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Mettere i figli contro l’ex coniuge: quanto pesa sull’affido

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(@angelo-greco)
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Manipolazione dei figli nelle separazioni: conseguenze sulla custodia.

Non è raro che, dopo una separazione, il genitore collocatario – quello cioè con cui i figli vanno materialmente a vivere – eserciti un’influenza negativa su questi ultimi (specie se ancora minorenni) ai danni dell’ex. Il suo scopo è screditarne la figura, privarlo dall’affetto dei suoi stessi bambini fino ad allontanarlo completamente dalla loro quotidianità.

Un comportamento del genere ha tuttavia delle gravi ripercussioni legali proprio per via del danno psicologico causato ai minorenni. Vediamo allora quanto pesa sull’affido mettere i figli contro l’ex coniuge alla luce delle più recenti pronunce della Cassazione.

Nell’ambito di una separazione o di un divorzio, quali conseguenze può avere il tentativo di un genitore di alienare i figli dall’altro genitore? Quanto può pesare questo comportamento nelle decisioni dei giudici riguardo l’affido dei minori? Queste sono le questioni chiave che tratteremo nel seguente articolo.

Quando un genitore influenza negativamente i figli

Ci sono diversi tipi di sanzione che il giudice può prendere quando un genitore denigra l’altro dinanzi ai figli. Si può andare dalla semplice ammonizione verbale, alla previsione di una sanzione per arrivare, nei casi più gravi, alla perdita del collocamento o, addirittura, dello stesso affidamento.

In particolare, in base alla gravità della condotta, il giudice può disporre:

  • l’ammonimento verbale del genitore inadempiente (che, di fatto, ha conseguenze solo se la condotta viene ripetuta successivamente e può condurre a una sanzione più grave);
  • il risarcimento dei danni nei confronti del minore a cui è stato leso il cosiddetto «diritto alla bigenitorialità» (ossia a conservare solidi e affettuosi legami con entrambi i lati della famiglia);
  • il risarcimento dei danni a carico del genitore escluso dalla vita dei figli;
  • la condanna del genitore inadempiente a una sanzione amministrativa pecuniaria, da un minimo di 75 a un massimo di 5.000 euro, anche congiuntamente ai provvedimenti appena elencati;
  • la perdita del collocamento del figlio, che pertanto andrà a vivere dall’altro genitore;
  • la perdita dell’affidamento condiviso che quindi verrà sostituito dall’affidamento esclusivo a favore dell’ex.

Tuttavia il giudice deve sempre valutare l’interesse del minore. Sicché, pur dinanzi a una condotta grave, se risulta che il figlio non abbia un rapporto sereno con l’altro genitore, difficilmente il giudice potrebbe revocare la collocazione dello stesso, con conseguente trasferimento.

L’interesse prevalente dei minori

Partiamo da un caso recente, riportato dalla sezione famiglia della Corte di appello di Bari. Nonostante il padre abbia coinvolto i suoi figli nella disputa personale contro la madre post-separazione, i giudici hanno ritenuto che fosse nell’interesse dei bambini continuare a vivere con lui, poiché si era rivelato essere il loro unico punto di riferimento. Anche il più piccolo dei figli ha espresso il desiderio di vivere con il padre.

Ma come può succedere una cosa del genere? Non dovrebbe essere sanzionato il genitore che usa i figli come strumenti di vendetta personale?

Il principio fondamentale nei casi di affido è sempre l’interesse superiore dei minori. Nonostante il comportamento narcisistico del padre e il suo tentativo di isolare i figli dalla madre, i giudici hanno stabilito che fosse più importante evitare la disgregazione della famiglia e permettere ai tre fratelli di vivere insieme.

Cosa significa per l’affido dei figli?

Questo caso sottolinea quanto sia complesso il processo decisionale in materia di affido. Anche quando un genitore coinvolge i figli nel conflitto con l’ex partner, ciò non necessariamente comporta la perdita dell’affido, a patto che risulti essere il riferimento principale per i bambini.

L’importanza della CTU

Nel caso in esame, la decisione della Corte è stata influenzata dalla consulenza tecnica d’ufficio (la cosiddetta CTU), nonostante non fosse stata possibile la somministrazione dei test di valutazione. Questo sottolinea l’importanza del ruolo dei consulenti tecnici nel fornire una valutazione obiettiva della situazione familiare e delle esigenze dei minori.

Il dovere di ascoltare i minori

Il giudice, a pena di nullità della sentenza, deve sempre sentire i minori se hanno almeno 12 anni tutte le volte in cui deve prendere un provvedimento che li riguardi. E deve disporre la loro audizione anche se più giovani, se ritenuti capaci di discernimento.

 

 
Pubblicato : 7 Giugno 2023 09:45