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Lite condominiale: si può revocare il porto d’armi?

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(@mariano-acquaviva)
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Quali sono i requisiti per ottenere la licenza per le armi? Un litigio condominiale o una denuncia archiviata possono giustificare la revoca del porto?

I litigi in condominio sono all’ordine del giorno e, purtroppo, non sempre si concludono con un semplice scambio di vedute divergenti: a volte si trascende negli insulti e nelle minacce, giungendo perfino alle percosse e alle lesioni personali. Può una lite condominiale giustificare la revoca del porto d’armi?

La giurisprudenza ha affrontato a più riprese questo argomento, stabilendo che l’autorità di pubblica sicurezza (il questore, in genere) ha ampia discrezionalità in merito alla valutazione di episodi e circostanze che possano giustificare sia il diniego che la revoca della licenza amministrativa che consente la detenzione di armi. Approfondiamo la questione.

Quali requisiti per avere il porto d’armi?

Ciò che comunemente viene chiamato “porto d’armi” non è altro che una licenza amministrativa concessa dal questore o dal prefetto a seguito di apposita istanza presentata dal diretto interessato.

I requisiti per ottenere il porto d’armi sono sostanzialmente gli stessi, a prescindere dalla motivazione per cui ne è chiesto il rilascio (uso sportivo o venatorio, difesa personale):

  • maggiore età;
  • idoneità psicofisica;
  • assenza di condanne penali;
  • buona condotta e affidabilità, che possono essere valutati anche da circostanze diverse dai procedimenti penali.

Quest’ultimo punto merita un approfondimento.

Si può negare il porto d’armi a un incensurato?

L’autorità di pubblica sicurezza può negare il rilascio (o il rinnovo) del porto d’armi a una persona incensurata, cioè priva di condanne penali, se ritiene che sia ugualmente pericoloso concederle la disponibilità di un’arma.

Il questore gode infatti di un’ampia discrezionalità con riferimento alla concessione del porto d’armi, essendo libero di valutare ogni circostanza che possa sconsigliare il rilascio della licenza amministrativa.

Per la precisione, la legge [1] dice che la licenza per il porto d’armi può essere negata o revocata;

  • ai soggetti di cui sia messa in discussione la buona condotta;
  • quando vi sia il fondato sospetto che si possa abusare delle armi.

L’autorità di pubblica sicurezza, dunque, non valuta solo l’incensuratezza del richiedente, cioè l’assenza di condanne penali definitive, ma ogni elemento che possa incidere sull’opportunità di consentire a una persona il possesso delle armi.

In buona sostanza, questore e prefetto dovranno tener conto non solo della fedina penale ma anche dei procedimenti penali ancora pendenti, nonché dei cosiddetti precedenti di polizia, cioè di tutte le segnalazioni che sono pervenute alle forze dell’ordine, non necessariamente costituenti reato, a cui non ha fatto seguito un procedimento penale.

Si pensi all’uomo segnalato per molestie alla polizia a cui, però, non ha fatto seguito la querela da parte della persona offesa, oppure alla persona che è stata sottoposta a processo per un reato poi dichiarato prescritto, oppure ancora al ragazzo trovato in possesso di sostanze stupefacenti.

Revoca porto d’armi per lite condominiale: è legittima?

Secondo la giurisprudenza [2], è legittima la revoca del porto d’armi a seguito di una lite condominiale, se questa è sfociata in fatti penalmente rilevanti come le percosse e le lesioni personali.

A tal proposito, la giurisprudenza spiega che, per giustificare la revoca, non occorre attendere la sentenza definitiva di condanna: anche la sola querela sporta per reati commessi con violenza può legittimare l’ordine di revoca da parte dell’autorità di pubblica sicurezza.

Come ricordato in precedenza, infatti, uno dei requisiti fondamentali per il rilascio e la permanenza della licenza amministrativa è la buona condotta, la quale viene meno quando è stata denunciata alle autorità la commissione di fatti penalmente rilevanti.

La legge riconosce al questore (e al prefetto) l’ampio potere discrezionale di valutare l’affidabilità di un soggetto proprio per tutelare valori di assoluta rilevanza come l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza.

Tale giudizio di potenziale inaffidabilità potrebbe inoltre trovare riscontro sulla scorta di circostanze atipiche e quindi non per forza sulla base di giudizi di natura strettamente penalistica.

D’altronde, la giurisprudenza della Corte Costituzionale [3] ha affermato come la licenza di portare armi al di fuori della propria abitazione e delle pertinenze della stessa sia da considerarsi non già un diritto soggettivo legittimamente riconosciuto ma, al contrario, una eccezione a un generico divieto.

Si può revocare il porto d’armi per una denuncia archiviata?

La discrezionalità del questore nel valutare l’affidabilità e la buona condotta del richiedente o del possessore del porto d’armi non può spingersi sino a non tenere in considerazione anche gli elementi favorevoli all’istante.

Secondo la giurisprudenza [4], è illegittima la revoca della licenza per una lite condominiale che, seppur sfociata in una querela per minacce, è terminata con l’archiviazione della notizia di reato.

Secondo i giudici, è ingiusta la revoca del porto d’armi basata solo su una denuncia archiviata, senza ulteriori elementi che dimostrino l’inaffidabilità del soggetto.

Nel caso di specie, si trattava di un ex carabiniere in pensione, incensurato, che aveva sempre detenuto l’arma senza che vi fossero mai stati problemi.

Insomma: in assenza di precedenti penali, la revoca del porto d’armi per mancanza di buona condotta deve essere debitamente provata dal questore sulla scorta di elementi concreti.

 
Pubblicato : 30 Dicembre 2023 18:15