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Disturbo bipolare: ultime sentenze

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Diagnosi; incapacità di intendere e volere; reato di stalking; indagine sulla sussistenza del dolo specifico; stato di agitazione; suicidio della paziente e responsabilità del medico psichiatra.

Assunzione di molecole dopaminoagoniste

Vi è un nesso causale fra l’assunzione di molecole dopaminoagoniste e i sintomi tipici della sindrome da Discontrollo degli Impulsi da Dopaminergici, quanto meno secondo il criterio del ‘più probabile che non’, allorquando gioco e ipersessualità si siano manifestati in maniera perfettamente coeva all’assunzione dei farmaci e che viceversa detti sintomi siano sempre rientrati alla sospensione degli stessi, in totale assenza di altri disturbi personali del paziente che avrebbero potuto concorrere almeno in qualità di concause (disturbi di personalità, disturbo bipolare, pregresse dipendenze, ecc.).

Corte appello Milano sez. II, 30/04/2021, n.1353

Malattie psichiatriche e misure di sicurezza preventive

In evidenza di malattie psichiatriche (nel caso di specie: disturbo bipolare dell’umore) che abbiamo compromesso, con tutta evidenza dalle risultanze delle perizie effettuate, che la capacità dell’imputata di essere sottoposta al giudizio per il reato di maltrattamenti in famiglia sia gravemente compromessa, con altrettanto evidente pericolosità sociale della stessa, è opportuno applicare la misura di sicurezza provvisoria della libertà vigilata, con prescrizione di risiedere presso una comunità terapeutica con obbligo di terapie e riabilitazione prescritta.

Tribunale Cassino, 21/05/2020, n.359

Riconoscimento del vizio di mente

In tema di imputabilità, per il riconoscimento della sussistenza del vizio totale o parziale di mente, i disturbi della personalità possono avere rilevanza e rientrare nel concetto di “infermità” a condizione che siano di consistenza, intensità e gravità tale da determinare, in concreto, una situazione psichica che impedisca al soggetto agente di gestire le proprie azioni, non permettendogli di percepirne il disvalore.

(Nel caso di specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso la sentenza della corte d’appello che aveva condannato l’imputato per il reato di cui all’art. 572 c.p., facendo riferimento alle inequivocabili conclusioni del perito il quale, pur rilevando una condizione di variabilità dell’umore del soggetto agente dovuta ad un disturbo bipolare, aveva escluso, sia nella perizia che nel corso dell’audizione in contraddittorio, che tale condizione potesse determinare una qualche diminuzione della capacità dello stesso, escludendo la sussistenza del vizio totale o parziale di mente).

Cassazione penale sez. II, 10/04/2020, n.13959

Tossicodipendente affetto da disturbo bipolare

Nell’ipotesi di reato commesso da soggetto a capacità diminuita, l’indagine sulla sussistenza del dolo specifico va compiuta con gli stessi criteri utilizzabili nei confronti del soggetto pienamente capace, e cioè avvalendosi di un procedimento logico inferenziale fondato sull’esame di fatti esterni e certi, aventi un sicuro valore sintomatico del fine perseguito dall’agente.

(Fattispecie in tema di tentata estorsione, nella quale la Corte ha ritenuto immune da censure la decisione di merito che aveva dedotto la finalità di profitto perseguita dall’imputato, tossicodipendente affetto da disturbo bipolare e di personalità “borderline”, dalle richieste di denaro che avevano costantemente accompagnato le diverse manifestazioni violente e intimidatorie poste in essere in danno della madre).

Cassazione penale sez. II, 27/11/2018, n.9311

Insorgenza del disturbo depressivo bipolare

Nel giudizio di legittimità, l’accertamento peritale può essere oggetto di esame critico da parte del giudice solo nei limiti del cd. travisamento della prova, che sussiste nel caso di assunzione di una prova inesistente o quando il risultato probatorio sia diverso da quello reale in termini di “evidente incontestabilità”.

