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Fede privilegiata: cos’è?

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(@mariano-acquaviva)
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Che cos’è un atto pubblico e cosa significa che è fidefacente? In cosa consiste la querela di falso? Quando un atto pubblico non fa piena prova?

Quando occorre dimostrare l’esistenza di un proprio diritto si può fare ricorso ai cosiddetti “mezzi di prova”, cioè a quegli strumenti che servono a dimostrare la sussistenza di una certa pretesa. Ad esempio, chi agisce per il risarcimento dei danni a seguito di un sinistro deve provare che la colpa dell’incidente non è sua e che dallo stesso ha patito un pregiudizio. Per fare ciò il danneggiato può avvalersi delle testimonianze delle persone che hanno assistito, del verbale di intervento della polizia stradale, ecc. Con questo articolo ci soffermeremo su un particolare aspetto: vedremo cioè che cos’è la fede privilegiata.

Sin d’ora possiamo dire che la fede privilegiata è una caratteristica che la legge attribuisce a un particolare mezzo di prova: l’atto pubblico. In presenza di un documento redatto da un pubblico ufficiale il giudice non può fare altro che credere alla sua veridicità, a meno che contro di esso non venga attivata una particolare procedura che prende il nome di “querela di falso”. Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta di una denuncia penale bensì di un processo civile volto a sconfessare un atto pubblico. Ma non anticipiamo troppo. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme cos’è la fede privilegiata.

Che cos’è un atto pubblico?

Non si può parlare di fede privilegiata senza discorrere dell’atto pubblico.

Per “atto pubblico” si intende il documento redatto da un notaio o da altro pubblico ufficiale, nel rispetto delle regole previste dalla legge [1].

Ad esempio, tipico atto pubblico è il rogito con cui si stipula una compravendita immobiliare oppure con cui si fa una donazione; è un atto pubblico anche il verbale della polizia stradale oppure quello redatto dal cancelliere del tribunale.

Quali sono le caratteristiche dell’atto pubblico?

La caratteristica principale dell’atto pubblico è quella di costituire prova di ciò che c’è scritto all’interno. Per la precisione, la legge [2] dice che l’atto pubblico fa piena prova:

  • della provenienza del documento dal pubblico ufficiale che l’ha formato;
  • delle dichiarazioni e dei fatti che il pubblico ufficiale attesta che siano avvenuti in sua presenza.

Ad esempio, il rogito attesta che davanti al notaio si sono presentati l’acquirente e il venditore per sottoscrivere il contratto; la donazione attesta che in un certo soggetto, in presenza del notaio e di due testimoni, ha voluto regalare un proprio bene a un’altra persona; il verbale della polizia stradale attesta che le auto coinvolte nel sinistro si trovano sulla carreggiata in una certa posizione.

Insomma: tutto ciò che il pubblico ufficiale attesta che sia avvenuto in sua presenza deve ritenersi vero fino a querela di falso. Approfondiamo questa circostanza.

Cos’è la querela di falso?

La querela di falso è il procedimento civile che viene intrapreso per sconfessare la veridicità di quanto affermato all’interno di un atto pubblico.

La querela di falso può essere intrapresa come giudizio autonomo oppure “incidentale”: in quest’ultimo caso si apre una vera e propria “parentesi” all’interno del giudizio civile al cui interno l’atto pubblico è stato utilizzato.

Ad esempio, se il Comune intende riscuotere una sanzione amministrativa sulla scorta del verbale della polizia stradale, è possibile contestare ciò che c’è scritto all’interno del documento redatto dal pubblico ufficiale solamente promuovendo querela di falso.

La querela di falso, dunque, è finalizzata a privare un atto pubblico della sua idoneità a fare fede, mirando così a eliminare la particolare efficacia probatoria del documento.

Cos’è la fede privilegiata?

La fede privilegiata è l’attitudine dell’atto pubblico a fare piena prova, fino a querela di falso, delle cose che il pubblico ufficiale attesta siano avvenute in sua presenza. Ecco perché si dice che l’atto pubblico è una prova legale.

In altre parole, la fede privilegiata rappresenta proprio la caratteristica principale dell’atto pubblico: quella di fare piena prova di quanto scritto dal pubblico ufficiale, con la conseguenza che il giudice è vincolato a credervi.

Quest’ultima affermazione merita un ulteriore approfondimento, in quanto la fede privilegiata non riguarda tutto ciò che c’è scritto nel verbale.

Quando un atto pubblico non ha fede privilegiata?

L’atto pubblico è “fidefacente”, cioè ha fede privilegiata, solamente con riferimento a ciò che il pubblico ufficiale attesta essere stato detto o essere avvenuto in sua presenza.

Ciò significa che il pubblico ufficiale non garantisce affatto la veridicità delle dichiarazioni rese dalle parti, né l’atto pubblico ha fede privilegiata per ciò che possono solamente essere delle considerazioni personali del pubblico ufficiale.

Ad esempio, il verbale della polizia stradale non ha fede privilegiata per quanto riguarda ciò che i conducenti coinvolti asseriscono, in quanto questi potrebbero tranquillamente mentire. L’atto pubblico attesta solamente che quelle parole sono state dette ma non che corrispondano al vero.

Ugualmente, sempre riprendendo l’esempio del sinistro stradale, il verbale della polizia non ha fede privilegiata per quanto concerne la dinamica del sinistro, se gli accertatori sono sopraggiunti solo in un secondo momento, quando i veicoli si erano già scontrati.

Sul punto la giurisprudenza è pacifica: l’atto pubblico e, pertanto, anche il rapporto della polizia municipale, fa piena prova, fino a querela di falso, solo delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesta come avvenuti in sua presenza [3].

Infine, l’atto pubblico non ha fede privilegiata quando non è redatto nel rispetto delle norme di legge. Si pensi alla donazione fatta senza testimoni o al rogito non firmato dal notaio: in questi casi l’atto sarebbe nullo e al massimo il documento varrebbe come semplice scrittura privata.

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Pubblicato : 27 Gennaio 2023 12:30