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L’avvocato del patronato si paga?

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(@mariano-acquaviva)
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L’assistenza legale offerta dal difensore consigliato dal patronato va retribuita oppure è gratuita? Cosa succede se il giudice liquida le spese?

I patronati risolvono i problemi lavorativi e previdenziali dei cittadini che si rivolgono a loro. Spesso però l’attività di informazione e di assistenza garantita da questi enti non è sufficiente per affrontare le questioni più complesse. Si pensi, ad esempio, al verbale con cui l’Inps nega il riconoscimento della pensione d’invalidità o dell’indennità di accompagnamento; in casi del genere occorre necessariamente l’aiuto di un legale. È in questo contesto che si inserisce la seguente domanda: l’avvocato del patronato si paga?

Il quesito è molto ricorrente sul web, visto che l’assistenza assicurata da patronati e caf è normalmente gratuita. È quindi facile pensare che anche il difensore scelto per seguire la causa non debba essere pagato, in quanto retribuito dello Stato. Sin d’ora possiamo anticipare che non è così. Approfondiamo la questione spiegando se il legale assegnato dal patronato è davvero gratuito.

Patronato: cos’è e cosa fa?

I patronati sono organismi pubblici che offrono assistenza ai cittadini con particolare riferimento alle questioni che riguardano il lavoro, la pensione e, più in generale, la previdenza (richiesta di invalidità, accompagnamento, ecc.).

Il patronato è gratuito?

I servizi offerti dai patronati sono essenzialmente gratuiti. Ciò è possibile in quanto lo Stato rimborsa l’organismo per le attività svolte con il cosiddetto “sistema di punti pratica”, cioè una somma di denaro (generalmente da 35 a 175 euro) per ogni pratica elaborata.

Sono tuttavia dovuti dei piccoli contributi solo con riferimento ad alcune forme di assistenza, come ad esempio quella che riguarda la domanda di assegno familiare.

Patronato: quando serve l’avvocato?

Il patronato non può gestire ogni tipo di pratica solo con il personale a propria disposizione. Alcune volte, infatti, occorre l’assistenza qualificata di un legale, il quale è l’unico a poter patrocinare una causa in tribunale.

Si pensi ad esempio al giudizio che bisogna intraprendere contro il datore di lavoro che non ha versato i contributi oppure contro l’Inps che non vuole riconoscere l’accompagnamento.

In tutte queste ipotesi, cioè quando la strada amministrativa non è più percorribile ma bisogna intraprendere un percorso giudiziario, occorre necessariamente che intervenga un avvocato, il quale è generalmente suggerito dal patronato stesso. Chi paga la parcella del difensore? Scopriamolo.

L’avvocato del patronato è gratis?

Contrariamente ai servizi resi del patronato, la prestazione dell’avvocato va pagata. Il legale, infatti, è un libero professionista che ha diritto all’onorario esattamente come qualsiasi altro lavoratore autonomo (ingegnere, architetto, medico, ecc.).

Quindi, anche se l’avvocato viene consigliato dal patronato, la parcella dovrò comunque essere pagata, in quanto si tratta di un servizio che non viene offerto dall’organismo pubblico.

Qual è la parcella dell’avvocato del patronato?

L’onorario dell’avvocato del patronato andrà stabilito direttamente con il difensore, il quale ha l’obbligo di presentare al cliente un preventivo scritto all’interno del quale sono elencate analiticamente tutte le voci della propria parcella.

Ciò significa che il compenso dell’avvocato del patronato va pattuito con il libero professionista al momento del conferimento dell’incarico, cioè della sottoscrizione del mandato.

È però vero che, molte volte, è il patronato a stabilire un vero e proprio tariffario da proporre ai clienti. In questi casi deve ritenersi che i prezzi siano concordati con l’avvocato, il quale è disposto ad accettare un compenso minore a fronte delle pratiche che l’organismo gli procura.

È poi possibile che il difensore, liberamente, scelga di seguire la procedura gratuitamente, pattuendo un compenso solamente nel caso di esito positivo della controversia. Si tratta tuttavia di una libera scelta che non può essere imposta all’avvocato il quale, come detto, ha sempre diritto all’onorario.

L’avvocato del patronato va pagato se il giudice liquida le spese?

Un altro quesito molto ricorrente riguarda l’ipotesi in cui il giudice abbia già liquidato l’onorario dell’avvocato all’interno del proprio provvedimento (sentenza, decreto, ecc.). È il caso, ad esempio, del giudice che condanna l’Inps a pagare le spese legali del difensore della controparte.

Contrariamente a quanto molti pensano, anche in questo caso l’avvocato ha diritto a essere pagato, se gli accordi prevedevano un compenso maggiore rispetto a quello liquidato in sentenza.

Ad esempio, se l’avvocato aveva pattuito con il proprio cliente un onorario pari a 3mila euro e il giudice ne ha liquidati solo 2mila, i restanti mille euro dovranno comunque essere pagati.

 
Pubblicato : 31 Agosto 2023 08:15