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L’importanza di un avvocato per il tuo caso

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(@carlos-arija-garcia)
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Come deve essere fatta la scelta del proprio difensore. Il contratto per l’incarico e le basi del rapporto di fiducia. Le responsabilità in caso di sconfitta.

Se devi affrontare una lite in tribunale non sempre puoi presentarti davanti a un giudice da solo. In alcuni casi, perché non ti conviene: avere accanto un professionista che conosce la legge e tutte le regole previste per i processi civili o penali può determinare il successo o l’insuccesso della tua causa. In altri casi, invece, è la normativa stessa che prevede l’obbligo di assistenza legale da parte di un difensore. Ecco, dunque, l’importanza di un avvocato per il tuo caso: avere la certezza di contare su un professionista che, come recita l‘articolo 2 della disciplina forense [1], svolge l’attività difensiva del proprio assistito «in libertà, autonomia e indipendenza».

L’importanza di un avvocato per il tuo caso non risiede soltanto nella sua conoscenza delle leggi e delle procedure (conoscenza che, spesso, il cliente non ha) ma anche – soprattutto, verrebbe da dire – nel rapporto di fiducia che si instaura tra le parti. Dopodiché, c’è un rapporto strettamente professionale che va sancito per iscritto e che prevede determinati vincoli. Vediamo quali.

Come dare l’incarico a un avvocato

Il cliente può affidare l’incarico ad un avvocato in forma orale ma è più comune farlo per iscritto con un contratto che si inserisce tra quelli d’opera intellettuale. In seguito a questo accordo:

  • il professionista si impegna ad eseguire la sua prestazione, indipendentemente dal risultato che si otterrà alla fine del procedimento in tribunale;
  • il cliente si impegna al pagamento del compenso al professionista.

È compito dell’assistito verificare la competenza dell’avvocato e controllare che il professionista svolga correttamente i suoi doveri [2]. A tal proposito, il Codice deontologico prevede che all’articolo 12 che l’avvocato non possa accettare incarichi che sappia di non poter svolgere con adeguata competenza.

Per stabilire le basi di un corretto rapporto di fiducia che convinca il cliente a dare l’incarico ad un determinato avvocato, ci sarà un primo colloquio – che potrebbe essere a pagamento –, coperto dal segreto professionale, nel corso del quale verranno esposti i fatti dovutamente documentati. L‘avvocato darà le sue prime indicazioni e consiglierà al cliente se sia il caso di avviare l’azione legale oppure di lasciarla perdere perché non ci sono delle buone possibilità di vincere in tribunale.

Va, comunque, precisato che un avvocato non può mai avere l’assoluta certezza di una vittoria o di una sconfitta.

Il professionista, inoltre, dovrà esporre al cliente la complessità e gli eventuali costi dell’incarico. In particolare, sarà tenuto a comunicare:

  • le attività da compiere, compresi eventuali alternative all’azione in tribunale (ad esempio, iniziative di mediazione o altre soluzioni extragiudiziarie);
  • la possibilità di avvalersi – se vi sono i requisiti – del gratuito patrocinio;
  • la complessità e la possibile durata del procedimento.

L’incarico va formalizzato attraverso un mandato o procura, cioè un atto scritto che sancisce nomina dell’avvocato a difendere gli interessi dell’assistito. Il professionista può, in questa sede, chiedere un acconto, che dovrà essere versato con strumenti tracciabili (bonifico, carta di credito, ecc.).

Causa persa: l’avvocato va pagato?

L’avvocato, come accennato in precedenza, non risponde di un eventuale risultato negativo della causa e deve essere, comunque, pagato per il lavoro svolto, anche in caso di sconfitta. Ciò nonostante, il difensore deve sempre perseguire l’interesse del suo assistito con competenza e professionalità. In caso contrario, cioè se fa dele scelte contrarie all’interesse del cliente, quest’ultimo avrà diritto ad un risarcimento da parte dell’avvocato. La regola appena citata, però, non è valida per errori relativi alle attività legate all’interpretazione delle leggi e alla risoluzione delle questioni opinabili, comprese le scelte processuali. Il risarcimento, dunque, spetta solo quando sia possibile provare che senza la negligenza, l’imperizia o l’inadempimento dell’avvocato sarebbe stato possibile ottenere un risultato diverso.

Si può cambiare avvocato durante il processo?

Quando viene a mancare la fiducia nel proprio avvocato, il cliente può revocare l’incarico e scegliere un altro difensore. È importante, a tal fine, spiegare al più presto ed in modo chiaro e sincero i motivi dela revoca.

Il legale dovrà, a quel punto, mettere a disposizione del cliente e del nuovo difensore tutti gli atti e i documenti in suo possesso.

L’avvocato che subentra è tenuto ad operare in modo che l’avvicendamento non crei dei danni all’assistito.

L’avvocato può rinunciare al mandato?

Oltre a non accettarlo in partenza, l’avvocato può rinunciare al mandato già ottenuto ed in parte svolto quando ritenga che non esiste più un solido rapporto di fiducia con il cliente (ad esempio, quando questi menta sui fatti o non sia disposto a seguire la linea difensiva tracciata dal legale). In tal caso, il professionista deve comunicarlo all’assistito con un congruo preavviso.

Se il cliente si rende irreperibile, l’avvocato deve comunicargli la rinuncia al mandato con lettera raccomandata inviata all’indirizzo anagrafico e all’ultimo domicilio conosciuto. Così facendo, rimane esonerato da ogni altra attività, indipendentemente dal fatto che l’assistito abbia effettivamente ricevuto tale notifica.

Non può rinunciare all’incarico il difensore d’ufficio durante un procedimento penale, tranne in qualche caso eccezionale,

 
Pubblicato : 1 Marzo 2023 14:30