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Malattia del dipendente: il medico deve rivelarla al datore?

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(@mariano-acquaviva)
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Il lavoratore ha diritto alla riservatezza sui dati che riguardano le proprie condizioni di salute? Cosa devono riportare i certificati medici?

Ogni dipendente, privato o pubblico che sia, ha il diritto di conservare il posto di lavoro nel caso di assenza per malattia. Affinché ciò sia possibile occorre però che la patologia del lavoratore sia formalmente riconosciuta da un medico che attesti, sia al datore che all’Inps che paga l’indennità sostitutiva, che la malattia sia tale da impedire al dipendente di recarsi in azienda. Con il presente articolo risponderemo al seguente quesito: il medico deve rivelare al datore la malattia del dipendente?

La domanda si pone in ragione del diritto alla riservatezza che spetta al lavoratore il quale, anche se dipendente, potrebbe non essere tenuto a fornire al datore dati sensibili inerenti alla propria salute. Vediamo cosa dispone la legge.

Cos’è la malattia?

Dal punto di vista del diritto del lavoro la “malattia” è uno stato di alterazione della salute che provoca un’incapacità (assoluta o parziale) di svolgere l’attività lavorativa per un certo periodo di tempo.

Come per le ferie, anche in questa ipotesi la prestazione è inesigibile da parte del datore di lavoro.

In caso di malattia il dipendente ha diritto alla conservazione del posto di lavoro e a percepire una retribuzione o un’indennità economica sostitutiva, pur in assenza della prestazione.

Il medico fiscale deve comunicare la patologia al datore?

Secondo la Corte di Cassazione [1], viola la privacy del dipendente il fatto che nella copia del referto medico destinata al datore sia riportata esplicitamente la patologia dalla quale risulta affetto il lavoratore in malattia.

Stante la riservatezza da utilizzare in presenza di dati sensibili come quelli sulla salute, infatti, il datore è tenuto a conoscere esclusivamente la conferma della prognosi da parte del medico.

Per la Suprema Corte, dunque, c’è violazione della riservatezza del lavoratore allorquando il medico fiscale indichi, nella copia del referto di controllo destinata al datore di lavoro, la diagnosi sulla patologia del dipendente.

Non vi è dubbio, infatti, che le condizioni di salute costituiscano un dato sensibile del prestatore da tenere riservato anche nei confronti del datore di lavoro, il quale deve essere a conoscenza soltanto della conferma o meno della prognosi da parte del medico fiscale.

Certificati medici: cosa deve esserci scritto?

Quanto affermato dalla giurisprudenza si pone in linea con ciò che ha asserito il Garante per la privacy con riferimento agli attestati rilasciati dalle strutture ospedaliere e alle informazioni che devono essere contenute al loro interno al fine di non incorrere in violazione della privacy.

Il Garante ha infatti chiarito che sui certificati medici rilasciati dagli enti pubblici devono essere presenti solo informazioni generiche.

Questo significa che non vi devono essere dati di carattere personale circa: lo stato di salute del paziente; il nome della struttura sanitaria; la tipologia di esame diagnostico effettuato; la tipologia di visita effettuata ecc.

Dal canto suo, il medico è obbligato a non divulgare a terzi le condizioni di salute dei propri pazienti e, nei certificati medici che attestano l’idoneità al servizio di un lavoratore, deve essere riportato il solo giudizio medico legale, senza diagnosi.

Il certificato deve avere carattere generico, senza alcun riferimento agli aspetti personali riguardanti il paziente.

Il datore può svolgere indagini sulla salute del dipendente?

Il datore di lavoro (sia esso un soggetto pubblico o privato) non può svolgere indagini tese a verificare se la certificazione di malattia del dipendente, attestata dal medico curante, sia vera o falsa.

Né può effettuare accertamenti sanitari sull’idoneità e infermità per malattia o infortunio dei propri dipendenti [2].

Al contrario, può effettuare investigazioni per verificare che, effettivamente, il dipendente si trovi a casa e non altrove (ad esempio, in vacanza).

In altre parole, il datore può accertare i comportamenti del dipendente sanzionabili a livello disciplinare.

Il datore di lavoro può divulgare la patologia del dipendente?

In ogni caso, il datore di lavoro che è a conoscenza della patologia del proprio dipendente non può divulgare tale informazione, sulla quale deve quindi mantenere il più stretto riserbo.

La conseguenza di un’illecita diffusione di tale dato sensibile può giustificare un’azione legale volta a ottenere il risarcimento per violazione della privacy, soprattutto se dalla divulgazione della notizia sia derivato un danno tangibile al lavoratore.

Massimo, in malattia per problemi psichiatrici, al suo rientro viene isolato dai colleghi. Scopre che il datore ha divulgato la sua patologia che, al contrario, sarebbe dovuta rimanere privata. Per tale ragione incarica un avvocato di fare causa al datore per ottenere il risarcimento dei danni morali.

 
Pubblicato : 23 Marzo 2024 10:00