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La madre può rinunciare al mantenimento figli?

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(@raffaella-mari)
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Mancato mantenimento dei figli: effetti legali della rinuncia da parte della madre con la firma di un accordo.

All’indomani di una crisi coniugale che porti la coppia a separarsi, le questioni economiche – e in particolare quelle legate agli alimenti – rivestono un’importanza essenziale. Quando le parti trovano un accordo possono effettuare una separazione consensuale, senza bisogno di farsi causa; ma se l’accordo manca, sarà il giudice – al termine di una lunga istruttoria – a determinare l’ammontare dell’assegno periodico da versare sia in favore del coniuge economicamente più debole che degli eventuali figli. Proprio a riguardo di questi ultimi ci si è chiesto, di recente, se la madre può rinunciare al mantenimento dei figli. Avrebbe valore legale un eventuale accordo firmato dai due genitori con cui l’una – eventualmente in cambio di alcune concessioni (come, ad esempio, il consenso ad espatriare) – dichiari di non volere i soldi per gli alimenti ai figli e di “vedersela” da sola?

La questione è stata al centro di un dibattito giurisprudenziale sfociato con la sentenza della Cassazione n. 30150/2023 dell’11.07.2023.

La Corte si è appunto espressa sugli eventuali rischi che corre un padre il quale, d’accordo con la madre e su sua espressa autorizzazione, non versi il mantenimento ai figli. Vediamo quali sono le istruzioni della giurisprudenza in merito.

I genitori possono concordare l’assegno di mantenimento per i figli?

Come si è detto, è ben possibile che la separazione e il divorzio vengano portati a termine a seguito di un processo concordato tra le parti dove le stesse determinano l’ammontare delle somme che uno dei due coniugi dovrà versare all’altro in favore di quest’ultimo e/o dei figli. È la cosiddetta separazione consensuale che può essere in tribunale oppure con l’assistenza dei propri avvocati e la firma di un atto chiamato “negoziazione assistita”.

Attenzione però: gli interessi dei minorenni sono indisponibili. Significa che i genitori non possono rinunciare, per conto dei figli, ai diritti di questi ultimi (i quali, non partecipando al giudizio, non hanno modo di verificare se gli accordi stretti dal padre e dalla madre remano contro i loro interessi economici). Sicché ogni eventuale decisione presa dai genitori è soggetta al preventivo vaglio del giudice che ne valuta la congruità e la conformità al cosiddetto “superiore interesse dei figli”. In altre parole, se anche la madre con cui i bambini andranno a vivere dovesse rinunciare al mantenimento per conto di questi ultimi, l’ultima parola spetta sempre al tribunale. E quest’ultimo potrebbe anche ritenere non corretto l’accordo dei genitori e condannare l’uno a versare all’altro un assegno mensile per il loro mantenimento.

La madre può rinunciare al mantenimento del figlio?

Non è detto però che i genitori passino dal tribunale. Si pensi a una coppia di conviventi che decida di separarsi. Lei vorrebbe tornare al Paese d’origine, ma ha bisogno del consenso dell’ex compagno per portare con lei i figli. Questi glielo concede in cambio della firma su di un accordo scritto contenente la rinuncia al mantenimento per i figli. Avrebbe valore un patto del genere? Se un giorno la donna o gli stessi figli volessero intraprendere una causa contro il padre che si è disinteressato completamente di loro potrebbero farlo?

Secondo la Cassazione l’eventuale rinuncia al mantenimento da parte della madre non esime l’altro genitore dall’obbligo di assistenza. Se tale obbligo infatti non viene mantenuto può scattare la condanna per il reato previsto dall’articolo 570, comma 2, n. 2 del codice penale, quello di violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Pertanto anche dinanzi a un precedente provvedimento del tribunale che abbia decretato l’ammontare del mantenimento per i figli, l’eventuale successivo patto tra il padre e la madre per la modifica o addirittura la revoca di tale pagamento deve essere nuovamente autorizzato dal giudice con un autonomo provvedimento di revisione degli obblighi di mantenimento.

Quali sono le conseguenze della rinuncia al mantenimento?

Secondo la sentenza, un accordo in cui la madre rinuncia all’assegno di mantenimento del minore non può salvare il padre da una condanna penale per omesso contributo al sostentamento del figlio, punito con la reclusione fino a un anno e la multa fino da 103 a 1.032 euro. Nonostante tale accordo, infatti, il diritto del minore a disporre di mezzi adeguati perla propria sussistenza non può essere compromesso.

Come è stata motivata questa decisione?

La Corte d’Appello ha confermato la decisione del tribunale, sottolineando che il padre aveva contribuito in modo saltuario e occasionale al mantenimento del figlio. Ha inoltre giudicato non significativa la rinuncia al mantenimento da parte della madre, poiché tale rinuncia non comporta la cancellazione dell’obbligo del padre di provvedere al sostentamento del figlio.

Nel caso in questione, il padre aveva acconsentito al trasferimento del figlio minore in Marocco da parte della madre, in cambio della rinuncia di quest’ultima al mantenimento. Tuttavia, il giudice ha ritenuto che tale accordo non potesse privare il minore del diritto al mantenimento.

Come si applica la legge in questi casi?

La legge italiana è chiara: la rinuncia della madre non elimina il dovere del genitore di provvedere al mantenimento del figlio e la sua mancata osservanza può portare a sanzioni penali.

Si tratta di un obbligo che non può dipendere dagli accordi dei genitori, essendo gli interessi del minore indipendenti dalla volontà del padre e dalla madre: solo un giudice può ratificare un accordo di tale tipo

Qual è l’importanza della sentenza della Corte di Cassazione?

La sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto di famiglia: l’obbligo di mantenimento incombe su entrambi i genitori, e nessun accordo può far venir meno questo dovere se la condotta omissiva comporta la mancanza dei mezzi di sussistenza al minore. In altre parole, la tutela dei minori e il diritto a una vita dignitosa, garantita dalla contribuzione di entrambi i genitori, è un nucleo essenziale che l’ordinamento non può comprimere.

 
Pubblicato : 12 Luglio 2023 09:15