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Il primo testimone contro il fisco

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(@angelo-greco)
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Ammesso per la prima volta un testimone contro l’Agenzia delle Entrate: ecco la riforma che promette una difesa più penetrante ed effettiva dei diritti del contribuente. 

È una svolta storica nel campo delle controversie fiscali: per la prima volta è stato ammesso un testimone in un processo contro il fisco. Prima di questa decisione, le prove testimoniali erano vietate nelle cause in commissione tributaria (oggi, dopo la riforma, chiamata Corte di Giustizia Tributaria). Il contribuente quindi non poteva dimostrare i propri diritti nelle contestazioni contro gli avvisi di accertamento, contro le cartelle esattoriali, contro le richieste di pagamento di Irpef, Iva, Imu, Tari, ecc. Tutto questo limitava enormemente il diritto alla difesa, se coniugato peraltro a un ulteriore regime in favore del fisco: quello dell’esenzione dall’onere della prova in diverse controversie. 

Ora la riforma da un lato impone che sia sempre a carico dell’amministrazione finanziaria la prova dell’irregolarità del contribuente; dall’altro lato assegna a quest’ultimo la possibilità di avvalersi della testimonianza scritta di terzi. E proprio in forza di ciò la Corte di giustizia di primo grado di Latina ha accolto la richiesta difensiva di un contribuente, disponendo l’audizione scritta di teste.

La notizia è stata confermata dal presidente di Uncat, Gianni Di Matteo, il quale ha sottolineato che questa nuova possibilità di presentare testimonianze porta i contribuenti su un piano paritario con l’Amministrazione fiscale e garantisce un processo con maggiori garanzie difensive.

La Corte di giustizia di primo grado di Latina ha quindi accolto la richiesta difensiva di un contribuente, stabilendo l’audizione scritta di testimoni come prova ammissibile. Questo importante passo avviene, come detto, in seguito all’introduzione della legge di riforma della giustizia e del processo tributario, la 130 del 2022. A partire dal 16 settembre dello scorso anno, sia in primo sia in secondo grado, il giudice ha la facoltà di ammettere testimonianze scritte, seguendo le modalità stabilite dall’articolo 257 bis del Codice di procedura civile.

È importante sottolineare che la prova testimoniale è soggetta a un limite fondamentale: non può riguardare circostanze di fatto già attestate da pubblici ufficiali. La norma si riferisce specificamente alle operazioni e ai fatti documentati di solito nei processi verbali di constatazione, che riguardano gli accessi, le ispezioni e le verifiche. Tuttavia, questa apertura rappresenta comunque un progresso significativo rispetto alla normativa precedente, in cui l’articolo 7 vietava categoricamente l’uso di testimonianze.

L’evoluzione giurisprudenziale, favorita anche dalle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ha contribuito a mitigare il divieto assoluto delle prove testimoniali. La sentenza 18/2000 della Corte costituzionale ha stabilito che, a causa dei principi del giusto processo che richiedono la parità di armi tra il fisco e il contribuente, quest’ultimo deve poter presentare dichiarazioni di terzi nel contesto dei procedimenti tributari, allo stesso modo in cui è concesso all’amministrazione finanziaria.

Questa decisione apre nuove prospettive per i contribuenti coinvolti in controversie fiscali, offrendo loro la possibilità di presentare testimonianze a sostegno delle loro difese. Si tratta di un importante passo verso un sistema giudiziario tributario più equo e trasparente, che garantisca una reale parità di trattamento tra le parti coinvolte.

 
Pubblicato : 13 Luglio 2023 06:48