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Lettera dell’avvocato: che mi succede se non rispetto il termine?

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(@raffaella-mari)
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Cosa succede non si risponde alla lettera di un avvocato e si lascia scadere il termine? Che valore ha una lettera legale?

Le lettere di diffida spedite dagli avvocati presentano sempre un elemento ricorrente: stabiliscono un termine preciso entro il quale adempiere a determinate richieste e avvertono che, in caso di mancato rispetto di tale scadenza, si procederà per vie legali. Cosa accade se non si fornisce risposta, se non si fa quanto intimato o se si verifica un ritardo anche di pochi giorni? In questo articolo vedremo cosa succede se non si rispetta il termine della lettera dell’avvocato, quali sono le conseguenze per il debitore e le possibili sanzioni legali. Ma procediamo con ordine.

Che valore ha la lettera di un avvocato?

La lettera di un avvocato, nota anche come lettera di diffida, serve come formale avviso da parte di una persona, tramite il proprio legale, nei confronti di un’altra parte, per evidenziare una violazione o un inadempimento di obblighi legali, contrattuali o di altro tipo.

Il principale obiettivo di tale lettera è risolvere la questione in modo amichevole e prevenire azioni legali; serve quindi per incoraggiare il destinatario a risolvere la disputa prima che questa sfoci in una causa, evitando così perdita di tempo e di denaro per entrambe le parti.

Tecnicamente la lettera di un avvocato, anche chiamata diffida o messa in mora, è un «atto stragiudiziale»: non si inserisce cioè in un processo già in corso e non ne è neanche un presupposto. Questa precisazione ha delle importanti implicazioni pratiche. Eccole:

  • la lettera non è un atto obbligatorio: non è cioè condizione per agire in giudizio;
  • la lettera può essere scritta anche dalla parte personalmente: la firma dell’avvocato non è necessaria ma serve più che altro a manifestare alla controparte la serietà delle intenzioni dell’istante;
  • i termini della lettera non sono perentori come lo sono invece i termini processuali;
  • il mancato adempimento non consente di avviare azioni esecutive (come il pignoramento) se prima non c’è una condanna di un giudice, la quale a sua volta presuppone un processo o un ricorso per decreto ingiuntivo.

L’effetto principale della lettera dell’avvocato è di interrompere i termini di prescrizione relativi al diritto del creditore. Infatti, dal giorno del ricevimento della diffida, la prescrizione (che, salvo caso speciali, per un credito derivante da un contratto è di 10 anni [1]) ricomincia a decorrere da capo.

Cosa succede dopo la lettera dell’avvocato?

Dopo la diffida, se non c’è adempimento, l’avvocato si consulterà con il proprio cliente e valuterà le condizioni per un’eventuale azione giudiziale. Quindi l’avvio del processo successivo alla lettera legale non è immediato, né scontato. A volte potrebbero trascorrere settimane o addirittura mesi.

In altri casi, la diffida potrebbe essere solo il tentativo di risolvere la controversia le spese per il giudizio, senza però che vi sia un’effettiva e reale intenzione di adire il giudice. In queste ipotesi, dopo la lettera, non seguirà alcun altro atto.

Potrebbe tuttavia succedere che la controparte abbia già presentato al proprio legale le prove per l’inizio della causa e che questi, solo al fine di sollecitare uno spontaneo adempimento, abbia inviato la diffida. In tal caso, dopo qualche giorno dalla scadenza dei termini, è probabile che si riceva l’atto di citazione in giudizio.

Attenzione però: se il diritto fatto valere riguarda un credito in denaro o la restituzione di una cosa determinata, il creditore presenterà al giudice un ricorso per decreto ingiuntivo, sicché il debitore ne verrà a conoscenza con la successiva notifica solo dopo diverse settimane (a volte mesi).

Che succede se non si risponde alla lettera dell’avvocato?

Non esiste un termine minimo o massimo entro cui l’avvocato possa fissare alla controparte l’adempimento. Di solito si danno dai 5 ai 14 giorni di tempo per adempiere. Che succede se non si rispetta questa intimazione? Come anticipato, non scatta alcuna sanzione il giorno dopo. Né si riceverà immediatamente un atto giudiziario. Anche chi risponda con qualche giorno di ritardo potrà tentare una soluzione bonaria o rappresentare i propri diritti e le proprie ragioni alla controparte.

Verosimilmente, è quindi molto difficile che, alla scadenza del termine, il legale proceda già con un’azione giudiziaria. Di norma, infatti, si lascia sempre, al debitore, un tempo più ampio rispetto a quello indicato nella diffida, quanto meno per recarsi dal proprio legale e consentire a quest’ultimo di scrivere una eventuale risposta, attendendo poi i tempi per il recapito, da parte del servizio postale, della relativa raccomandata.

