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Lavoratore spaccia fuori dal lavoro: possibile licenziare?

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(@angelo-greco)
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Cosa dice la Cassazione sul licenziamento per comportamenti illeciti e reati commessi fuori dal lavoro.

Poniamo il caso di un dipendente che venga scoperto mentre commette un reato, come quello di spaccio, dopo aver espletato le proprie mansioni quotidiane. Il datore di lavoro lo viene a sapere e, senza neanche querelarlo, gli manda una lettera di licenziamento in tronco: addio per sempre! Sarebbe legittimo un comportamento del genere se non ha arrecato alcun danno all’azienda? È possibile licenziare un lavoratore che spaccia fuori dal lavoro?

La questione del licenziamento di un lavoratore per atti commessi al di fuori dell’orario di lavoro è sempre stata complessa e al centro di numerose vertenze giudiziali. La sentenza n. 8132/17 della Cassazione, pubblicata il 29 marzo, fornisce un esempio chiaro in cui tale licenziamento può essere ritenuto legittimo. Qui di seguito esploreremo le ragioni di tale decisione e le sue implicazioni.

Qual è il caso specifico trattato dalla Cassazione?

La Cassazione ha esaminato il caso di un operaio, licenziato dopo essere stato arrestato per detenzione di droga a fini di spaccio. Nonostante l’illecito fosse avvenuto fuori dall’ambiente lavorativo e il lavoratore non avesse un ruolo di responsabilità, la Corte ha ritenuto il licenziamento legittimo.

Il licenziamento è stato giudicato legittimo perché la condotta del lavoratore ha irrimediabilmente compromesso il rapporto di fiducia tra quest’ultimo e il suo datore di lavoro. Il fatto che il dipendente avesse patteggiato in sede penale ha rinforzato questa percezione.

Non dimentichiamo infatti che, tra i doveri del dipendente, non vi sono solo quelli strettamente inerenti alla mansione e al suo corretto espletamento, ma anche altri connessi all’immagine che, con la propria vita privata, riflette sull’azienda. Il dipendente quindi deve essere fedele al datore di lavoro e non danneggiarne il nome, ma anche non compiere atti che potrebbero spezzare quell’aspettativa di esatta esecuzione della prestazione lavorativa che il datore deve riporre in lui. Insomma tutto ciò che fa perdere al datore la fiducia nelle irreprensibilità del dipendente può essere causa di licenziamento, anche quando non determina un danno diretto al patrimonio aziendale.

Qual è la motivazione che può spingere il datore a licenziare il dipendente?

Il contesto di lavoro, un grande stabilimento con migliaia di maestranze, ha giocato un ruolo cruciale. La Corte ha ritenuto che il comportamento del dipendente potesse mettere in pericolo l’ambiente lavorativo, diffondendo la droga tra gli altri lavoratori.

La sentenza sottolinea che il giudice di primo grado deve valutare se e in che misura la condotta extralavorativa abbia effettivamente leso il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore.

Questa sentenza stabilisce un precedente importante: anche le azioni compiute fuori dall’ambiente di lavoro possono giustificare un licenziamento se ledono gravemente il rapporto di fiducia o mettono in pericolo la sicurezza e l’integrità dell’ambiente lavorativo.

 
Pubblicato : 23 Novembre 2023 14:30