Fare riti vudù è legale?
Ognuno è libero di professare la propria fede, qualsiasi siano i rituali previsti dalla confessione? Quando scatta il reato di riduzione in schiavitù?
La Costituzione riconosce a tutti il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, di farne propaganda e di esercitarne il culto in privato o in pubblico, purché non si tratti di riti contrari al buon costume. Ciò significa che è possibile credere praticamente in ciò che si vuole, anche nelle divinità più esotiche e lontane dalle religioni tradizionali. Ciò significa che fare riti vudù è legale?
Tutto dipende dalle intenzioni e dalle conseguenze che tali pratiche hanno sulle persone che ne sono destinatarie. Ovviamente, allestire altarini per venerare dei e praticare la magia nera trafiggendo fantocci e bambole con grossi spilli non può sortire alcun tipo di effetto reale, ma potrebbe impressionare il soggetto particolarmente ingenuo e credulone. È proprio in questi casi che fare riti vudù può diventare illegale. Vediamo cosa dice la giurisprudenza.
Riti vudù: in cosa consistono?
I rituali vudù (o voodoo) consistono in pratiche volte ad evocare divinità e spiriti tramite cerimonie legate alla magia.
Il culto vudù prevede sacrifici di animali (per lo più galli, ma anche maiali, tori, ecc.), danze rituali a cui seguono presunte possessioni e un’infinità di rituali di magia nera, il più famoso dei quali è quello che consente di gettare il malocchio su una persona oppure di fargli del male tramite ferite e punture inferte a un feticcio, in genere un bambolotto che dovrebbe rappresentare la persona vittima della “maledizione”.
Nel culto vudù rientra anche l’evocazione dei morti, talvolta accompagnata dalla credenza di poterli far resuscitare sotto forma di “morti viventi” (zombi, in pratica).
Credere nel vudù è legale?
Come anticipato in premessa, credere nel vuduismo (cioè, nella religione vudù) è perfettamente legale. Secondo la Costituzione [1], ognuno è libero di credere in ciò che vuole e di professare il suo culto, sia individualmente che in forma collettiva.
Questo significa che i seguaci del vuduismo possono riunirsi per praticare i loro rituali, eventualmente anche all’aperto oppure in un luogo pubblico (sempre che abbiano preavvisato l’autorità competente).
L’unico limite è quello del buon costume: la Costituzione vieta tutti i riti che possano offendere il comune senso del pudore e la pubblica decenza.
Si tratta effettivamente di una concreta limitazione a cui andrebbe incontro chi vuole esercitare un rito vudù, in quanto non sarebbero ammessi in luogo pubblico o aperto al pubblico le classiche danze tribali con cui si invoca (o si simula) la possessione da parte delle divinità chiamate.
Insomma: fintantoché i seguaci del vuduismo si limitano a una preghiera oppure a un’invocazione collettiva, il rito non dovrebbe superare i limiti del buon costume.
Praticare riti vudù è illegale?
Praticare rituali vudù non è illegale. Pertanto, chi viene trovato con la bambolina che rappresenta l’ex marito trafitta da spilloni negli occhi oppure con un altarino che invoca divinità malefiche non va incontro ad alcuna sanzione.
Né può essere accusato chi ha praticato il malocchio e, per puro caso, ha sortito l’effetto desiderato: nel mondo del diritto non c’è spazio per superstizioni.
Tuttavia, praticare rituali vudù può costituire reato quando lo scopo è quello di soggiogare la volontà altrui.
Secondo la Corte di Cassazione [2], le pratiche vudù consistenti in malefici che terrorizzano la persona che ne è oggetto, soggiogandone irreversibilmente la volontà, possono sfociare nel reato di riduzione in schiavitù o servitù, punito con la reclusione da otto a venti anni [3].
Perché si integri questo reato occorre però che la pratica vudù sortisca l’effetto concreto di asservire una persona al proprio volere in modo continuativo, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali o comunque allo sfruttamento.
Ad esempio, approfittare dell’ingenuità oppure dei problemi psichici di una persona praticandole rituali di magia nera per indurla in uno stato di schiavitù duratura costituisce reato.
Lo stesso dicasi per la tratta di donne nigeriane indotte alla prostituzione per timore di subire ritorsioni mediante riti magici tipici del vuduismo.
Secondo la Suprema Corte [4], peraltro, lo stato di soggezione tipico del reato di schiavitù sussiste anche quando la vittima non è stata sottoposta a una privazione materiale della propria libertà personale, ma questa è comunque costretta a subire le prepotenze del reo per timore di subire malefici.
Inoltre, è assolutamente illegale praticare rituali in cui è prevista l’uccisione di animali: si tratta di un reato punito con la reclusione da quattro mesi a due anni [5]. Se invece gli animali sono seviziati ma non uccisi, la pena è la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro [6].
Infine, come detto in precedenza, i riti vudù sono illegali se praticati in pubblico e contrari al buon costume. Si pensi alla danza che serve a invocare i demoni oppure a pratiche sessuali collettive.
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