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Lavori vietati a chi ha tatuaggi: quali sono?

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(@mariano-acquaviva)
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Quali sono le professioni e le attività vietate dalla legge alle persone con tatuaggi? Il datore può licenziare il dipendente che si è tatuato?

La colorazione permanente della pelle è diventata una pratica largamente diffusa in tutta Italia. Sono oramai in tantissimi, senza distinzione di sesso o di età, a decidere di “imprimere” sulla propria carne un segno indelebile, ad esempio per ricordare un avvenimento speciale oppure solamente per vanto. Con il presente articolo vedremo quali sono i lavori vietati a chi ha tatuaggi.

In effetti, il problema ha avuto molta risonanza soprattutto con riferimento ai concorsi pubblici per l’accesso alle forze dell’ordine. In tale ambito esistono alcune specifiche norme che sembrano vietare l’accesso a coloro che portano sulla propria pelle tatuaggi particolarmente visibili.

La giurisprudenza [1] è intervenuta a più riprese sulla questione stabilendo che un tatuaggio, per il semplice fatto di essere visibile, non può precludere la carriera nelle forze dell’ordine, a meno che dallo stesso non si evinca la “personalità abnorme” del soggetto. Si pensi all’aspirante carabiniere che ha un intero braccio tatuato con simboli di morte.

Fatto questo necessario chiarimento preliminare, vediamo ora quali sono realmente i lavori vietati alle persone che hanno tatuaggi.

Quali sono i lavori vietati a chi ha tatuaggi?

Contrariamente a quanto si possa pensare, non esiste una legge nazionale che vieti ai tatuati di svolgere determinate professioni.

In realtà, l’ordinamento giuridico italiana non regola i tatuaggi in relazione all’occupazione, in linea peraltro con la normativa europea.

Esistono tuttavia delle eccezioni. Come anticipato in premessa, le forze armate, come la polizia, i carabinieri e l’esercito, hanno requisiti specifici per i tatuaggi.

Questi requisiti non costituiscono un divieto assoluto, ma limitano le aree del corpo e i soggetti dei disegni che possono essere tatuati.

Tali restrizioni sono motivate dalla necessità di preservare un certo decoro ed evitare possibili problemi di riconoscimento.

Un agente sotto copertura sarebbe facilmente riconoscibile se mostrasse un tatuaggio permanente molto evidente, ad esempio sul viso, sul collo o sulla mano.

Particolari restrizioni potrebbero sorgere anche per lo svolgimento di professioni particolarmente prestigiose, come ad esempio quelle del notaio e dell’avvocato.

Con riferimento a quest’ultima categoria, il codice di deontologia forense stabilisce che «L’avvocato, anche al di fuori dell’attività professionale, deve osservare i doveri di probità, dignità e decoro, nella salvaguardia della propria reputazione e della immagine della professione forense».

Un avvocato che si è tatuato il viso con frasi ingiuriose potrebbe essere richiamato dal proprio Consiglio dell’ordine.

Il requisito non impedisce comunque all’avvocato di esercitare la professione.

Il datore di lavoro può decidere di non assumere persone con tatuaggi?

In generale, i datori di lavoro in Italia hanno una discrezionalità considerevole nella scelta dei candidati.

Per quanto riguarda i tatuaggi, la loro presenza non è considerata una base legale per la discriminazione.

In altre parole, mentre la mancata assunzione (o il licenziamento) basato su ragioni di sesso, religione o etnia costituiscono una discriminazione per la quale il datore può essere punito, ciò non vale per i tatuaggi.

La mancata assunzione di lavoratrici in gravidanza configura una discriminazione punibile con l’obbligo di risarcire i danni.

Questo significa che un datore di lavoro può liberamente scegliere di non assumere un candidato con tatuaggi, senza rischiare di incorrere in alcuna sanzione, a meno che il tatuaggio non abbia un’indiscutibile valenza religiosa.

Poniamo il caso di Marco, che ha un tatuaggio religioso sul braccio. Marco ha ricevuto una lettera di rifiuto da un datore di lavoro. In questo caso, Marco potrebbe decidere di portare la questione davanti al tribunale, sostenendo che è stato discriminato a causa del suo tatuaggio religioso.

Si può licenziare un lavoratore che si fa un tatuaggio?

È possibile licenziare un dipendente che si è tatuato, ma solo se l’azienda ha regole interne o accordi sindacali che vietano tali pratiche o ne limitano la visibilità.

Se un tatuaggio è visibile in parti del corpo rilevanti per la divisa aziendale, come il volto, la testa o le mani, il datore di lavoro potrebbe avere il diritto di licenziare il dipendente.

Per essere legale, infatti, il licenziamento può avvenire solamente nelle ipotesi di inadempimenti contrattuali i quali, quando sono gravissimi (si pensi al furto di un bene aziendale), giustificano perfino il licenziamento in tronco, cioè senza preavviso.

Il tatuaggio sulla pelle non rientra in tali ipotesi, a meno che non esista un divieto scritto che è stato accettato dal dipendente al momento dell’assunzione.

Tuttavia, possiamo immaginare un’altra circostanza in cui il datore, almeno in teoria, sarebbe legittimato al licenziamento del lavoratore che si è tatuato: ciò potrebbe avvenire allorquando il suddetto tatuaggio sia in evidente contrasto con le mansioni svolte dal dipendente.

Carlo, dipendente di un asilo nido privato, si fa tatuare una donna nuda sull’avambraccio, ben visibile ogni volta che indossa una maglietta a mezze maniche. Un tatuaggio del genere potrebbe essere causa di licenziamento perché diseducativo per i bambini e perché in grado di allontanare la clientela: i genitori, infatti, potrebbero decidere di non affidare i propri figli a una struttura in cui lavora tale personale.

Insomma: il datore deve valutare l’effettiva incidenza del tatuaggio nell’ambiente lavorativo.

La pubblica amministrazione può licenziare il dipendente che si è tatuato?

Nel caso delle assunzioni tramite concorso da parte di un’azienda pubblica, come una municipalità, i requisiti possono essere specificati in modo più dettagliato.

Se l’assenza di tatuaggi è uno dei requisiti espliciti, il datore può rifiutare un candidato a causa dei tatuaggi e può perfino licenziarlo se decide di realizzarne uno successivamente all’assunzione.

Per il resto, vale quanto detto in precedenza a proposito del rapporto di lavoro privato.

Lavori vietati a chi ha tatuaggi: conclusioni

In conclusione, mentre la legge italiana non vieta specificamente ai tatuati di svolgere un’attività, esistono eccezioni e situazioni in cui i tatuaggi possono influenzare le opportunità lavorative.

La discrezionalità dei datori di lavoro gioca un ruolo importante, ma la giurisprudenza italiana tende a non considerare i tatuaggi una base accettabile per impugnare la scelta del datore per discriminazione.

Tuttavia, è importante essere consapevoli delle regole interne aziendali e dei possibili requisiti specifici delle professioni, come nel caso delle forze armate.

 
Pubblicato : 11 Settembre 2023 17:15