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Minaccia di azioni legali per ottenere il pagamento di compensi

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(@redazione)
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Minacce legali per crediti: diritti, reati e soluzioni. Scopri come agire legalmente contro chi abusa del proprio diritto per ottenere pagamenti. Quando il creditore commette stalking.

Cosa si può fare contro chi minaccia azioni legali per ottenere il pagamento di compensi? Tale condotta può essere considerata un reato? Cerchiamo di fare chiarezza su tale aspetto. Vedremo, qui di seguito, se si può querelare chi stalkerizza il debitore con continue telefonate o se la semplice minaccia verbale di agire in tribunale è passibile di denuncia. Ma procediamo con ordine.

Come si può chiedere un pagamento?

Tutte le volte in cui un pagamento ha una data di scadenza, il creditore non è tenuto a diffidare preventivamente il debitore o ad avvisarlo che sta per agire nei suoi riguardi. Tanto per fare un esempio, l’amministratore di condominio non ha l’obbligo di inviare una lettera di sollecito nei confronti dei condomini morosi, ben potendo richiedere direttamente un decreto ingiuntivo nei loro confronti. La cosiddetta “messa in mora” viene, il più delle volte, spedita al solo scopo di evitare le spese di giudizio e far decorrere gli interessi legali.

Detto ciò, la legge non specifica come debba avvenire la richiesta di pagamento potendo essere orale, scritta, telefonica, per email o sms, via WhatsApp o in qualsiasi altra forma. Di certo la diffida tramite raccomandata a.r. o Pec ha l’indubbio vantaggio di interrompere i termini di prescrizione (cosa comunque che è in grado di compiere anche l’atto di citazione o la notifica del decreto ingiuntivo).

Quante volte il creditore può sollecitare il pagamento di un debito?

La legge non fissa un limite massimo al numero di solleciti che il creditore può inviare al debitore. Tuttavia, il ripetuto invio di messaggi sul cellulare o le continue telefonate potrebbero configurare il reato di molestie.

L’uso inoltre di toni ostili e minacciosi potrebbe far scattare il reato di minaccia (si pensi al creditore che paventi l’uso della violenza o il ricorso ad altri mezzi illegittimi o ritorsivi come il danneggiamento dell’auto del debitore).

Se le condotte sono talmente gravi e reiterate da determinare uno stato di ansia nel debitore o il timore fondato di un pericolo per l’incolumità propria o di un proprio caro scatta il reato di stalking.

Dunque, il creditore è libero di sollecitare il debitore anche più di una volta purché non sia inutilmente insistente (non ha ragione d’essere una pluralità di chiamate nella stessa giornata) e non usi espressioni minacciose.

La minaccia di azioni legali è lecita?

Il creditore che minacci il debitore di azioni legali non commette reato. E ciò perché il ricorso al giudice è un diritto riconosciuto dalla Costituzione all’articolo 24. Non importa se la pretesa appaia infondata: sarà il giudice a valutare i presupposti dell’azione legale e, in caso di rigetto, condannerà il creditore alle spese processuali. Quindi l’ordinamento contiene già una sorta di “sanzione” per chi agisce ingiustamente in giudizio contro un’altra persona.

Anche la minaccia di far “fallire” un’attività commerciale tramite il ricorso al tribunale non integra un reato. E ciò perché la decisione circa i presupposti per la dichiarazione di insolvenza è rimessa al giudice. Al contrario, il reato di minaccia scatta solo quando l’evento:

  • è ingiusto (il ricorso al tribunale non è un evento ingiusto);
  • dipende da chi agisce (la dichiarazione di fallimento dipende invece dal giudice).

In sintesi quindi, il creditore può ben minacciare il debitore di ricorrere al giudice, anche se le sue pretese dovessero apparire ingiustificate, eccessive, esose o già cadute in prescrizione. Egli infatti esercita un diritto la cui valutazione ultima spetta comunque al giudice.

Al contrario la minaccia scatta quando si paventa al debitore un fatto illecito come una violenza fisica o una ritorsione (si pensi al datore di lavoro che minaccia di licenziamento il dipendente che non accetti condizioni di lavoro deteriori rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo).

Cos’è l’abuso del diritto da parte del creditore?

La giurisprudenza ha previsto una figura, nota come abuso del diritto, che scatta tutte le volte in cui un soggetto, il cui diritto è tutelato dalla legge, abusa di tale tutela solo per danneggiare la controparte. Nel caso del creditore, l’abuso del diritto (o, anche detto, abuso del processo) si configura quando la pretesa economica viene frammentata in una serie di azioni giudiziarie distinte e separate tra loro, al solo scopo di sovraccaricare il debitore di spese giudiziarie.

L’esempio è quello di un creditore che abbia una serie di fatture non pagate nei confronti di un altro soggetto e che agisca, contro questi, con un decreto ingiuntivo per ogni fattura anziché sommare tutte queste in un’unica azione legale. Egli, così facendo, spera di moltiplicare le spese processuali imposte a carico del debitore. Tuttavia il giudice è tenuto a rigettare le pretese del creditore successive alla prima proprio in quanto costituiscono un abuso del diritto.

 
Pubblicato : 9 Gennaio 2024 07:45