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È legale addebitare le spese di spedizione della bolletta?

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(@raffaella-mari)
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Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che la clausola con cui la compagnia del telefono addebita le spese postali sull’utente per la bolletta cartacea è vessatoria.

La questione dell’addebito delle spese postali sulla bolletta è un argomento che interessa molti utenti. Spesso infatti gli operatori delle compagnie riversano tali oneri a carico dell’utente. Si tratta di un piccolo importo che, tuttavia, moltiplicato per 12 mensilità può diventare oneroso. Recentemente, la Cassazione ha preso una posizione definitiva su tale tema con riferimento alla pratica attuata da un operatore telefonico; tuttavia il medesimo ragionamento può essere effettuato per qualsiasi altro tipo di utenza. La pronuncia influenza significativamente i diritti dei consumatori. Proprio per ciò, in questo articolo, analizzeremo la decisione della Corte e vedremo se è legale addebitare le spese di spedizione della bolletta.

Che cosa ha deciso la Cassazione sulle spese di spedizione delle bollette?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34800 del 13 dicembre 2023, ha stabilito che Telecom Italia S.p.A. non può addebitare ai clienti le spese postali per la spedizione della fattura telefonica, a meno che non venga offerta un’alternativa per la consegna della bolletta come ad esempio l’invio tramite email.

La decisione ha così respinto il ricorso di Tim contro una precedente sentenza del Tribunale di Trani. In primo grado, il Giudice di pace di Barletta aveva già riconosciuto le ragioni del cliente, decisione confermata anche in appello dal Tribunale di Trani.

Quali sono i diritti degli utenti in materia di spese postali delle bollette?

Per addebitare le spese postali sul consumatore, il fornitore dell’utenza deve proporre al cliente un’alternativa rispetto alla spedizione postale delle bollette. Secondo l’articolo 53 della Convenzione per la concessione dei servizi di telecomunicazione, è prevista la possibilità per gli abbonati di ritirare le bollette senza costi aggiuntivi presso gli uffici della società. Nel caso specifico trattato dalla Cassazione, non era stata fornita da Telecom Italia questa modalità alternativa di ritiro, rendendo la clausola di addebito delle spese postali vessatoria.

Quali sono le conseguenze per gli utenti e per Telecom?

La sentenza della Cassazione ha importanti ripercussioni sia per gli utenti che per la compagnia telefonica. Gli utenti hanno il diritto di non pagare le spese postali per la ricezione della bolletta telefonica, se nel contratto non era prevista alcuna possibilità di scelta sul ritiro della bolletta con modalità alternative e soprattutto gratuite. Modalità che non possono consistere solo nell’email poiché l’utente potrebbe essere una persona anziana non dotato di computer o comunque non in grado di farlo funzionare.

Come possono gli utenti tutelarsi in future situazioni simili?

Gli utenti devono essere consapevoli dei loro diritti riguardo alle modalità di ricezione delle bollette. È consigliabile verificare i termini e le condizioni del proprio contratto e, in caso di addebito di spese postali, chiedere alla propria compagnia telefonica se esiste una modalità alternativa di ritiro gratuito delle bollette. In caso di mancata conformità alle normative, gli utenti hanno il diritto di contestare tali addebiti e, se necessario, ricorrere all’assistenza legale per la tutela dei propri diritti.

 

 
Pubblicato : 14 Dicembre 2023 10:05