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Donazioni di denaro tra familiari: cosa dice la legge

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(@angelo-greco)
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Come evitare contestazioni tra parenti in caso di donazione. Le regole legali e fiscali delle donazioni fatte in famiglia.

La donazione è un tipico contratto che si compie tra familiari, anche se nulla esclude che possa interessare soggetti non legati da alcun vincolo di parentela. Parliamo di “contratto” perché, come tutti i contratti, anche nella donazione è necessaria la manifestazione di volontà di entrambe le parti: del donante che deve volersi spogliare della proprietà del bene, e del donatario che invece deve accettare la donazione (senza accettazione infatti la donazione non produce effetti). 

Volendo sapere cosa dice la legge sulle donazioni di denaro tra familiari si scopre che nessuna norma disciplina tale operazioni in modo diverso dalle altre comuni donazioni: in altri termini non è il soggetto beneficiario a determinare la disciplina legale della donazione che resta sempre la stessa. 

Pertanto, volendo ricapitolare qui di seguito le regole legali da conoscere in caso di donazione tra familiari ecco le principali.

Donazioni dirette e indirette

Esistono due tipi di donazioni: 

  • le donazioni dirette: sono quelle in cui il donante regala al donatario un bene o una somma di denaro di sua proprietà senza alcun altro scopo se non quello di compiere il gesto di generosità;
  • le donazioni indirette: sono quelle in cui il donante, allo scopo di procurare al donatario la proprietà di un bene specifico non di sua proprietà (ad esempio una casa o un’auto), dona a questi la somma necessaria a corrispondere il prezzo al venditore oppure versa direttamente, nelle mani di quest’ultimo, detta somma. Si pensi al padre che, volendo regalare al figlio la prima casa, paghi l’azienda costruttrice.

Come si fa la donazione diretta

A seconda del valore del bene donato sono previste due modalità per effettuare la donazione diretta:

  • per le donazioni di modico valore è sufficiente consegnare il bene al donatario;
  • per le donazioni di non modico valore è invece necessario recarsi da un notaio e, in presenza di due testimoni (di solito forniti dallo stesso studio notarile) sottoscrivere il rogito. In tal caso è necessario non solo corrispondere l’imposta di registro ma anche la parcella al professionista: si tratta di oneri che, salvo diverso accordo, gravano sul donatario. 

La legge non dice cosa debba intendersi per «donazione di modico valore». Secondo la giurisprudenza il valore della donazione va parametrato alle condizioni economiche delle parti. Difatti, scopo dell’atto notarile è consentire al donante di evitare frettolosi slanci di generosità che potrebbero impoverirlo: la presenza del notaio è strumentale quindi a una maggiore riflessione sulle conseguenze dell’atto. Si ritiene quindi di “non modico valore” la donazione che impoverisce notevolmente il donante e arricchisce il donatario. Si pensi a un anziano che doni al nipote tutti i propri risparmi depositati sul conto, pari a 20mila euro. La stessa somma, se di proprietà di una persona ricca, non potrebbe considerarsi “donazione di non modico valore”. 

Come si fa la donazione indiretta

La donazione indiretta non richiede mai l’atto notarile: è sufficiente quindi il bonifico, la consegna dell’assegno o dei contanti necessari a pagare il prezzo. In alternativa, come detto, il donante può versare il prezzo direttamente al venditore.

La giurisprudenza ha chiarito che non è necessario corrispondere tasse di donazioni sulla donazione indiretta per l’acquisto della casa se, nell’atto di compravendita, viene specificata la provenienza del denaro dal donante.

La donazione è un anticipo dell’eredità

La donazione si considera come una sorta di acconto sulla quota di eredità se il beneficiario è un erede legittimario ossia il coniuge, il figlio o, in assenza di figli, un genitore. Ne abbiamo già parlato in Donazioni di denaro tra genitori e figli: come gestire la successione. Quindi, al momento della morte del donante, il donatario deve fare ciò che si chiama collazione: deve cioè imputare alla propria quota della successione i beni ricevuti dal defunto a titolo di donazione quando ancora questi era in vita. Questo serve per evitare discriminazioni. Se, al netto di tali donazioni, risultano violate le quote di legittima spettanti agli altri eredi questi ultimi possono esperire la cosiddetta azione di riduzione per lesione della legittima contestando le disposizioni testamentarie (se è stato effettuato un testamento) e, se ciò non è sufficiente, le donazioni fatte dal de cuius, partendo dall’ultima per risalire alle precedenti. 

Quindi bisogna fare molta attenzione a quando si dona un bene a un familiare se non si è fatto i conti in anticipo con le quote di legittima spettanti agli altri eredi legittimari.

L’azione di riduzione può essere esercitata entro massimo 10 anni dal decesso del donante. 

I problemi della donazione

Se non sono ancora trascorsi 20 anni dalla donazione, il donatario troverà molto difficile vendere il bene. E ciò perché gli eredi legittimari eventualmente lesi nelle proprie quote possono, entro tale termine, riprendere il bene che sia stato ceduto dal donatario a un terzo. Quindi chi acquista un immobile proveniente da una donazione, anche se in buona fede, sarà tenuto a restituirlo agli eredi. È proprio per tale ragione che le banche difficilmente finanziano l’acquisto di tali immobili. 

Ci sono tre soluzioni per risolvere tale problema. La prima è far firmare agli eredi legittimari una rinuncia all’azione restitutoria nei confronti del terzo, che può però essere effettuata solo dopo la morte del donante.

Un’altra soluzione – più difficile e costosa – è stipulare una polizza fideiussoria che garantisca dall’eventuale azione degli eredi.

Un’ultima soluzione è quella di revocare la donazione: il bene passa di nuovo nella proprietà del donante che, a questo punto, anziché regalarlo al donatario lo venderà direttamente al terzo acquirente per poi donare al parente la somma ricevuta. 

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Pubblicato : 27 Gennaio 2023 10:30