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Eccezione d’inadempimento: cos’è e come funziona?

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(@mariano-acquaviva)
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È legittimo rifiutarsi di eseguire la propria prestazione? Quando si può chiedere la risoluzione del contratto?

Il contratto è un accordo vincolante che obbliga le parti che vi hanno aderito a rispettare gli impegni assunti. L’inadempimento è sanzionato con il risarcimento, oltre che con la possibilità che il giudice costringa (quando possibile) il debitore a eseguire la propria prestazione. Una persona può rifiutarsi di adempiere alla propria obbligazione solo se anche l’altra è venuta meno al proprio impegno. È in questo contesto che si inserisce l’eccezione d’inadempimento. Cos’è e come funziona?

Come diremo a breve, si tratta di una forma di autotutela che consente di proteggersi nel caso in cui la controparte si sottragga ai propri obblighi. Una specie di “legittima difesa civile”, in un certo senso, che permette di bloccare l’esecuzione dei contratti a prestazioni corrispettive, cioè quelli che si basano sulla reciprocità degli impegni. Vediamo più nel dettaglio cos’è l’eccezione di inadempimento.

Contratto a prestazioni corrispettive: cos’è?

Come anticipato, il contratto è un accordo vincolante tra due o più parti. Per stipularne uno non occorre necessariamente sottoscrivere un documento: è sufficiente anche un impegno assunto solo oralmente.

Tra le tante tipologie, il contratto a prestazioni corrispettive è caratterizzato dalla reciprocità delle prestazioni da eseguire, le quali sono legate l’una all’altra.

È il classico caso della compravendita: il venditore cede un proprio bene a fronte del pagamento di un prezzo da parte dell’acquirente.

Poiché il rapporto che unisce le prestazioni prende il nome di “sinallagma”, i contratti a prestazioni corrispettive sono anche denominati “sinallagmatici”.

Quando “l’equilibrio” tra le prestazioni viene meno, allora è possibile invocare la risoluzione, cioè lo scioglimento del contratto.

Se ad esempio la concessionaria, dopo aver incamerato la caparra, non mette a disposizione l’auto scelta dall’acquirente, questi potrà risolvere l’accordo, pretendere la restituzione della caparra e anche il risarcimento dei danni.

Cos’è l’eccezione d’inadempimento?

Se una delle parti di un contratto a prestazioni corrispettive è inadempiente, l’altra, anche prima di agire in giudizio, ha comunque il diritto di tutelare i propri interessi.

Essa, infatti, potrebbe trovarsi costretta ad adempiere la propria prestazione e poi, non avendo ottenuto nulla in cambio, a dover agire non solo per la risoluzione ma anche per ottenere la restituzione di quanto corrisposto.

Proprio per questa ragione la legge ha previsto l’eccezione d’inadempimento [1], strumento di autotutela privata in virtù del quale ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione se l’altro contraente non adempie o non offre di adempiere contemporaneamente la propria.

Ad esempio, grazie all’eccezione d’inadempimento l’acquirente può rifiutare il pagamento del prezzo in caso di mancata consegna, da parte del venditore, del bene venduto.

Come funziona l’eccezione d’inadempimento?

L’eccezione d’inadempimento può applicarsi soltanto ai contratti a prestazioni corrispettive nei quali non siano stati stabiliti i termini per l’esecuzione delle prestazioni oppure queste debbano essere eseguite contemporaneamente.

In altre parole, l’eccezione di inadempimento è opponibile quando sussiste un rapporto di corrispettività e contemporaneità tra le prestazioni relative alle obbligazioni reciproche.

Ad esempio, l’acquirente non può rifiutarsi di versare la caparra se non riceve subito qualcosa in cambio, visto che è noto che la caparra è una prestazione che viene eseguita prima di quella della controparte.

L’eccezione d’inadempimento, inoltre, può essere sollevata soltanto se l’inadempimento è imputabile alla controparte quantomeno a titolo di colpa.

Ciò significa che se l’inadempimento è causato da un fatto non imputabile alla parte (si pensi, ad esempio, alla concessionaria che non può più rispettare l’impegno di vendere l’auto che è stata distrutta da una violenta tromba d’aria), non si potrà sollevare alcuna eccezione, ma si potrà solamente chiedere la risoluzione contrattuale per impossibilità sopravvenuta della prestazione.

L’inadempimento può anche consistere in un’inesattezza (qualitativa o quantitativa) della prestazione, nel qual caso la parte non inadempiente può sollevare un’eccezione parziale d’inadempimento, ossia rifiutarsi di eseguire una parte della propria prestazione corrispondente all’inesattezza della prestazione dell’altra parte.

Ad esempio, in tema di locazione di immobili, se il conduttore ha continuato a godere dell’immobile sebbene non pienamente a causa dei vizi della cosa imputabili al locatore, può giustificarsi una riduzione del canone proporzionata all’entità del mancato godimento.

C’è però chi ritiene che l’eccezione d’inadempimento possa essere solo totale, nel senso che la parte non inadempiente può solamente rifiutarsi di eseguire la propria, senza effettuare riduzioni proporzionali al mancato adempimento altrui.

Eccezione d’inadempimento e risoluzione del contratto

Come anticipato in premessa, l’inadempimento di una delle parti giustifica la risoluzione del contratto. Da questo punto di vista, va precisato che la parte che ha sollevato l’eccezione d’inadempimento può sempre chiedere la risoluzione del contratto.

Ad esempio, se il venditore chiede all’acquirente di pagare il prezzo pattuito anche se lui stesso non ha eseguito la propria prestazione, l’acquirente non solo potrà difendersi con l’eccezione d’inadempimento, ma potrà poi rivolgersi al giudice per chiedere la risoluzione del contratto.

Non vale invece il contrario: la parte inadempiente alla quale è stata opposta l’eccezione d’inadempimento non può chiedere la risoluzione del contratto.

 
Pubblicato : 9 Agosto 2023 12:45