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Le operazioni sul conto corrente della casalinga sono reddito in nero del marito?

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(@angelo-greco)
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Il Fisco può controllare le movimentazioni sul conto corrente intestato alla moglie del contribuente oggetto di accertamento.

Non succede di rado che il marito operi sul conto corrente della moglie per nascondere proventi sottratti al fisco. Ma cosa rischiano i coniugi nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse accorgersi di tali movimentazioni e ritenere che sono riconducibili ad evasione fiscale? Le operazioni sul conto corrente della casalinga sono reddito in nero del marito? Nei confronti di chi verrebbe effettuato l’accertamento? La questione è stata al centro di numerose pronunce della giurisprudenza che meritano di essere spiegate. Il fenomeno dell’intestazione fittizia del conto corrente è infatti tutt’altro che raro. Ma procediamo con ordine.

Il fisco può controllare il conto corrente della moglie?

Nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate effettua un accertamento fiscale su un contribuente può estendere le indagini anche sui conti dei familiari (come il coniuge o un anziano genitore). Tale estensione deve chiaramente essere giustificata dal rinvenimento di disponibilità su detti conti che appaiano incompatibili con i redditi da questi ultimi dichiarati.

Per rendere la questione molto più semplice e intuitiva facciamo un esempio pratico.

Tizio, imprenditore e titolare di un’attività di ristorazione, ha accumulato un certo volume di contanti, frutto di redditi in nero. Decide di versarli sul conto della moglie che, essendo casalinga e disoccupata, a suo avviso non è oggetto di attenzioni da parte del fisco. Senonché, un giorno, l’Agenzia delle Entrate effettua un accertamento sull’attività di Tizio e, nel farlo, controlla anche le movimentazioni sul conto corrente di sua moglie. Lì rinviene dei redditi di cui una casalinga senza lavoro non potrebbe mai disporre. A questo punto, l’ufficio delle Entrate può ritenere che dette somme siano in realtà riconducibili all’attività di Tizio. Dunque le sottopone a tassazione con l’applicazione delle conseguenti sanzioni.

I sospetti sul conto corrente intestato alla casalinga

Il Fisco può sempre operare un accertamento sulle movimentazioni del conto corrente della casalinga, moglie di un imprenditore o di un professionista, per verificare che si tratti di redditi dichiarati: è la titolare del conto, poi, a dover dimostrare che ogni singola operazione non è imputabile all’attività in nero del marito. A dirlo è la Cassazione con sentenza n. 21420/212. Si tratta di un netto giro di vite sui conti dei familiari che spesso diventano conti di comodo per redditi non dichiarati.

Nel caso di specie, la Suprema Corte ha ritenuto fondato il sospetto che tutti i prelievi e versamenti effettuati sul conto corrente della moglie disoccupata (e quindi non titolare di redditi) possano essere riconducibili invece a proventi non dichiarati del marito. E pertanto è pienamente legittimo l’accertamento dell’Amministrazione finanziaria su tale conto corrente.

Come difendersi dall’accertamento

La prova contraria, relativa cioè alla legittima provenienza delle somme, spetta al contribuente e non al Fisco. In particolare, è la moglie titolare del conto a dover dimostrare che ogni singola operazione non è imputabile all’attività in nero del marito.

Quando è possibile estendere l’accertamento ai conti dei familiari?

La legge [1] consente all’Agenzia delle Entrate di procedere all’accertamento fiscale anche su conti correnti bancari formalmente intestati a terzi, quando si abbia motivo di ritenere (anche sulla base di semplici indizi) che tali rapporti siano in qualche modo connessi e inerenti al reddito del contribuente.

Come chiarito dalla Commissione Tributaria Regionale di Milano (sent. n. 105/2010), è legittima la pretesa dell’ufficio delle imposte di ricondurre al contribuente le operazioni contestate sul conto della moglie. Tale legittimità viene fornita proprio dalle giustificazioni prodotte dal contribuente e, in ogni caso, allorché la moglie non sia produttrice di reddito, sì che le movimentazioni bancarie non possano che derivare dall’attività del marito, salvo ipotesi particolari non emerse.

Sempre la Cassazione con sent. n. 7957/2007, ha precisato che il potere del fisco di presumere l’inerenza dei movimenti su conti correnti bancari ad operazioni in nero – in assenza di prova contraria fornita dal contribuente – può essere esercitato anche con riguardo a conti correnti intestati ai familiari (nella specie, a figlio del contribuente) qualora il contribuente, che normalmente operi sugli stessi, non dimostri che quel potere di disposizione gli è stato dato per circostanze specifiche e ampiamente giustificabili [2].

 
Pubblicato : 12 Gennaio 2024 11:31