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È legge l’equo compenso: ecco cosa prevede

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(@paolo-florio)
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L’equo compenso diventa legge: scopri cos’è, come funziona e i suoi effetti su professionisti e contraenti forti.

È stato approvato in via definitiva il disegno di legge sull’equo compenso per i professionisti che collaborano con contraenti forti come banche, assicurazioni, grandi imprese e pubbliche amministrazioni. Vediamo nel dettaglio cosa prevede e come influenzerà i rapporti tra le parti.

Cos’è l’equo compenso e a chi si applica?

La norma appena approvata definisce equo un compenso che sia proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai parametri previsti da specifici decreti ministeriali.

L’equo compenso è dunque la remunerazione che rispetta specifici parametri ministeriali e risulta proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto. Si applica a tutte le imprese con oltre 50 dipendenti o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro e vale per ogni tipo di accordo, vincolante per il professionista. La legge si estende anche alle prestazioni effettuate per la pubblica amministrazione e società partecipate.

Il vincolo dell’equo compenso vale per i contratti stilati dalle imprese. Gli accordi si presumono predisposti in modo unilaterale dai committenti fino a prova contraria. 

Esempio pratico: Un avvocato collabora con una grande banca in un’operazione legale; il compenso pattuito dovrà rispettare i parametri ministeriali stabiliti.

Quali sono i parametri per considerare equo un compenso?

Per quasi tutte le professioni ordinistiche i valori presi a riferimento sono quelli stabiliti da decreto ministeriale 140/2012 e andranno aggiornati. Si tratta degli importi utilizzati nei tribunali in caso di contenzioso sulle parcelle. L’unica professione ordinistica ad avere parametri recenti è quella degli avvocati (Dm 147/2022).

Per le professioni non ordinistiche ex lege 4/2013, i parametri verranno stabiliti da un decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. I parametri però possono essere bypassati. In base all’articolo 6 della legge appena approvata le imprese possono adottare modelli standard di convenzione, concordati con i Consigli nazionali degli ordini o collegi professionali che si presumono equi fino a prova contraria. Una possibilità fortemente criticata dalle associazioni sindacali.

Quali clausole sono considerate nulle?

Le clausole che prevedono un compenso inferiore ai parametri ministeriali sono nulle. Lo stesso vale per quelle che indicano uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa. Il giudice potrà rideterminare il compenso non equo e, se necessario, condannare l’impresa a versare un indennizzo al contraente debole.

Esempio pratico: Se un architetto stipula un contratto con una grande impresa e il compenso pattuito è inferiore ai parametri ministeriali, il giudice potrà annullare la clausola e stabilire un compenso equo.

Qual è il ruolo dell’Ordine o del Collegio?

Il parere di congruità emesso dall’Ordine o dal Collegio diventa un titolo esecutivo per il professionista, purché rilasciato nel rispetto delle procedure e in assenza di opposizioni entro 40 giorni dalla notifica. Questo meccanismo si affianca alle procedure di ingiunzione di pagamento e a quelle specifiche per le controversie in materia di liquidazione degli onorari e dei diritti di avvocato.

Esempio pratico: Un ingegnere ottiene il parere di congruità dall’Ordine e il cliente non si oppone entro i 40 giorni previsti; il parere diventa titolo esecutivo per il pagamento del compenso.

Come si gestisce lo scostamento compensato?

Nel caso in cui il cliente ottenga il riconoscimento delle spese di lite, l’avvocato non può ricevere il minore importo previsto dalla convenzione, anche se le somme sono state corrisposte o recuperate in tutto o in parte. Il giudice può chiedere al professionista di presentare il parere di congruità dell’Ordine sulla remunerazione e, se necessario, condannare il cliente a versare la differenza tra quanto pagato e l’importo ritenuto equo. L’indennizzo al professionista può arrivare fino al doppio di tale differenza, salvo eventuali risarcimenti per danni maggiori.

Esempio pratico: Un avvocato che ha vinto una causa per il proprio cliente potrebbe richiedere un compenso maggiore rispetto a quello previsto dalla convenzione se il giudice ritiene che l’importo non sia equo.

Quali sono le disposizioni deontologiche previste?

Le imprese possono adottare modelli standard di convenzione con gli Ordini, i cui compensi si presumono equi fino a prova contraria. Ordini e collegi devono adottare disposizioni deontologiche per sanzionare il professionista che non osserva le norme sull’equo compenso. Inoltre, organismi e associazioni professionali possono proporre class action a tutela degli iscritti.

Esempio pratico: Un’associazione di architetti potrebbe avviare una class action per tutelare i propri membri nel caso in cui un’impresa non rispetti le norme sull’equo compenso.

Qual è il ruolo dell’Osservatorio nazionale?

Presso il Ministero della Giustizia è istituito un Osservatorio nazionale con il compito di vigilare sul rispetto della legge sull’equo compenso, esprimere pareri o formulare proposte sugli atti normativi che intervengono sui criteri di determinazione dell’equo compenso o disciplinano le convenzioni.

Esempio pratico: L’Osservatorio nazionale potrebbe suggerire modifiche alle norme per garantire un migliore equilibrio tra i compensi dei professionisti e le esigenze delle imprese.

 
Pubblicato : 12 Aprile 2023 18:54