Il figlio ha diritto ad essere mantenuto all’università fuori sede dai genitori?
Quello che c’è da sapere sul mantenimento dei figli negli studi universitari: obblighi, limiti e divieto di disparità di trattamento tra fratelli.
I genitori, si sa, hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli. Ciò si traduce, per quel che riguarda la formazione, nel supportarli negli studi che essi vogliono intraprendere, secondo le proprie preferenze e inclinazioni. Tuttavia, questo ideale si scontra spesso con una realtà diversa. In molte famiglie, la decisione di sostenere o meno l’istruzione universitaria di un figlio può dipendere da una varietà di fattori, che vanno dalla situazione finanziaria familiare alle percezioni sul valore o sulla necessità di un’istruzione superiore. Ancora più preoccupante è la disparità di trattamento tra i figli all’interno della stessa famiglia, dove pregiudizi, aspettative e tradizioni familiari possono influenzare in modo significativo la decisione su chi debba ricevere supporto e chi no. Bisogna dunque chiedersi: il figlio ha diritto ad essere mantenuto all’università fuori sede dai genitori? In questo articolo daremo risposta a questa domanda, alla luce delle previsioni normative e della giurisprudenza sull’argomento, con un focus particolare sulle sfide e sulle disparità che emergono quando si tratta di studi universitari fuori sede.
Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
L’art. 30 Cost. prevede che è diritto e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare la prole, specificando che ciò vale anche nei riguardi dei figli eventualmente nati fuori dal matrimonio.
L’art. 147 cod. civ. stabilisce, in coerenza con il dettato costituzionale, che il matrimonio impone ad entrambi i coniugi il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli, nel rispetto delle loro aspirazioni, inclinazioni naturali e capacità. A tale dovere corrisponde un preciso diritto dei figli a ricevere mantenimento, educazione ed istruzione secondo i suddetti criteri, sancito dall’art. 315 bis cod. civ.
In cosa consiste l’obbligo di mantenere i figli?
Il mantenimento fornito alla prole deve essere proporzionato ai guadagni e al patrimonio dei genitori, nonché alle loro capacità lavorative e professionali. Questo sostegno non si limita alla cura quotidiana dei figlie, ma si estende anche alle attività sociali e allo sviluppo della loro personalità, coprendo tutte le spese necessarie per il loro arricchimento personale.
Secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 25134/2018), il mantenimento dovrebbe soddisfare tutte le necessità dei figli, che vanno oltre la semplice alimentazione. Questo include aspetti come l’alloggio, l’istruzione, le attività sportive, la salute, la vita sociale, il supporto morale e materiale, e la creazione di un ambiente domestico stabile e appropriato, fino a quando l’età dei figli lo richieda, per garantire la loro cura e educazione.
Nell’ambito del dovere di mantenimento da parte dei genitori nei confronti dei figli, si inserisce anche quello di sostenerne gli studi universitari. Questo aspetto rientra nella nozione più ampia di mantenimento, che non si limita alla sola soddisfazione dei bisogni primari come cibo e alloggio, ma si estende a garantire un’adeguata formazione e istruzione.
Coprire le spese per l’educazione universitaria è parte integrante di questo impegno, riconoscendo che l’istruzione superiore è cruciale per lo sviluppo personale e professionale del figlio. In questo modo, i genitori contribuiscono non solo al benessere immediato del figlio, ma anche al suo futuro, assicurando le opportunità necessarie per un ingresso efficace e qualificato nel mondo del lavoro e nella società.
Tale obbligo è, inoltre, rafforzato dalla previsione, contenuta sia nell’art. 30 Cost. che nelle norme del codice civile sopra citate, di un dovere di “istruire” i figli; istruzione che può essere impartita dalla famiglia solo parzialmente, dovendo essere demandata, per essere completa, alle istituzioni a ciò preposte.
Inoltre va sottolineato che la mancata osservanza dei doveriche ogni genitore ha verso i propri figli, incluso il dovere di mantenimento (nel senso ampio sopra specificato), può portare alla responsabilità civile e all’obbligo di indennizzare i figli per qualsiasi danno subito a causa di tale inadempienza ai sensi dell’art. 2043 cod. civ..
Università fuori sede: il figlio ha diritto ad essere mantenuto dai genitori?
Possiamo quindi concludere che il figlio ha diritto ad essere mantenuto all’università fuori sede dai genitori. Tale diritto, se esistente in linea di principio, deve comunque essere soppesato caso per caso. Occorre infatti considerare diversi fattori:
- gli interessi e le inclinazioni del figlio e la facoltà universitaria idonea a realizzarli;
- i costi della frequenza dell’università, specie se fuori sede;
- le condizioni economiche della famiglia in relazione a tali costi;
- la diligenza del figlio negli studi universitari, non potendosi consentire che il mantenimento si traduca in una sorta di “assistenzialismo”, che incoraggi i giovani a gravare sui genitori senza impegnarsi seriamente per il loro futuro (Corte di Cassazione, ordinanza n. 17183/2020).
Non è ammessa, in questo ambito come in altri, una disparità di trattamento tra i figli. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 36824/2022, emessa a seguito di un giudizio intrapreso da una giovane, alla quale i genitori negavano il mantenimento per frequentare l’università fuori sede. Questo era stato consentito, invece, al fratello della ragazza, prediletto dai genitori perché “allineato” alla mentalità dei genitori. Due pesi e due misure, insomma: criterio che la Suprema Corte ha ritenuto inaccettabile, sancendo il diritto della studentessa a frequentare l’università prescelta con il sostegno economico dei genitori, peraltro benestanti.
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