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La rateizzazione interrompe la prescrizione?

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(@angelo-greco)
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Cartelle esattoriali: la richiesta di pagamento a rate dei debiti tributari interrompe il termine di prescrizione, ma non implica l’ammissione del debito. Scopriamo come funziona.

Hai mai avuto una cartella di pagamento tra le mani e ti sei chiesto cosa fare? Una delle soluzioni più comuni è richiedere un pagamento a rate, noto anche come rateazione (alcuni la chiamano “dilazione”). Ma ti sei mai chiesto come questa scelta può influenzare il termine di prescrizione del debito? E in che modo essa incide sulla tua posizione di debitore? Ad esempio, una volta che hai chiesto la dilazione, puoi anche impugnare la cartella? In questo articolo vedremo innanzitutto se la rateizzazione interrompe la prescrizione e cercheremo di comprendere anche se comporta anche l’acquiescenza ossia la tacita ammissione del debito, con conseguente divieto di impugnare il debito. 

Cerchiamo di rispondere a queste domande, in modo semplice e comprensibile. Quattro sono le parole chiave con cui dovremo fare i conti per comprendere questi argomenti: cartelle di pagamento, richiesta di rateazione, prescrizione e ammissione di debito. Ma procediamo con ordine.

Cos’è la prescrizione nel diritto tributario?

La prescrizione è un istituto giuridico che determina l’estinzione di un diritto per il suo non esercizio entro un determinato lasso di tempo. Nel caso dei debiti tributari, significa che dopo un certo periodo di tempo, se non vi è stata un’azione di riscossione o comunque un sollecito di pagamento, il pagamento del debito non può più essere richiesto.

Nel caso delle cartelle esattoriali la prescrizione è di:

  • 10 anni per tutti i tributi dovuti allo Stato come Irpef, Iva, Ires, Irap, imposta di bollo, imposta di registro, canone Rai, contributi alla Camera di Commercio;
  • 5 anni per tutti i tributi dovuti a Regioni, Province e Comuni come Imu, Tari, Tosap. Fa eccezione, come vedremo a breve, solo il bollo auto;
  • 5 anni per tutte le sanzioni, sia quelle amministrative (come le multe stradali, le violazioni in materia di commercio, il protesto degli assegni e delle cambiali), sia quelle tributarie (che si accompagnano alle contestazioni per tributi non pagati o alle altre irregolarità dichiarative), sia quelle penali (conseguenza dell’accertamento di reati);
  • 5 anni per tutti i contributi di previdenza dovuti all’Inps e quelli assistenziali dovuti all’Inail;
  • 3 anni per il bollo auto.

Il termine di prescrizione inizia a decorrere dal giorno successivo a quello di ricevimento della cartella.

Cos’è l’interruzione del termine di prescrizione?

I termini di prescrizione appena visti possono essere interrotti e ricominciare a decorrere nuovamente da capo. Di regola, l’interruzione si verifica quando il creditore esercita il proprio diritto, il che avviene con la richiesta di pagamento (una intimazione di pagamento) o con l’avvio dell’azione esecutiva (un pignoramento, un preavviso di fermo auto o ipoteca). 

Salvo nel caso dell’avvio del pignoramento (la prescrizione non solo si interrompe ma resta sospesa nel corso dell’intera procedura), in tutti gli altri il termine inizia a decorrere per un ulteriore periodo identico a quello precedente. Ad esempio, se si tratta di un debito Irpef, la notifica di una cartella con una intimazione di pagamento dopo il quinto anno fa interrompere la prescrizione che si azzera e decorre nuovamente da capo, per altri 10 anni, a partire dal giorno successivo.

Ci sono però altri atti interruttivi che provengono dal debitore. Uno di questi è il riconoscimento del debito: se il debitore ammette di non aver pagato e di doverlo fare interrompe la prescrizione. 

La richiesta di rateizzazione interrompe la prescrizione del debito?

Sì, la richiesta di pagamento a rate delle cartelle comporta l’interruzione del termine di prescrizione per riscuotere gli importi contenuti. Il termine di prescrizione resta sospeso finché il contribuente rispetta il piano di rateazione ossia paga le varie rate. Ma nel momento in cui torna ad essere moroso (ossia decade dalla rateazione), la prescrizione ricomincia a decorrere da capo. Questo principio è stato ribadito dalla sentenza 252/3/2023 della Corte di giustizia tributaria della Liguria. 

La richiesta di dilazione implica l’ammissione del debito?

No, l’istanza di dilazione non costituisce ammissione di debito ossia acquiescenza. Ciò significa che si può contestare la cartella anche dopo aver richiesto la dilazione. Secondo infatti la Cassazione, il contribuente potrebbe aver richiesto il pagamento a rate non tanto perché ritiene dovuto il debito (cosa che altrimenti gli impedirebbe di impugnare le cartelle) ma perché teme conseguenze peggiori (ad esempio il pignoramento dello stipendio o il fermo auto). Proprio per evitare tali effetti, il contribuente potrebbe essere spinto a chiedere subito la dilazione riservandosi in un successivo momento di verificare le possibili contestazioni contro le cartelle stesse.

Dopo la richiesta di rateazione si può contestare la prescrizione?

La contestazione della cartella, sollevata dopo l’istanza di rateazione, può anche avere ad oggetto anche l’intervenuta prescrizione della cartella stessa, ma a patto che detta prescrizione si sia compiuta prima del deposito della predetta domanda. E ciò perché, come abbiamo appena visto, la richiesta di dilazione interrompe il termine di prescrizione. Dunque, se la prescrizione si è già consumata in un momento anteriore al deposito dell’istanza di dilazione la stessa può essere ancora sollevata. Diversamente l’eccezione verrà rigettata. 

Per chiarire meglio questi concetti, prendiamo un esempio pratico: un contribuente riceve una intimazione di pagamento per una serie di cartelle non pagate. Chiede la dilazione, ma successivamente scopre che alcune cartelle possono essere contestate per prescrizione o perché mai notificate. Egli può impugnare queste cartelle, nonostante la richiesta di dilazione. Potrà anche far valere la prescrizione se la stessa si era già compiuta (e i termini scaduti) prima che presentasse la richiesta. Se invece la prescrizione si compie dopo la dilazione essa non può essere sollevata poiché l’istanza di rateazione ha interrotto tale termine.

Come sono considerate le richieste di rateizzazione nella pratica?

Secondo Ernesto Maria Ruffini, direttore di Agenzia delle Entrate Riscossione, circa il 50% delle entrate di riscossione provengono dai piani di rateizzazione in corso. Questo evidenzia come la dilazione sia uno strumento sempre più utilizzato dai contribuenti.

In conclusione, la richiesta di rateizzazione è uno strumento molto utile per gestire le proprie cartelle di pagamento. Tuttavia, è importante essere consapevoli delle sue implicazioni legali, in particolare riguardo alla prescrizione del debito. Ricorda sempre che, pur interrompendo la prescrizione, la dilazione non rappresenta un’ammissione del debito

 
Pubblicato : 5 Giugno 2023 16:00