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Mobbing sul lavoro: il risarcimento per danno all’immagine

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(@angelo-greco)
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Il mobbing causa un danno all’immagine del lavoratore, che può essere risarcito. Scopri come agire e quando denunciare il datore di lavoro.

Se ne parla spesso, anche a sproposito, ma non tutti sanno cos’è il mobbing e quanto può danneggiare la reputazione e l’immagine di un lavoratore. Se sei mai stato vittima di un comportamento vessatorio da parte del tuo datore di lavoro, se i tuoi superiori o i tuoi stessi colleghi ti hanno emarginato fino a causarti una vera e propria forma di stress fisico e psichico, se tutto questo si è protratto per più tempo, è verosimile che tu sia vittima di questo illecito che, in alcuni casi, può divenire un vero e proprio reato.

Anche se l’onere della prova è piuttosto articolato, una volta dimostrato il mobbing sul lavoro è possibile ottenere il risarcimento per danno all’immagine.

Ne parleremo meglio qui di seguito alla luce di alcune interessanti pronunce della giurisprudenza. Ma procediamo con ordine.

Cos’è il mobbing sul lavoro?

Il mobbing sul lavoro è una forma di persecuzione psicologica o vessazione che un lavoratore può subire sul posto di lavoro ad opera del datore (cosiddetto bossing), dei suoi superiori (cosiddetto mobbing verticale) o dei suoi stessi colleghi di pari grado (in quest’ultimo caso si parla di mobbing orizzontale).

Il mobbing richiede una serie ripetuta di comportamenti ostili nei confronti del dipendente: comportamenti che, singolarmente presi, potrebbero anche essere leciti (ad esempio la richiesta di straordinari o di lavoro notturno o la negazione di ferie in un periodo dell’anno) ma che, nella loro complessità, diventano illeciti in quanto accomunati da un unico scopo: quello di isolare ed emarginare il dipendente, di lederne la dignità e l’autostima.

Una tipica forma di mobbing è l’isolamento, la delega a mansioni degradanti o comunque di grado inferiore rispetto a quelle previste dal contratto (cosiddetto demansionamento), l’esclusione dai processi decisionali.

Quando il mobbing può essere punito?

Il mobbing è sempre un illecito civile ma può essere punito solo a patto che il dipendente dimostri di aver subito un danno: danno che può essere sia fisico (ad esempio una malattia nel corpo come la gastrite, il reflusso, la sindrome del colon irritabile), sia psichico (una malattia della mente, una depressione), sia all’immagine (si pensi al dipendente mortificato).

Alla luce di ciò, il mobbing dà diritto al risarcimento dei danni, ma solo a patto che il lavoratore sia in grado di dimostrare i danni subiti, anche tramite indizi. La semplice prova delle condotte vessatorie dunque non è sufficiente per potersi parlare di risarcimento se non c’è un danno.

Il mobbing può essere punito penalmente perché integra il reato di maltrattamenti solo nei piccoli ambienti di lavoro, dove il datore è a stretto contatto con i suoi dipendenti. In tali circostanze la vittima può querelare il datore entro tre mesi dall’ultimo atto di mobbing. Il risarcimento del danno segue poi le regole che abbiamo indicato prima.

Le prove del mobbing?

Per ottenere il risarcimento del danno da mobbing è quindi necessario fornire la prova di:

  • una serie di comportamenti prevaricatori e mortificatori ai danni del dipendente;
  • l’intento – che deve unificare tutti questi comportamenti – di danneggiare il dipendente (quindi un datore di lavoro che è burbero con tutti i lavoratori non può essere condannato per mobbing);
  • il danno fisico, morale o patrimoniale subito dal lavoratore.

Mobbing e risarcimento del danno all’immagine del lavoratore

Come anticipato, il mobbing può avere un impatto significativo sull’immagine del lavoratore, danneggiando la sua reputazione professionale e personale. L’isolamento dal gruppo di lavoro, le umiliazioni, le vessazioni e l’assegnazione a mansioni degradanti sono tutti elementi che possono influire negativamente sulla carriera e sull’autostima del lavoratore, tanto da poter causare anche una sindrome reattiva.

In casi del genere, la vittima ha diritto a un risarcimento per il danno all’immagine. Questo risarcimento può essere pari allo stipendio per tutto il periodo in cui è protratta l’inattività forzosa voluta dal datore e le vessazioni varie.

Inoltre, se a causa del mobbing il lavoratore sviluppa una sindrome reattiva, può chiedere un ulteriore risarcimento come danno biologico. È quanto affermato dalla Cassazione, con la sentenza 2142/17.

Un vigile urbano ha subito un forte mobbing da parte dell’amministrazione comunale, per via di un litigio in corso con quest’ultima. Il vigile è stato trasferito continuamente, fino ad essere mandato a lavorare in un cimitero, senza un ufficio adeguato. Queste azioni vessatorie hanno ledito la sua dignità e autostima, provocandogli una sindrome reattiva. Per questo motivo, il vigile ha avuto diritto a un risarcimento di circa 7.700 euro per danno biologico, oltre al risarcimento per danno all’immagine.

In conclusione, il mobbing sul lavoro è un fenomeno molto grave, che può causare danni significativi all’immagine del lavoratore. Ma per agire contro il datore non basta dimostrare uno o più comportamenti illeciti: è necessaria la prova anche del fine, ossia dello scopo, del datore. Prova comunque che si può raggiungere anche tramite indizi.

In assenza di prova del mobbing, si può sempre agire per altre forme di illecito contro il datore, ad esempio lo straining che è una situazione stressogena sull’ambiente di lavoro oppure si può chiedere il risarcimento per i singoli atti illeciti.

 
Pubblicato : 20 Giugno 2023 12:00