(In applicazione del principio, la Corte ha disatteso le censure volte a contestare il risultato di due perizie psichiatriche, disposte in entrambi i gradi di merito, che avevano concordemente condotto alla conclusione della capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento del fatto, collocando l’insorgenza del disturbo depressivo bipolare di cui il medesimo era risultato affetto nella fase successiva alla carcerazione).

Cassazione penale sez. I, 11/06/2018, n.51171

Stalking e disturbo bipolare

Non sussiste la circostanza aggravante dei motivi abietti e futili se l’imputato sia malato e il motivo a delinquere sia basato su di un contrasto con la vittima.

(Nel caso di specie si trattava del reato di stalking e dove l’imputato era affetto da disturbo bipolare e vi erano stati con la ex compagna contrasti sulla gestione della figlia).

Tribunale Milano sez. IX, 17/02/2017, n.13605

Suicidio della paziente con disturbo bipolare

Il medico psichiatra è titolare di una posizione di garanzia nei confronti del paziente, anche se questi non sia sottoposto a ricovero coatto, e ha, pertanto, l’obbligo – quando sussista il concreto rischio di condotte autolesive, anche suicidiarie – di apprestare specifiche cautele (affermazione resa in una vicenda in cui al medico psichiatra in servizio presso un reparto di neuropsichiatria era stato addebitato il reato di omicidio colposo in danno di una paziente, suicidatasi per precipitazione dall’alto all’interno della struttura ove era ricoverata, per non avere adottato adeguate misure di protezione – secondo le linee guida più riconosciute, oltre a tutti gli interventi di tipo farmacologico, anche una stretta sorveglianza, intesa come assistenza ventiquattro ore su ventiquattro – sì da avere consentito che la paziente, con diagnosi di disturbo bipolare in fase depressiva caratterizzata da depressione del tono dell’umore con ideazione negativa a sfondo suicidiario, si potesse allontanare dalla stanza in cui era ricoverata, raggiungendo l’impalcatura allestita all’esterno della struttura ospedaliera da cui, poi, si era lasciata cadere nel vuoto; a supporto dell’addebito colposo emergevano dalla cartella clinica, sia nella parte relativa all’anamnesi che in quella riservata all’esame psichico, la presenza di idee di suicidio e due precedenti tentativi di suicidio già messi in atto nel tempo).

Cassazione penale sez. IV, 14/06/2016, n.33609

Coniuge con disturbo bipolare e affidamento del figlio

Pur se la pronuncia della separazione personale dei coniugi può fondarsi anche sul “disturbo bipolare” di uno di essi, laddove tale patologia abbia dato origine a condotte che abbiano reso intollerabile la prosecuzione della convivenza coniugale, il “disturbo bipolare” diagnosticato a carico di uno dei coniugi non è necessariamente, da solo, sufficiente a fondare una pronuncia di affidamento esclusivo del figlio minore in tenera età al genitore sano, laddove, all’esito di una c.t.u. svolta in maniera particolarmente approfondita (e comprensiva dell’introduzione di un percorso programmato di cura e della individuazione delle strutture più idonee alla prosecuzione dello stesso), risulti che il genitore affetto dalla predetta patologia è in grado di raggiungere un “buon compenso psichico” a condizione che prosegua costantemente un articolato ed ampio percorso programmato di cura composto da idonea terapia farmacologica da personalizzare e da ricalibrare costantemente, associata ad uno specifico programma psicoterapeutico.

Tribunale Massa, 12/04/2016

Sindrome bipolare e psicosi maniaco-depressiva

La cosiddetta sindrome bipolare, costituendo una forma di possibile manifestazione della psicosi maniaco-depressiva, esula rispetto ai confini di un generico disturbo della personalità, come tale di per sé non valutabile ai fini della mancanza di imputabilità, ove non accompagnato da manifestazioni di gravità e consistenza tale da determinare in concreto una situazione psichica che impedisca al soggetto di gestire le proprie azioni e di percepirne il disvalore, potendo, invece, ridondare in una vera e propria malattia, da annoverare fra i fattori potenzialmente idonei a costituire causa di mancanza di imputabilità.

