e soltanto nelle ultime si arriva, finalmente, a rimborsare la maggior parte del capitale inizialmente ricevuto. Ma nel frattempo il capitale ricevuto “pesa” di più sul calcolo degli interessi, e adesso vediamo perché e per quanto.
Ammortamento alla francese e all’italiana: differenze
La maggiore onerosità del metodo di ammortamento alla francese sta nel fatto che gli interessi sono calcolati sul capitale residuo, che, come abbiamo visto, permane in massima parte per un lasso di tempo considerevole.
Opera, quindi, un regime di capitalizzazione composta degli interessi, che dura a lungo, in proporzione alla durata del contratto di mutuo (decennale, ventennale, trentennale, ecc.). Ed è evidente che gli interessi che maturano su un grosso capitale restante saranno più alti rispetto a quelli calcolati su un capitale che progressivamente si riduce più velocemente perché viene restituito a poco a poco e quindi più in fretta: in tal caso gli interessi dovuti sulla somma rimanente, che diventa sempre più piccola, sono più bassi.
Ad esempio, arrivati a metà della durata programmata del mutuo, lo stesso tasso fisso di interesse, poniamo il 5%, applicato ad un capitale residuo di 100mila euro produrrà molti più interessi (5mila euro annui) rispetto a quelli dovuti su un capitale residuo della metà (50mila euro, con interessi di 2.500 euro) in quanto nel frattempo il resto del capitale era già stato restituito alla banca mutuante.
In sostanza, con l’ammortamento alla francese il mutuatario – a parità di tasso nominale pattuito – paga, e per parecchio tempo, più interessi rispetto a quelli che sarebbero dovuti se si utilizzasse il metodo di calcolo all’italiana, in cui gli interessi vengono calcolati direttamente sul capitale prestato, in via lineare e non esponenziale.
La Corte di Cassazione, nella sentenza che abbiamo menzionato all’inizio, spiega bene questa importante differenza, cogliendone il punto decisivo: nell’ammortamento all’italiana si abbatte più velocemente il capitale e, quindi, gli interessi che maturano sul capitale residuo inferiore sono inevitabilmente più bassi. Perciò «le rate iniziali prevedono interessi più elevati perché è più elevato il capitale (non ancora restituito) di cui il debitore ha beneficiato».
Va detto che, nonostante questo svantaggio, moltissimi clienti scelgono il piano alla francese perché le rate – soprattutto quelle iniziali – risultano più basse: con il metodo all’italiana sarebbero più alte, dovendo necessariamente comprendere anche una maggior quota di capitale, che invece il metodo alla francese differisce quanto più possibile verso la fine del periodo di durata del mutuo.
Il caso deciso dalla Cassazione
Il tribunale di Salerno, con un provvedimento di rinvio pregiudiziale, si era rivolto alla Cassazione per chiarire i principi giuridici applicabili alla vicenda di una correntista che aveva stipulato un contratto di mutuo chiedendo poi alla banca la restituzione dei maggiori interessi «indebitamente riscossi», in quanto non era stato chiaramente indicato il metodo di capitalizzazione composto degli interessi che, come abbiamo visto, è tipico dell’ammortamento alla francese.
Tecnicamente, la ricorrente aveva sostenuto l’invalidità degli interessi calcolati con il metodo alla francese sotto un triplice profilo:
- invocando la nullità parziale prevista dall’articolo 1815 del Codice civile («se sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi»);
- sostenendo l’invalidità delle pattuizioni per indeterminatezza o indeterminabilità dell’oggetto del contratto (artt. 1346 e 1418, comma 2. Cod. civ.), perché se non si specifica il metodo di ammortamento utilizzato potrebbero esserci a carico del mutuatario dei costi nascosti, cioè diversi ed ulteriori rispetto a quelli previsti e prevedibili;
- lamentando nonché la violazione delle norme sulla trasparenza bancaria [1] che – concretizzando le disposizioni generali del Codice civile – impongono, a pena di nullità, che i contratti di finanziamento indichino sempre il tasso di interesse e le altre condizioni praticate.
La decisione delle Sezioni Unite
La Suprema Corte ha, però, rilevato che la banca aveva rispettato gli obblighi informativi e di trasparenza fornendo alla cliente il piano di ammortamento contenente tutti gli elementi essenziali del contratto di mutuo (importo del prestito: 80mila euro; durata: 15 anni; numero di rate costanti con la specificazione della quota capitale ed interessi di ciascuna; indicazione del Tan e del Taeg) in modo da consentirle una scelta consapevole delle metodologie di rimborso della somma finanziata.
Ecco il principio di diritto affermato in sentenza, che regolerà la decisione, da parte del giudice di merito, del caso sottoposto e verosimilmente anche di quelli futuri e consimili che si presenteranno: «In tema di mutuo bancario, a tasso fisso, con rimborso rateale del prestito regolato da un piano di ammortamento alla francese di tipo standardizzato tradizionale, non è causa di nullità parziale del contratto la mancata indicazione della modalità di ammortamento e del regime di capitalizzazione composto degli interessi debitori, per indeterminatezza o indeterminabilità dell’oggetto del contratto né per violazione della normativa in tema di trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti tra gli istituti di credito e i clienti».
Nell’occasione la Suprema Corte richiama la perdurante validità delle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia nel 2009, che impongono agli istituti di credito mutuanti di fornire ai clienti un’informativa precontrattuale contenente un piano di ammortamento, redatto in modo chiaro e comprensibile, con l’indicazione specifica della periodicità e della composizione delle rate, quindi della quota di capitale e di interessi contenuti in ciascuna di esse.
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