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La riforma della Prescrizione In termini di Organizzazione degli uffici

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(@francesco-lamancusacosedelmondo-it)
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La riforma Nordio-Delmastro vanificherà gli ultimi due anni di lavoro organizzativo dei magistrati di appello e di Cassazione, costringendoli a riscrivere tutti i progetti organizzativi, con notevole perdita di tempo e aggravio di lavoro. Vediamo perché: da sempre i calendari delle udienze sono programmati tenendo conto dei termini di prescrizione del reato; è sempre la logica della corsa contro il tempo a governare quei calendari: ferme talune effettive corsie di emergenza (processi con detenuti e per reati da codice rosso, ossia gli unici davvero prioritari, tra quelli contemplati dall’art. 132-bis disp. att.), si celebrano prima i processi nei quali la prescrizione del reato è più prossima, proprio per evitare la prescrizione. Venuta meno la prescrizione in appello e in Cassazione, con la riforma Bonafede - sul punto confermata dalla riforma Cartabia -, il metronomo delle udienze nei giudizi di impugnazione, per i reati commessi dopo il 1° gennaio 2020 (ai quali soli si applicano le riforme Bonafede e Cartabia) è diventata l’improcedibilità. Per le impugnazioni proposte entro il 31 dicembre 2024 sono previsti termini di improcedibilità più lunghi: tre anni (anziché due anni) in appello, un anno e mezzo (anziché un anno), in cassazione. Cosa hanno fatto da due anni a questa parte i magistrati italiani? Hanno riorganizzato i ruoli d’udienza e il proprio lavoro, dopo riunioni su riunioni negli uffici di presidenza e nelle sezioni, per riuscire a celebrare i processi di appello e di cassazione entro i termini di improcedibilità dell’azione. Nel fare ciò hanno tra l’altro attuato una disposizione di legge – l’art. 165 ter disp. att. c.p.p. – che affida ai presidenti delle corti, di cassazione e di appello – di adottare “i provvedimenti organizzativi necessari per attuare il costante monitoraggio dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione”. Perché mai abrogare ora questa disposizione, che ha prodotto efficienza e concorre ad attuare il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, per ripristinare la prescrizione, che quando si determina a processo in corso è segno di inefficienza? E perché vanificare il lavoro di magistrati, cancellieri e addetti all’ufficio per il processo, che dovranno rifare progetti organizzativi e calendari, dopo avere ricalcolato i termini di prescrizione risolvendo complessi problemi di diritto intertemporale? Come giustificare un simile spreco di tempo e di denaro, investito inutilmente sull’attività degli addetti all’ufficio per il processo, con fondi europei?

Per capire meglio il problema basta leggere ciò che scrive a pagina 41 il presidente Della Corte di appello di Napoli nella sua Relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023: “l’introduzione dell’improcedibilità in appello "ha determinato" la revisione del sistema di priorità nel programma di gestione…nel tentativo di tenere insieme la necessità di limitare i casi di prescrizione dei reati commessi prima del 1° Gennaio 2020 e di improcedibilità delle azioni penali promosse in relazione ai reati commessi da tale ultima data in avanti, con l’obbligo di trattare i processi previsti quali prioritari dalla legge e di osservare gli obiettivi di smaltimento recati dal PNRR”. Leggiamo ancora a pagina 82 di quella Relazione: “la promulgazione dell’art. 344 bis cpp e il sopravvenire dell’obbligo di perseguire gli obiettivi del PNRR hanno determinato, sullo scorcio del 2021, la necessità di rivedere i criteri di priorità, ampliandoli ai processi soggetti al nuovo art. 344 bis c.p.p.…”. Per non dire poi che, come si legge nella stessa Relazione, la prospettiva dell’improcedibilità – cioè di tempi certi per l’appello ha già comportato a Napoli e in altri distretti una riduzione dei tempi di transizione dei fascicoli dal tribunale alla Corte “così da ridurre il rischio di improcedibilità”: tempi morti che possono incidere notevolmente sulla durata del processo. Questi e altri interventi organizzativi, già realizzati e in corso, e che sono costati ore e ore di lavoro e di risorse pubbliche, hanno contribuito a raggiungere lo straordinario risultato di cui si è detto. Anziché complimentarsi con la magistratura, il Parlamento, con l’avallo del Governo, si accinge a maggioranza a vanificarne il lavoro, cambiando ancora una volta le regole, in corso di PNRR.

 

 
Pubblicato : 21 Febbraio 2024 14:16