Peraltro, anche a voler ammettere che, già all’esatta scadenza del termine, il legale proceda in giudizio, il debitore potrebbe non venirne affatto a conoscenza. Infatti, come anticipato la procedura più usata, in caso di mancato pagamento di una fattura o, comunque, di una obbligazione pecuniaria, è il decreto ingiuntivo.

In tale caso, tutto il procedimento in tribunale (o, per crediti inferiori a 5 mila euro, dal giudice di pace) si svolge senza la presenza del debitore. L’avvocato del creditore si limita solo a depositare, presso la cancelleria del giudice competente, le prove scritte del proprio credito (una fattura, una lettera di ammissione del debito da parte del debitore, ecc.); il magistrato, automaticamente, emette un ordine di pagamento nei confronti del debitore – senza sentire quest’ultimo – che si chiama, appunto, “decreto ingiuntivo”.

Tale decreto, poi, viene notificato al debitore e questi ha, infine, 40 giorni di tempo per decidere se adempiere o meno. In tale ultimo caso, si sottopone al rischio di un pignoramento.

Ebbene, dal giorno in cui il creditore deposita in tribunale il ricorso per decreto ingiuntivo a quando il debitore, con la notifica dello stesso, ne viene a conoscenza, possono passare diversi mesi (ciò dipende, piuttosto, dal carico di lavoro dell’ufficio giudiziario). Mesi, quindi, di assoluto silenzio.

Durante tutto questo tempo, il debitore ben potrebbe comunque adempiere alla propria obbligazione e il creditore non potrebbe rifiutarla. Tuttavia quest’ultimo potrebbe giustamente esigere, se già depositato il ricorso per decreto ingiuntivo, anche le spese legali sino ad allora sostenute.

Come faccio a capire cosa contiene la lettera di un avvocato?

Un’ultima precisazione che, sulla base dell’esperienza, è sempre necessario fare.

Molto spesso, i “non addetti ai lavori” scambiano per una lettera dell’avvocato degli atti che invece sono veri e propri atti giudiziari: ossia una citazione, un decreto ingiuntivo, un atto di precetto, ecc.

Non bisogna fare confusione, perché si tratta di atti completamente diversi e con conseguenze diametralmente opposte. Innanzitutto, i termini indicati negli atti processuali, a differenza di quelli contenuti nella lettera di un avvocato, sono perentori: scaduti, non c’è più possibilità di tornare indietro e il debitore potrebbe anche perdere definitivamente la possibilità di difendersi.

Ecco perché il consiglio è sempre quello di trasmettere una copia di ciò che si è ricevuto al proprio legale, affinché chiarisca di cosa si tratta.

Come rispondere alla lettera di un avvocato?

Rispondere a una lettera di un avvocato, in particolare se si tratta di una diffida, richiede attenzione e prudenza onde evitare di ammettere tacitamente la propria responsabilità. Ad esempio, una persona che contesti l’entità del credito sta però ammettendo l’esistenza dello stesso. Il debitore che chieda del tempo per pagare sta ammettendo sia l’esistenza del debito che l’entità. E lo stesso dicasi per chi deduca di aver già pagato: egli non potrà, in un momento successivo, contestare l’esistenza del credito.

La risposta dovrà essere per iscritto, con raccomandata a.r. o con Pec.

Non è necessario un avvocato per rispondere a un avvocato ma è preferibile.

Il consiglio è di chiedere sempre un confronto personale con la controparte in modo da tentare una soluzione bonaria.

Ecco alcuni passaggi consigliati per affrontare la situazione in modo efficace:

  • leggere attentamente: prenditi il tempo necessario per leggere con attenzione la lettera, comprendendo le richieste e le motivazioni esposte dall’avvocato;
  • valutare la situazione: analizza le circostanze e le accuse mosse nella lettera. Valuta se le richieste sono fondate e in che misura sei coinvolto nella questione;
  • consultare un avvocato: prima di rispondere, è saggio consultare un avvocato per ottenere una valutazione professionale della situazione e per formulare una risposta adeguata. Un legale saprà consigliarti sulla migliore linea di azione da seguire, sia che si tratti di adempiere alla richiesta, negoziare una soluzione o contestare le affermazioni;
  • rispondere in modo professionale: la risposta deve essere redatta in modo formale e professionale, preferibilmente con l’assistenza del tuo avvocato. Assicurati di indirizzare tutti i punti sollevati nella lettera di diffida, fornendo le tue argomentazioni e le eventuali prove a sostegno della tua posizione;
  • mantenere le prove: se si afferma una circostanza, bisogna avere le prove di ciò che si dice nel caso in cui dovesse successivamente intervenire un processo;
  • cercare una risoluzione amichevole: se possibile, cerca di risolvere la disputa in modo amichevole. Spesso, il dialogo e la negoziazione possono portare a una soluzione soddisfacente per entrambe le parti, evitando così procedimenti giudiziari lunghi e costosi.
 
Pubblicato : 12 Febbraio 2024 19:01