forum

Dove è legale l’ass...
 
Notifiche
Cancella tutti

Dove è legale l’assenzio?

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
56 Visualizzazioni
(@carlos-arija-garcia)
Post: 604
Noble Member Registered
Topic starter
 

In quali Paesi è possibile produrre, vendere e consumare il distillato di artemisia? Cosa dice la legislazione italiana?

Oscar Wilde scrisse: «Un bicchiere di assenzio è poetico come qualsiasi cosa al mondo. Che differenza c’è tra un bicchiere di assenzio e un tramonto?». Ciascuno è libero di fare le proprie considerazioni. Quel che è certo è che l’assenzio è stato negli ultimi secoli fonte di leggende e anche di ispirazione per grandi artisti, da Pablo Picasso (che dedicò un quadro a questo distillato) a Edgar Allan Poe, da Vincent Van Gogh a Marcel Proust. I suoi effetti, dati dall’elevata gradazione alcolica erano tali che per decenni è stato proibito nella maggior parte dei Paesi europei, Italia compresa. Oggi, invece, le cose sono cambiate. Dov’è legale l’assenzio?

Due direttive europee sugli aromi destinati ai prodotti alimentari e ai materiali di base per la loro preparazione, approvate a cavallo tra gli anni ’80 ed i ’90 [1], hanno reso legale l’assenzio in tutti gli Stati dell’Ue. In Italia, la normativa comunitaria è stata recepita con un decreto legislativo che ha visto la luce nel 1992 sotto il settimo Governo Andreotti [2].

In Svizzera, dov’era stato bandito nel 1908, l’assenzio è tornato legale nel 2005.

Più complicata la legislazione degli Stati Uniti. In base a quanto stabilito dall’United States Custom, cioè il servizio di polizia che controlla le dogane Usa, «l’importazione di assenzio o altro tipo di liquore contenente Artemisia absinthium è proibita». Tuttavia, c’è chi sostiene che, per quanto la vendita di questo distillato non sia consentita, è legale acquistare l’assenzio per consumo personale.

Che cos’è l’assenzio?

L’assenzio risale al ‘700, quando venne prodotto nella valle svizzera di Val-de-Travers un distillato di artemisia, finocchio, anice verde ed altre erbe curative. Col passare del tempo, molte distillerie svizzere si trasferirono in Francia, nella vicina zona di Pontarlier. Nel Paese transalpino divenne molto conosciuto, a tal punto da richiedere un vero e proprio cerimoniale per la sua preparazione.

La principale caratteristica dell’assenzio è l’alta gradazione alcolica (arriva al 74%). Da qui che all’inizio del ‘900 venissero vietati la preparazione e il consumo.

Quando è stato dichiarato illegale l’assenzio in Italia?

Nel nostro Paese, la produzione, l’importazione e la vendita di assenzio in qualsiasi quantità sono state a lungo vietate, così come non era consentito il suo deposito. Era lecito soltanto inserire nei liquori con gradazione inferiore al 21% l’infuso di assenzio come sostanza aromatica [3].

Solo alla fine degli anni ’80, con le direttive europee che autorizzavano la produzione di distillati di erbe identificabili come assenzio, il Governo italiano ha reso legale la vendita e il consumo di questo liquore.

Le perplessità della Commissione europea si basavano sulla presenza di un contenuto minimo di tujone, sostanza capace di creare allucinazioni e causare epilessia, da alcuni ritenuta responsabile di effetti simili al thc (ovvero il tetraidrocannabinolo, uno dei maggiori principi attivi della cannabis e l’unico cannabinoide ad avere proprietà psicoattive), e di anetolo, composto utilizzato per conferire alla bevanda l’aroma di anice.

Tuttavia, alcuni produttori di distillati definiti come assenzio, infatti, utilizzerebbero varietà di artemisia prive di tujone, anziché la ben nota artemisia absinthium, in cui la sostanza è contenuta. La presenza di tujone, quindi, non dovrebbe essere considerata come una caratteristica indispensabile dell’assenzio. Ancora oggi ci sono dei controlli per verificare l’eventuale impiego di tujone: l’assenzio viene considerato a tutti gli effetti un amaro, commercializzato con un quantitativo di tujone non superiore a 35mg/lt.

Nel 2019, e dopo 15 anni di battaglie legali, uno dei maggiori produttori francesi di assenzio ha ottenuto dall’Unione europea l riconoscimento del marchio Igp (Indicazione geografica protetta), a conferma della piena legalità della produzione, del commercio e del consumo del cosiddetto «distillato verde».

 
Pubblicato : 2 Aprile 2023 16:00