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Fisco e imprese: come evitare sanzioni e multe

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(@paolo-remer)
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Come sfruttare al meglio le possibilità di collaborazione tra i soggetti titolari di partita Iva e l’Agenzia delle Entrate per prevenire gli accertamenti tributari.

Da almeno 50 anni, cioè da quando è nata l’Iva, tutti i governi italiani hanno sempre sbandierato la collaborazione tra Fisco e imprese: ma l’autoliquidazione dell’imposta non è bastata né per impedire l’evasione né per eliminare i sospetti dei funzionari nei confronti di imprenditori e commercianti, quasi sempre visti come coloro che tendono ad occultare ricavi, compensi ed incassi, per sfuggire in tutti i modi possibili alla tassazione.

Di conseguenza, la soglia di attenzione è altissima, ma negli ultimi tempi l’Agenzia delle Entrate ha adottato una strategia più morbida per promuovere la tax compliance, vale a dire l’adempimento spontaneo, e arrivare all’avviso di accertamento vero e proprio solo nei casi estremi e irrimediabili. In questo articolo ti spiegheremo come evitare sanzioni e multe sfruttando queste possibilità a disposizione delle imprese e, in generale, di tutti coloro che hanno una partita Iva e sono tenuti ad osservare numerosi obblighi fiscali.

Cos’è la tax compliance?

La tax compliance è una politica fiscale volta a promuovere l’adempimento spontaneo dei contribuenti agli obblighi fiscali, che per gli imprenditori dotati di partita Iva (sia in forma individuale sia come società) sono, essenzialmente, la corretta tenuta della contabilità e dei bilanci, l’emissione delle fatture o degli scontrini, la liquidazione e versamento dell’Iva e la presentazione delle dichiarazioni periodiche.

Può accadere che, durante una di tali fasi, vengano riscontrati errori o omissioni: in genere ciò si verifica attraverso le sofisticate procedure di controllo automatizzato dei dati di cui dispone l’Agenzia delle Entrate. E allora, anziché intervenire subito col pugno duro, emettendo l’avviso di accertamento, con sanzioni commisurate ai maggiori redditi o ricavi accertati ed alle imposte non versate, l’Amministrazione finanziaria prende l’iniziativa di avvisare preventivamente il contribuente, per invitarlo a mettersi in regola.

Cosa fare quando l’Agenzia delle Entrate ti scrive?

Uno dei principali vantaggi dell’adempimento spontaneo è la deflazione del contenzioso tributario: se il contribuente, informato delle irregolarità, vi pone rimedio, non vengono applicate sanzioni, o vengono irrogate in misura ridotta e minima. È, infatti, possibile ricorrere al ravvedimento operoso delle violazioni tributarie, un istituto che consente di abbattere le sanzioni in misura tanto maggiore quanto più si provvede tempestivamente a regolarizzare la situazione.

Se, invece, il contribuente non ritiene fondati i rilievi mossi, e dunque crede che il suo comportamento sia stato fedele e corretto, può replicare alla lettera di compliance ricevuta dall’Agenzia – anche utilizzando il canale telematico di assistenza Civis – spiegando i motivi e le ragioni per cui ha deciso di discostarsi dalla prospettazione dell’Ufficio; in questa occasione potrà illustrare tutti gli elementi, fatti e circostanze che l’Agenzia delle Entrate potrebbe non conoscere e che possono dimostrare come, nel caso concreto, non vi sia stata alcuna violazione della normativa tributaria. Con Civis si possono inviare, in formato elettronico, i documenti necessari.

In questo modo, se l’Agenzia ritiene valida la prospettazione fornita dal contribuente, tornerà sui suoi passi, e così si eviterà l’emissione dell’avviso di accertamento e la conseguente necessità di impugnarlo davanti al giudice tributario, per ottenere ragione al termine di un giudizio che spesso è lungo ed anche costoso. Ecco perché sfruttare questo reminder dell’Agenzia, e approfittare dell’invito a mettersi in regola – sia per aderire ai rilievi mossi, sia per opporsi in modo costruttivo, al fine di chiarire preventivamente la propria posizione – può essere molto utile per evitare le sanzioni tributarie.

Come dialogare con l’Agenzia delle Entrate?

Le lettere di compliance di cui abbiamo parlato vengono inviate alle imprese, così come ogni altra comunicazione proveniente dall’Agenzia delle Entrate, tramite posta elettronica certificata (Pec) all’indirizzo comunicato in fase di apertura della partita Iva e presente nel Registro delle imprese tenuto dalla locale Camera di Commercio, nonché nel pubblico elenco istituito presso il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico); possono anche pervenire via posta ordinaria in caso di casella Pec inattiva o non valida.

In ogni caso, il contenuto delle lettere e delle comunicazioni dell’Agenzia è riportato nel «cassetto fiscale» del contribuente destinatario, disponibile per tutti i contribuenti registrati (imprese e non) nell’apposita area riservata del sito. Oltre alla lettera già ricevuta, è presente anche un prospetto informativo che indica il dettaglio delle anomalie riscontrate, e propone le modalità di correzione o integrazione dei dati.

Per mettersi in contatto con l’Agenzia delle Entrate e chiarire la propria posizione con riguardo alle lettere di compliance ricevute, oltre al canale Civis di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente (e che costituisce la soluzione preferibile per risolvere le problematiche più comuni), è possibile rivolgersi al numero verde 800.909.696 da telefono fisso o allo 06.96668907 da cellulare, oppure prendere un appuntamento con l’Ufficio territoriale di competenza, per parlare direttamente con i funzionari.

Adempimento collaborativo per grandi imprese

Oltre alle procedure che abbiamo descritto, bisogna ricordare che dal 2015 esiste un particolare «Regime di adempimento collaborativo» [1] per le grandi imprese dotate di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. In particolare, vi rientrano i soggetti che:

  • hanno realizzato un volume di affari o di ricavi non inferiore ad un miliardo di euro (valore valido per gli anni 2022, 2023 e 2024) ed hanno presentato istanza di adesione al progetto;
  • sono in possesso di un efficace sistema di controllo del rischio fiscale (Tax Control Framework), tale da garantire all’impresa un «presidio costante sui rischi fiscali», definendo strategie, ruoli e responsabilità degli organi di governance, nonché il monitoraggio ed una relazione periodica agli organi di gestione.

Chi aderisce al regime di adempimento collaborativo gode di particolari vantaggi fiscali, in deroga al regime ordinario, come:

  • la procedura abbreviata di interpello preventivo:
  • l’esonero dalla presentazione di garanzie per i rimborsi;
  • l’applicazione di sanzioni ridotte fino alla metà;
  • la sospensione della riscossione fino alla definitività dell’accertamento, nel caso in cui l’Agenzia, non condividendo la posizione dell’impresa che aveva comunicato la propria situazione ed i rischi fiscali «in modo tempestivo ed esauriente», abbia emanato un atto impositivo per il recupero del tributo.
 
Pubblicato : 14 Maggio 2023 16:45