Cassazione penale sez. III, 22/09/2015, n.25434

Disturbo bipolare: cos’è?

Il disturbo bipolare di personalità caratterizzato da un’estrema instabilità dell’umore sorretta da un’intensa disregolazione comportamentale può incidere sulla capacità d’intendere e volere soprattutto se si tratta di un’azione determinata da dolo d’impeto.

(Nel caso di specie, si trattava di un impulso improvviso dell’imputato, creditore della vittima, che aveva acquistato un nuovo cellulare e, alla vista dell’uso dello stesso, lo strappava con violenza gettandolo in un tombino).

Tribunale La Spezia, 04/04/2014, n.358

La natura della patologia psichiatrica

Ai fini della dichiarazione di non imputabilità per incapacità di intendere e volere, la natura della patologia psichiatrica deve essere posta in nesso di causalità con l’evento del reato.

(Nel caso di specie pur essendo stato diagnosticato all’imputato un disturbo bipolare dell’umore, classificato dal DSM IV, si è ritenuto che lo stato di agitazione che aveva scatenato l’azione violenta nei confronti di due minorenni che casualmente passavano a bordo di un ciclomotore non fosse dovuta alla patologia psichiatrica bensì allo stato di ebbrezza).

Tribunale La Spezia, 22/04/2014, n.60

Stato depressivo con disturbo bipolare dell’umore di tipo 2

Qualora, dopo un breve periodo di normale convivenza coniugale, allietata dalla nascita di una figlia, alla moglie, che dopo avere subito la perdita della madre e scarsamente sorretta e, a suo dire, non aiutata, né confortata dal marito nell’affrontare il lutto subito, abbia cominciato a tenere una condotta irregolare, bizzarra e contraria ai propri doveri coniugali e parentali, accusando, prima, “uno stato di anoressia con depressioni ed attacchi di panico”, e, poi, “uno stato depressivo con disturbo bipolare dell’umore di tipo 2” seguito, dopo una serie di ricoveri presso unità psichiatriche ospedaliere, dalla diagnosi di “disturbo della personalità individuato e definitivo di tipo istrionico, con umore deflesso e viraggio verso stati maniacali con sintomi psicotici”, non può essere addebitata, data la sua condizione patologica, la separazione personale richiesta dal marito; a quest’ultimo, al tempo stesso, data la sua incapacità di attutire e fronteggiare le criticità patologiche muliebri — criticità, peraltro, non facili da attutire e fronteggiare anche per la loro imprevedibile non breve durata e gravità, — le sue scarse risorse empatiche ed una innegabile aridità complessiva della sua personalità non consentono, tuttavia, di addebitargli la separazione (peraltro richiesta con addebito da lui e dalla moglie) per avere reso intollerabile la prosecuzione della vita coniugale.

Tribunale Milano, 02/04/2014

Disturbo bipolare e incapacità di intendere e di volere

Il disturbo bipolare deve annoverarsi tra le patologie psichiatriche maggiori, potenzialmente comportante uno stato di incapacità di intendere e di volere idoneo ad escludere l’imputabilità per vizio totale di mente.

Tribunale Milano sez. IV, 01/03/2010

Disturbo bipolare e prestazione militare

L’essere “partito sano di mente e di corpo” e l’aver avvertito i sintomi di una malattia (nella specie “turbe depressive psicotiche in verosimile disturbo bipolare”) durante la prestazione militare non lascia, per ciò stesso, presumere la dipendenza di essa dal servizio; in caso contrario, detto argomento proverebbe troppo a renderebbe “inutiliter datum” l’art. 64 t.u. 29 dicembre 1973 n. 1092, in materia pensionistica, qualora non fossero dimostrati specifici “fatti” ossia episodi tali da collegare al servizio stesso ferite, malattie, invalidità, ecc.

Corte Conti, (Puglia) sez. reg. giurisd., 11/07/2002, n.530

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Pubblicato : 25 Novembre 2022 04:30