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Detrazione spese intervento chirurgico

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(@paolo-remer)
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Quando si possono scaricare dalle tasse i costi sostenuti per operazioni, ricoveri, degenza e assistenza; come indicare la detrazione Irpef nella dichiarazione dei redditi.

Le operazioni ed i ricoveri in cliniche e case di cura private e non convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale costano parecchio: a volte l’onorario del chirurgo e della sua equipe può ammontare a parecchi stipendi, o mensilità di pensione, del paziente. Così ci si chiede come funziona la detrazione delle spese per un intervento chirurgico: vediamo subito quali e quanti costi di questo genere è possibile scaricare dalle tasse da pagare, e come indicarli nella dichiarazione dei redditi.

Quali interventi chirurgici sono ammessi in detrazione?

Iniziamo con una buona notizia: per la normativa fiscale sono considerati interventi chirurgici ammessi in detrazione fiscale anche quelli cosiddetti di “piccola chirurgia”, compiuti in regime ambulatoriale, che non comportano degenza, o di day hospital.

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che rientrano tra le spese chirurgiche detraibili anche quelle sostenute per interventi necessari al «recupero della normalità sanitaria e funzionale della persona ovvero per interventi tesi a riparare inestetismi, sia congeniti sia talvolta dovuti ad eventi pregressi di vario genere (es: malattie tumorali, incidenti stradali, incendi, ecc.), comunque suscettibili di creare disagi psico-fisici alle persone».

In effetti le spese sostenute per pagare gli interventi chirurgici e le prestazioni connesse rientrano a pieno titolo nel novero delle spese mediche e sanitarie che consentono la detrazione Irpef, proprio come quelle:

  • per le prestazioni rese da un medico generico o specialista;
  • per l’acquisto di medicinali prescritti con ricetta medica o di farmaci “da banco”, ossia in libera vendita (ad esempio, l’aspirina);
  • per l’esecuzione di analisi, radiografie, tac, risonanze magnetiche ed altri esami diagnostici e strumentali (come gli elettrocardiogrammi e le ecocardiografie);
  • per i ricoveri collegati ad interventi chirurgici, o di degenza;
  • per le prestazioni di assistenza infermieristica e riabilitativa, come la fisioterapia;
  • per le cure termali (escluse, però, le spese di viaggio e di soggiorno presso lo stabilimento);
  • per l’acquisto o l’affitto di dispositivi sanitari, comprese le protesi.

Spese connesse ad interventi chirurgici

Anche le spese connesse ad interventi chirurgici, intendendo per tali quelle prodromiche o conseguenti all’operazione vera e propria compiuta dal medico chirurgico, sono detraibili. Tra queste le più frequenti sono quelle sostenute per l‘anestesia, per l’acquisto del sangue o del plasma sanguigno necessario, e le spese, o rette, di degenza e di cura pagate alla struttura in cui, previo ricovero, è stato eseguito l’intervento e ove poi si è rimasti per il decorso post-operatorio e gli eventuali successivi controlli.

È importante sapere che le spese di degenza e le rette della clinica o della casa di cura sono detraibili anche quando non sono direttamente connesse all’intervento chirurgico effettuato, ma con esclusione delle cosiddetta “quota alberghiera” (ad esempio, le spese per l’impianto Tv o wifi e quelle di pernottamento di congiunti del malato). Per maggiori informazioni sul punto, leggi “Come si detrae la retta della casa di riposo“.

Stranamente, rimangono fuori dall’ambito della detraibilità Irpef le spese sostenute per il trasporto del malato in ambulanza, a meno che non si tratti di persona disabile, in quanto non sono espressamente contemplate dalla normativa fiscale che prevede l’agevolazione [1]; possono comunque essere detratte le prestazioni di assistenza medica effettuate durante il trasporto.

Interventi chirurgici: detrazione Irpef

Le spese sostenute per interventi chirurgici, dal contribuente stesso o per un familiare fiscalmente a carico (ad esempio, il coniuge o un figlio minorenne) sono detraibili dal reddito Irpef nella misura del 19% dell’importo pagato, ma con una franchigia complessiva di 129,11 euro, che si applica complessivamente al totale di tutte le spese mediche, farmaceutiche e per dispositivi sanitari che abbiamo descritto, senza limiti di importo massimo.

Le spese vengono ammesse in detrazione sulla base dell’importo risultante dalla ricevuta fiscale, o fattura, rilasciata dall’ospedale, clinica, ambulatorio o casa di cura, o direttamente dal medico chirurgo che ha eseguito l’intervento. Se le spese sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale – come, ad esempio, a fronte di un intervento chirurgico compiuto in un ospedale pubblico – la detrazione spetta per l’importo del ticket pagato dal contribuente.

Il pagamento dell’importo da portare in detrazione Irpef deve essere effettuato con sistemi tracciabili, come il bonifico bancario, il versamento postale, gli assegni e le carte di credito o di debito; si può usufruire della detrazione solo per i pagamenti in contanti delle prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche, o da quelle private accreditate al Servizio sanitario nazionale, e per l’acquisto di farmaci o di dispositivi medici (protesi, pannoloni, materassi antidecubito, apparecchi ortopedici, ecc.).

Come indicare le spese chirurgiche in dichiarazione dei redditi

Le spese chirurgiche, al pari delle altre spese mediche, farmaceutiche e sanitarie detraibili, devono essere riportate per l’importo, effettivamente pagato nell’anno d’imposta considerato, e al lordo della franchigia nel rigo E1 del quadro E (intitolato «Oneri e spese») del modello 730, o delle corrispondente caselle (rigo RP1) del modello Redditi.

Se l’ammontare complessivo delle spese mediche e sanitarie – comprensivo di quelle per gli interventi chirurgici – supera la soglia di 15.493,71 euro annui, la detrazione spettante può essere fruita in 4 quote annuali di pari importo, anziché interamente nell’anno d’imposta considerato. In tal caso, nelle dichiarazioni dei redditi degli anni successivi bisognerà riportare l’ammontare nel rigo E6, alla voce «spese sanitarie rateizzate in precedenza». Il riporto della detrazione agli anni successivi serve ad evitare problemi di capienza fiscale, che impedirebbero di fruire della detrazione, perché il credito eccedente l’imposta dovuta non può essere portato a rimborso.

 
Pubblicato : 30 Giugno 2023 09:45